lunedì 28 ottobre 2019
Operazione delle forze speciali Usa, con jet e droni, nel nord della Siria. Due ore per stanarlo, poi si rifugia in un bunker e si fa esplodere con mogli e figli. Trump esulta
Una delle poche immagini di al-Baghdadi, leader del Daesh morto sabato in un raid delle forze speciali Usa in Siria (Ansa)

Una delle poche immagini di al-Baghdadi, leader del Daesh morto sabato in un raid delle forze speciali Usa in Siria (Ansa)

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Il capo del Daesh, Abu Bakr al-Baghdadi, è morto sabato sera facendosi saltare in aria durante un raid Usa nel nord della Siria. Nell'esplosione sarebbero morti anche tre dei suoi figli e due mogli. In un'altra operazione degli alleati, secondo i curdi, sarebbero morto anche il suo braccio destro, Abu Hassan al-Muhajir.

Otto anni dopo il blitz che portò all'uccisione di Benladen, una nuova operazione Usa decapita i vertici del terrorismo islamico e ripropone analogie e differenze. Quella condotta sabato dalle forze speciali americane è avvenuta in un'area deserta, nel triangolo formato dalla città di Idlib, Aleppo e il confine tra la Siria e la Turchia.

Braccato in un tunnel, si è fatto esplodere

Il leader del Daesh si nascondeva in una zona che per mesi non era considerata idonea, perché in mano a gruppi rivali. Baghdadi era nel mirino da circa due settimane. Due o tre raid, ha spiegato il presidente Usa Donald Trump, erano saltati a causa di cambiamenti di programma del terrorista. Le forze speciali hanno usato otto elicotteri, jet e droni. Dopo un lungo conflitto a fuoco, il commando è riuscito a sfondare l'edificio, evitando gli ingressi ufficiali probabilmente caricati con esplosivo. Baghdadi è scappato nel tunnel di sicurezza, costruito sotto l'edificio, dove però, inseguito da cani addestrati dall'anti-terrorismo, e braccato dal commando, si è fatto saltare insieme a una parte della sua famiglia.

I resti in mare

I resti di al-Baghdadi sono stati dispersi in mare, come fu fatto con quelli di Benladen.

Otto anni fa il blitz che uccise Benladen

Il blitz, compreso il tempo per i rilievi, è durato circa due ore. Con Benladen, invece, l'operazione era stata più rapida: durò quaranta minuti. La mattina presto del 2 maggio 2011 venticinque uomini dei Navy Seals accerchiarono il bunker dove il terrorista viveva con la famiglia. Dopo aver sfondato il muro dell'edificio, i Navy Seals salirono rapidamente i piani alla ricerca del "bersaglio"grosso. Benladen era nascosto al terzo piano, con i famigliari. Seguì uno scontro a fuoco durato una decina di minuti, fino a quando il terrorista non venne ucciso con un colpo alla testa, sopra l'occhio sinistro. Con lui, morirono tre persone, tra cui un figlio e una donna. Il corpo venne riconosciuto da una delle sue mogli, ma venne fatto anche il riconoscimento facciale.

Trump esulta, ma il suo consenso non cresce

Trump esulta, e di al-Baghdadi dice: «È morto da codardo, dopo essere fuggito in un vicolo cieco, piangendo e urlando». Ma secondo Newsweek avrebbe già un successore alla guida del Daesh: Abdullah Qardash, un ex militare iracheno che era vicino a Saddam Hussein.

L'operazione in Siria non ha apparentemente avuto un effetto positivo sul consenso interno a Trump: a una partita di baseball a Washington è stato accolto da striscioni pro impeachment e contestazioni. Di certo i suoi toni sono stati inutilmente duri: al-Baghdadi "è morto come un cane", ha detto a caldo, ma ancora qualche ora dopo, in un incontro a Chicago ha rincarato la dose: "Era un uomo malato e depravato ed ora è morto stecchito, e posso dirvi che non è morto coraggiosamente". Tra l'altro dell'operazione non erano stati nemmeno avvisati i vertici del partito democratico, perché nel Congresso (è stata la spiegazione) "Adam Schiff è la più grande talpa di Washington". Schiff è il presidente della Commissione Intelligence della Camera, che
coordina l'indagine sull'impeachment.

E ora si rincorrono le ipotesi sulla sua successione alla guida del Daesh. L'erede designato, secondo Newsweek, sarebbe Abdullah Qardash. Gli analisti tuttavia non sono concordi e fra gli esperti circolano anche altri due nomi: Abu Othman al-Tounsi e Abu Saleh al-Jouzrawi, anche conosciuto come Hajj Abdallah.

Abdullah Qardash, il leader dell'Isis designato di cui riferisce Newsweek, anche noto come Hajji Abdullah al-Afari, sarebbe stato scelto da al-Baghdadi nell'agosto scorso per gestire il gruppo 'Affari musulmani'. Secondo il settimanale statunitense, di Qardash si conoscono pochi dettagli, tra cui che è un ex ufficiale delle forze armate irachene e servì sotto Saddam Hussein. Fu imprigionato anche lui con Al Baghdadi nel 2004 a Camp Bucca, carcere allora sotto il comando militare Usa. Ma alcuni esperti sottolineano che il resto pubblicato dall'Amaq non è mai stato formalmente approvato dall'Isis e che viene ritenuto un falso, come altri annunci della stessa agenzia. La lista dei possibili successori, fra l'altro, si è ristretta ulteriormente domenica stessa quando, poco dopo l'annuncio della morte di Al-Baghdadi, i curdi hanno comunicato l'uccisione in un raid del suo braccio destro, nonché portavoce dell'Isis, Abu Hassan Al-Muhajir.

I due nomi citati dagli esperti sono allora Abu Othman al-Tounsi e Abu Saleh al-Jouzrawi (questo secondo noto anche come Hajj Abdallah). Il primo è originario della Tunisia e presiede il consiglio della Shura dell'Isis, un organo politico consultivo. Il secondo è invece un saudita e presiede il Consiglio dei delegati dello Stato islamico, che ha un ruolo esecutivo. Entrambi, spiega ad AFP un esperto iracheno di Isis, Hicham al-Hachémi, hanno lo stesso difetto: non sono originari né della Siria né dell'Iraq, da cui proviene la maggior parte dei combattenti del gruppo jihadista (Al-Baghdadi era iracheno). Chiunque sarà il successore - sottolinea Max Abrahms della Northeastern University di Boston - sarà di poco impatto sul terreno: "A livello di presa di decisioni, operazioni e reclutamento, l'Isis è stato sempre molto più decentralizzato di al-Qaeda", afferma, spiegando che quando Bin Laden è stato ucciso nel 2011 la questione della sua sostituzione era più cruciale perché era molto più coinvolto e dirigeva una struttura nettamente più centralizzata.


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