Un particolare del libro di Reginald Garrigou Lagrange - Edizioni Studio Domenicano
Un breve controllo su Amazon rivela un dato a suo modo sorprendente: sono una quindicina i libri attualmente in commercio, in italiano, del domenicano francese Reginald Garrigou-Lagrange (1877-1964), che fu una delle autorità teologiche della prima metà del ’900 e uno dei nomi di riferimento del rilancio della filosofia tomista chiesto da Leone XIII con l’enciclica Aeterni Patris. Un dato sorprendente perché tanto grande fu appunto il peso di Garrigou-Lagrange con le diverse cattedre ricoperte all’Angelicum a Roma a partire dal 1909 fino alla morte (con lui Karol Wojtyla scrisse la sua tesi di dottorato su san Giovanni della Croce), con la sua grande produzione saggistica tra metafisica, teologia e spiritualità, e con la rete di relazioni intellettuali da lui tessuta con l’élite culturale francese e non solo, quanto fu netto il suo accantonamento negli anni del post- Concilio. Garrigou-Lagrange divenne d’un colpo simbolo di un approccio alla teologia e allo stesso san Tommaso che andava ribaltato e di una Chiesa “inquisitoriale” – anche per via delle polemiche del domenicano con i protagonisti di quella Nouvelle théologie che proprio con il Concilio salì alla ribalta – che andava superata. Eppure tra i nomi e gli autori che avrebbero dovuto rappresentare l’alternativa “aggiornata” a Garrigou-Lagrange pochi godono oggi della vitalità editoriale che lui ha ritrovato negli ultimi due decenni, anche nel mercato di lingua francese e soprattutto in quello di lingua inglese. L’ultimo suo libro a essere reso disponibile in Italia, dalle Edizioni Studio Domenicano, è Fiducia e abbandono in Dio. Provvidenza e confidenza, che uscì in francese nel 1932, in italiano l’anno successivo e ora è riproposto con una traduzione rivista e una nuova curatela. Si tratta di un volume che mette in luce la stretta relazione tra le verità centrali della fede cristiana e la vita spirituale. Perché, si legge nella presentazione, «considerare attentamente e contemplare con amore l’esistenza di Dio, la sua provvidenza, le perfezioni divine come la semplicità, la bontà, la sapienza e la misericordia di Dio, sono azioni decisive per orientare la nostra esistenza e condurla verso la felicità e verso l’eternità beata».
Garrigou-Lagrange dà prova di questo nesso lungo le oltre 300 pagine della sua disquisizione, unendo la vastità della cultura a una chiarezza e una semplicità dell’esposizione che fecero e ancora fanno la sua fortuna. Scrive per esempio il nostro nel capitolo “Dio sommo bene e il desiderio della felicità”: «Nonostante le tristezze a volta opprimenti della vita presente, abbiamo trovato la vera felicità o la pace, almeno nella sommità dell’anima, quando amiamo Dio sopra ogni cosa, perché la pace è la tranquillità dell’ordine, e noi allora siamo uniti allo stesso principio di ogni ordine e di ogni vita [...] il salvatore ci diede la pace, non con l’accumulo dei piaceri, delle ricchezze, degli onori, della gloria, del potere, ma con l’unione a Dio. e ci diede questa pace solida e durevole a tal punto, che ce la può conservare e ce la conserva, come predisse, anche in mezzo alle persecuzioni».
Ancora: «Se non possiamo conoscere la deità come è in sé, noi ne abbiamo ricevuto una partecipazione nella grazia santificante, che è veramente una partecipazione della natura divina, così come essa è in sé, e che fin da ora ci dispone a vedere Dio, un giorno, come egli vede se stesso, e ad amarlo come ama se stesso [...] Questo fece dire a san Tommaso che “il minimo grado di grazia santificante che si trova nell’anima di un piccolo battezzato, vale più di tutto l’universo, vale più di tutte le nature create, corporali e spirituali prese insieme”».