martedì 5 maggio 2020
Human right watch rivela l'esistenza della fossa comune a 80 km da Raqqa. Trovate su un pc le immagini dei cadaveri gettati nella gola fra le montagne
Fossa comune del Daesh nei dintorni Raqqa

Fossa comune del Daesh nei dintorni Raqqa - Archvio Siciliani

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"Per anni" i miliziani del Daeh hanno utilizzato una gola nel nord-est della Siria, lungo il confine con l'Iraq, come “discarica” dove gettare persone rapite o uccise. È quanto denunciano gli attivisti di Human Rights Watch (Hrw), dopo aver compiuto una serie di rilevazioni con l’uso di droni all’interno della buca profonda oltre 50 metri.

I jihadisti del sedicente “Califfato” hanno utilizzato la gola di al-Hota, a circa 85 km a nord di Raqqa, per eliminare i cadaveri durante il periodo in cui la zona era sotto il loro controllo, e in una fase successiva. Fra le vittime, scrive "AsiaNews" che ha rilanciato il dossier, vi sono anche attivisti, operatori umanitari, giornalisti e residenti che non volevano sottostare ai dettami dei miliziani. “La gola di al-Hota - afferma Sara Kayyali, ricercatrice di Hrw - un tempo sito naturale di grande bellezza, è diventato un luogo di orrore e di resa dei conti”. Un primo tassello per iniziare a indagare su cosa sia effettivamente successo alle migliaia di persone sterminate o sparite durante il dominio del Daesh, e iniziare in questo modo ad accertare le responsabilità.

In questo momento il territorio di al-Hota è in una regione sotto il controllo dei ribelli siriani, sostenuti dalla Turchia, mentre la città di Raqqa - ex "capitale" del sedicente Stato islamico - è presidiata dalle Forze democratiche siriane a guida curda. Un tema, quello delle esecuzioni di massa e delle sparizioni di numerose persone, che caratterizza il dopo-Daesh in Siria. Infatti, secondo Hrw, sono state rinvenute oltre 20 fosse comuni usate dai terroristi del Daesh nei territori della Siria occupati dal 2014 al 2017.

Non è noto quale sia il numero dei corpi gettati nella gola di al-Hota, scoperta dopo una indagine sull’area realizzata con interviste ai locali, video girati da membri del Deash e analisi di immagini satellitari. In particolare, l’esistenza della fossa è emersa quando un combattente del “Califfato” portò il proprio computer a riparare in un negozio della cittadina di Tal Abyad. Uno dei tecnici copiò il contenuto del portatile, comprese alcune immagini che mostravano dei miliziai che gettavano i cadaveri nella gola di al-Hota, e lo ha reso pubblico. Hrw precisa che, dato l'avanzato stato di decomposizione "l'identità di quelle vittime e le loro cause di morte rimangono sconosciute”. Un caso forse non isolato. Secondo gli analisti anfratto simile nel nord dell'Iraq, conosciuto come al-Khafsa, potrebbe contenere decine di corpi di vittime del Califfato.

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