domenica 14 luglio 2024
Da domani a Torino ottomila membri dell’Equipe Notre-Dame per il XIII Incontro internazionale. Parlano i nuovi responsabili del più grande movimento di spiritualità coniugale
Mercedes e Alberto Perez

Mercedes e Alberto Perez - .

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La crescita nella fede, il sostegno reciproco, l’amicizia disinteressata, l’arricchimento spirituale, l’apprezzamento delle diversità. Sono i valori conosciuti e sperimentati in 32 anni di appartenenza alle Equipe Notre-Dame (End) che Mercedes e Alberto Perez Bueno vivono da sempre, ma che dalla prossima settimana cercheranno di promuovere e radicare nelle oltre 70mila coppie impegnate in tutto il mondo in questo cammino spirituale. La loro nomina a responsabili internazionale di End verrà annunciata ufficialmente in questi giorni, durante il XIII Incontro mondiale che inizia domani a Torino. Ma tutto è già definito, con semplicità e chiarezza, com’è nella tradizione di questo percorso di crescita coniugale nella fede che si rivolge a tutte le coppie cristiane, al di là delle differenze sociali, culturali, linguistiche. Mercedes e Alberto Perez, sposati, genitori di tre figli di 31, 30 e 26 anni, nonni di un nipotino di nove mesi, sono spagnoli e vivono a Valencia. Lei docente di storia dell’arte all’Università. Lui professore di musica. Per loro la vita nell’Equipe Notre-Dame è una tradizione di famiglia. I genitori di Mercedes sono equipiers da 59 anni. In attesa di superare il “record familiare”, i nuovi responsabili internazionale si occuperanno per i prossimi cinque anni di promuovere la conoscenza delle End nei tanti Paesi dove l’esperienza avviata in Francia da padre Henry Caffarel nel ’47 è già nota, ma soprattutto in quelle realtà che stanno aprendosi adesso alle proposte di spiritualità coniugale.

Quali sono le nuove frontiere dell’Equipe Notre-Dame?

Certamente l’Africa francofona, ma anche quella anglofona. Il nostro approccio pedagogico per una crescita paritetica della coppia, su un piano di reciprocità tra marito e moglie, viene considerata molto positivamente dai vescovi africani per superare una cultura ancora pesantemente maschilista. Ma End sta crescendo in modo significativo anche nei Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) oltre che nei Paesi europei dove è presente da più tempo. Nei quattro anni trascorsi come responsabili della comunicazione nell’area ispano-americana abbiamo fatto esperienza sul campo delle grandi diversità culturali e della necessità di comprendere e rispettare i diversi approcci alla fede.

Quali sono i Paesi con le presenze numericamente più importanti?

Il Brasile senza alcun dubbio, con oltre 25mila coppie. Poi la Francia con quasi novemila. E infine il Portogallo, 7.900 coppie.

La proposta è uguale per tutte le coppie o viene diversificata in base alla realtà sociale e culturale dei diversi Paesi?

Il nostro fondatore, padre Caffarel, ripeteva che il nostro movimento è aperto a tutti, senza diversità di classe sociale, né di livello culturale. La proposta pedagogica è la stessa, come uguali sono i momenti di condivisione. Andiamo oltre le differenze, ma certamente le rispettiamo. D’altra parte, le proposte di crescita nella fede, la preghiera insieme, la lettura della Parola di Dio, il dialogo, il mutuo aiuto sono costanti che si ritrovano ovunque.

Cosa vi attendete dal raduno di Torino?

L’aspettativa da parte di ogni coppia varia, naturalmente, in base alle caratteristiche di ciascuno. Ma tutti, alla fine, concordano sul fatto che ogni nostro Incontro internazionale si rivela un’esperienza indimenticabile. Ecco perché tutti coloro che da domani saranno presenti a Torino certamente poi avranno il desiderio di ritrovarsi insieme anche la prossima volta, tra sei anni, al raduno del 2030.

Qual è l’aspetto che rende così forte l’esperienza dei vostri Incontri mondiali?

Certamente l’intenso scambio di esperienze di coppia, soprattutto tra coniugi di Paesi lontani. E poi la condivisione. Nel confronto tra noi ci rendiamo conto che la grande attenzione delle End alla realtà della coppia è una costante che si ritrova in tutte le esperienze, in ogni parte del mondo.

Anche per voi è stato così?

Sì, quando siamo entrati nelle End, 32 anni fa, eravamo una coppia appena sposata e abbiamo sperimentato questa grande attenzione per la nostra realtà. Oggi, 32 anni dopo, questa attenzione continua a segnare positivamente il nostro cammino.

Quale aspetto vi ha più sostenuto?

Come diciamo noi nelle End, il “dovere di sedersi”, di comprenderci reciprocamente in ogni momento. Questo ci ha aiutato e ci aiuta ad amarci di più, a volerci bene nell’accompagnarci l’un l’altra, l’uno accanto all’altra. Non solo. Ci aiuta anche a rispettare l’equilibrio dell’altro/a, e non imporre mai le nostre idee. Tutto questo sempre con l’aiuto del Signore.

Frequentando sempre la stessa equipe, sempre le stesse 5/6 coppie, non si rischia dopo un po’ di non trovare più stimoli di crescita?

No, all’interno delle equipe la diversità di ciascuno viene rispettata e ciascuno è libero naturalmente di conservare le sue idee, non c’è omologazione. Noi da 32 anni continuiamo a frequentare la stessa equipe, comprendiamo le difficoltà delle altre coppie e loro comprendono le nostre. Ma impariamo anche a conoscere e ad apprezzare le diversità.

Non è possibile che una coppia si aggiunga alla vostra equipe?

Se una coppia manifesta il desiderio di unirsi a noi, con il consenso di tutti, lo può fare. Anzi, saremmo ben felici se ci fosse la possibilità di incorporare una nuova coppia.

Quando una coppia vive un momento di difficoltà economica riceve aiuto dalle altre coppie?

Certamente, l’aiuto reciproco è un obbligo, naturalmente secondo la possibilità di ciascuno, nella logica nella fraternità cristiana e della vicinanza umana

E dal punto di vista relazionale, durante i momenti di crisi di coppia?

Allo stesso modo. Ci ascoltiamo e preghiamo insieme. Diciamo che il tipo di aiuto dipende molto da quanto una coppia decide di aprirsi, di condividere i propri problemi. Ci sono state coppie che, in queste situazioni, hanno preferito staccarsi dalle equipe per un certo periodo. Nelle situazioni più complicate affidiamo le coppie in crisi a psicologi di fiducia.

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