lunedì 20 febbraio 2017
La denuncia del Sipri: negli ultimi cinque anni, il commercio internazionale di armi è cresciuto dell'8,4 per cento
Armi, mai così tanti affari dalla fine della Guerra Fredda
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Non lo ha scalfito, in alcun modo, la crisi economica. Anzi, il volume del commercio internazionale di armi sta conoscendo una fase di continua – e in alcune aree esplosiva – crescita. Nutrito da quella che papa Francesco ha definito “la terza guerra mondiale”: una guerra “a pezzetti”, disseminata, policentrica, agita su molteplici scenari. Secondo i dati del Sipri, lo Stockholm International Peace Research Institute, il commercio di armi è cresciuto dell'8,4% nell'ultimo quinquennio (2012-16) rispetto a quello precedente, il volume più alto dalla fine della Guerra Fredda. Un trend che non conosce interruzioni dal 2004.

La bomba Medio Oriente

A quale geografia obbedisce questo aumento? Secondo la fotografia scattata dal Sipri, iI flussi di armi sono aumentati verso l'Asia, l'Oceania e il Medio Oriente, mentre sono diminuiti verso l'Europa, l'America e l'Africa. I cinque maggiori esportatori - Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Germania - concentrano da soli il 74% del volume totale delle esportazioni di armi. Nel quinquennio 2012-16 le importazioni di armi da parte degli Stati del Medio Oriente sono aumentate dell'86% e rappresentano il 29% delle importazioni mondiali. L'Arabia Saudita, secondo importatore mondiale di armi in questo periodo, ha registrato un aumento del 212%, il Qatar del 245%. Il Paese che in assoluto ha importato più armi è l'India, con il 13% delle importazioni totale. Le sue importazioni sono aumentate del 43% rispetto al quinquennio precedente. Sensibilmente diminuite, del 36%, le importazioni degli Stati europei. Fra i paesi africani spicca l'Algeria come il maggior importatore, con il 46% delle importazioni nella regione, seguita da Nigeria, Sudan ed Etiopia. Nelle Americhe il Messico ha aumentato le importazioni del 184%, mentre in Sudamerica sono diminuite del 18%.

Il ruolo degli Usa

Sul fronte opposto, quello dei Paesi esportatori, gli Usa restano al primo posto, con un aumento del 21% rispetto al quinquennio 2007-11. Circa la metà delle loro esportazioni è destinata al Medio Oriente. La Russia rappresenta il 23% delle esportazioni mondiali, destinate per il 70% a India, Vietnam,
Cina e Algeria. La quota cinese di esportazioni è passata dal 3,8% al 6,2%, mentre Francia e Germania rappresentano rispettivamente il 6% e il 5,6%.


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