IMAGOECONOMICA
Prezioso e importante. Eppure così delicato e da curare. Il comparto florovivaistico vive un momento (ancora) d’oro e guarda alle strategie da mettere in campo per difendere i suoi primati. Ad iniziare da quello delle vendite sui mercati esteri.
L’occasione per fare il punto sulla situazione si avrà a settembre quando, a Padova, si svolgerà l’edizione 2024 di Flormart Green Italy, ma qualche anticipazione è già possibile. Stando alle indicazioni circolate in vista della manifestazione, il valore della produzione florovivaistica italiana nel 2023 è arrivato a circa 3,1 miliardi di euro (fonte Istat). Piante e fiori italiani hanno grandi ammiratori un po’ in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa. Le esportazioni dei nostri prodotti florovivaistici rappresentano davvero un fiore all’occhiello dell’economia agricola nazionale con un valore di oltre 1,2 miliardi di euro. In Europa siamo secondi solo agli olandesi e, nel mondo, terzi dopo i colombiani. Dal Flormart fanno notare che «l’andamento più che positivo dell’export garantisce il saldo della bilancia commerciale, con i 27 Paesi dell’Ue che costituiscono la principale destinazione dei prodotti italiani (80% circa)».
Renato Ferretti, agronomo e presidente del Comitato d’Indirizzo di Flormart Green Italy, precisa però i problemi da risolvere. «Per consolidare il ruolo di primo piano del comparto è necessario sviluppare la ricerca di nuove varietà di piante adatte all’ambiente urbano e adattabili ai cambiamenti climatici. Questo è un punto importante, che si affronta solo costruendo una sinergia positiva fra vivaisti, enti di ricerca ed Università». Per Ferretti è poi «fondamentale sviluppare la logistica, oggi tradizionalmente e prevalentemente ancora legata al trasporto su gomma ed è altrettanto necessario rendere omogenee le norme tra le diverse regioni con un’attenzione particolare a quelle fitosanitarie che dovrebbero essere uniformi a livello europeo e nei confronti dei Paesi terzi, specialmente per evitare le triangolazioni all’importazione e all’esportazione».
Ancora in Italia, un ruolo particolare ha poi il vivaismo ornamentale specializzato nella riproduzione e coltivazione di piante per la creazione di parchi, giardini e spazi verdi. Solo per queste produzioni, la superficie impegnata sfiora i 16mila ettari e le 11mila imprese per un valore della produzione di 1,8 miliardi. E in Europa, sempre all’interno di questo settore, l’Italia – viene sottolineato dagli osservatori del comparto – ha un ruolo prevalente sia a livello produttivo che commerciale: oltre il 40% delle piante commercializzate nel Vecchio Continente arriva dal nostro Paese, mentre in termini di superficie coltivata noi rappresentiamo oltre 1/3 del totale (elaborazioni Flormart su dati Eurostat 2020). Proprio sul fronte del verde ornamentale e delle città, resta comunque ancora molto spazio di mercato soprattutto, viene fatto notare, anche a causa delle nuove politiche locali più attente al verde nelle aree urbane. Politiche che devono porre rimedio ad evidenti squilibri. Sempre da Flormart arriva un’indicazione precisa: in Italia i Comuni con la maggiore disponibilità di verde urbano fruibile sono localizzati al nord (Gorizia, Pordenone, Monza, Verbania e Reggio Emilia); all’interno di questi Comuni la fruibilità si colloca tra i 137 m2 e i 71 m2 per abitante. Tutt’altra storia al Sud dove la fruibilità del verde risulta essere inferiore ai 10 m2/abitante. In termini generali, nonostante un lieve incremento complessivo, la superficie di verde fruibile nelle città italiane non supera i 20 m2 per abitante.
Ed è anche guardando a questi dati che Antonio Cellie - amministratore delegato di Fiere di Parma che da qualche anno ha acquisito Flormart – commenta: «Il nostro impegno è quello di promuovere, il florovivaismo italiano come pilastro fondamentale per la rigenerazione urbana e del paesaggio. A fronte dei numeri importanti che sviluppa, abbiamo messo in campo una forte collaborazione con Agenzia Ice che a Flormart darà l’opportunità di incontro con operatori provenienti da oltre 40 Paesi. In questo modo la manifestazione rappresenterà non solo un osservatorio privilegiato ma il più importante tavolo di lavoro per chiudere accordi economici e commerciali di grande levatura».