giovedì 21 ottobre 2021
«Abbiamo camminato insieme, partiamo dalle esperienze in cui sul territorio in tutta Italia si è fatta rete»
L'arcivescovo di Taranto Filippo Santoro

L'arcivescovo di Taranto Filippo Santoro - Archivio Siciliani

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Settimana sociale di Taranto e Cammino sinodale. Mentre oggi si apre nella città dei due mari la prima e nei giorni scorsi ha presso avvio nelle diocesi il secondo, ci si rende conto della «stretta affinità» tra loro. Lo sottolinea anche l’arcivescovo Filippo Santoro, che in quanto padrone di casa e presidente del Comitato scientifico e organizzatore sottolinea: «Siamo arrivati al momento celebrativo della Settimana sociale di Taranto attraverso un metodo sinodale, che ha coinvolto tutte le diocesi italiane e le Commissioni Giustizia e Pace e Salvaguardia del Creato della Cei e delle diverse conferenze episcopali regionali. Abbiamo poi tenuto incontri preparatori al Nord (sulle imprese e la transizione ecologica), al Centro (con il coinvolgimento dei giovani di Economy of Francesco) e al Sud (sulla fragilità del territorio e la necessità di un riequilibrio con le altre parti del Paese). Abbiamo dunque camminato insieme verso questo momento assembleare. E continueremo a farlo anche dopo».

E adesso ci siamo, dunque. Quale Taranto aprirà le porte ai 934 delegati in arrivo? E soprattutto che cosa ha da insegnare la città alla Settimana sociale?
È sicuramente una città ferita. Problemi di salute, problemi di lavoro che manca o potrebbe mancare, problemi di inquinamento. E l’intreccio a volte inestricabile di tali questioni. Taranto si presenterà dunque con i volti delle persone colpite dalla contaminazione ambientale, soprattutto i bambini e ci ricorderà che prima delle analisi o delle teorie vengono le persone. Da proteggere e salvare insieme con la natura, attraverso un lavoro uno sviluppo sostenibile. Ma Taranto sarà anche, grazie alla Settimana sociale, un laboratorio di speranza. La nostra ambizione è dare concretezza a quello che don Tonino Bello diceva, quando invitava a organizzare la speranza. Non partiamo da zero. Le buone pratiche ci sono già. Non solo al nord, ma anche nella nostra zona. E noi stessi vareremo alcune opere segno che non saranno solo simboliche, ma andranno a incidere concretamente sulla realtà.

Vuole parlarcene?
Nel programma, domani pomeriggio, è inserita la visita ad alcune realtà produttive, che operano nel rispetto dell’ambiente. Cito ad esempio la Masseria Frutti Rossi, dove si coltivano i melograni, i cui scarti di lavorazione vengono riutilizzati per produrre energia elettrica pulita. Anche una delle due opere segno sarà ispirata a questo principio di economia circolare. Promosso dalla cooperativa "Il Guscio", nata in seno alla parrocchia della Cattedrale, il progetto "Prendi il largo" permetterà di realizzare un impianto di trasformazione degli scarti dell’allevamento di molluschi in materiali per la bioedilizia. Circa 40 operai saranno coinvolti e impegnati su più fronti, dalle fasi di recupero degli scarti a quelle della trasformazione, della destinazione commerciale e della ricerca. Per la comunità della città vecchia - alle prese con le sfide della povertà e della legalità - si aprono così nuove prospettive di sviluppo economico e occupazionale. E si darà un contributo anche alla bonifica del Mar Piccolo. Così come un aiuto a respirare meglio sarà la piantumazione di 50 platani, alberi che producono molto ossigeno, in ricordo dei bambini morti a causa dell’inquinamento.

Oggi la Settimana sociale si aprirà con il video messaggio di papa Francesco. Qual è il rapporto dell’appuntamento tarantino con il magistero del Pontefice?
Il Papa ha già dato un grande contributo alla preparazione dell’evento. Il nostro faro è stato, e tale resta, l’enciclica Laudato Si’, che mette al centro la categoria di ecologia integrale, da intendersi nella prospettiva indicata dalla Fratelli tutti. Dunque alcuni principi espressi nei due documenti ispireranno anche i lavori assembleari. Prima di tutto: il creato è un dono da custodire, non una realtà da depredare. Secondo: non esiste una crisi ambientale e una sociale, ma si tratta – come del resto Taranto drammaticamente insegna – di una sola crisi antropologica in cui tutto è connesso. E infine: proprio questa connessione richiede una conversione dei comportamenti che vanno dalla lotta agli sprechi di acqua e cibo, all’uso della plastica, agli investimenti sostenibili che potremmo riassumere nella necessità del passaggio dall’io al noi che abbraccia anche la casa comune. Come proprio papa Francesco ci ha ricordato durante la pandemia, nessuno si salva da solo.

La Settimana sociale giunge nel momento in cui l’Italia si prepara a spendere i fondi del Pnrr. Come questo tema intercetterà i lavori dell’assise tarantina?
Nel documento Economy of Francesco si parla di «rigenerazione dei nostri sistemi sociali, instillando i valori della fraternità, della solidarietà, della cura della Terra e dei Beni Comuni» e il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’occasione imperdibile perché progetti di sviluppo durevoli inizino ad essere realizzati per segnare quell’"energica ripresa" di cui il sud ha bisogno. Naturalmente sarebbe necessario che il 70% di queste risorse arrivi al Sud perché è nell’interesse dell’intero Paese che il Mezzogiorno cresca non solo appena un po’. In questo caso una ripartizione delle risorse volta al riequilibrio servirebbe a colmare almeno parzialmente quelle disuguaglianze che il Recovery Plan vuole combattere.

In conclusione, quali risultati vorrebbe fossero raggiunti in conseguenza dei lavori?
Innanzitutto che continui il grande lavoro sinodale svolto nella preparazione e nella realizzazione di questa Settimana in sintonia con quanto ci chiede il Santo Padre: questo porterà i suoi frutti. Il risultato più importante è lo sviluppo di una nuova cultura ambientale fondata sulla sobrietà, sulla costruzione del bene comune globale che oltre all’attenzione alla società abbraccia anche la cura della nostra casa comune. È un frutto di questa settimana anche la proposta elaborata dai giovani del modello dell’alleanza che rende possibile il lavoro comune di differenti realtà come parrocchie, enti locali e territoriali e l’incontro tra generazioni diverse per una sostenibilità ecologica unita ad una lotta contro la povertà attraverso una equità economica. C’è poi l’impegno delle nostre diocesi di essere carbon free e di comprare prodotti agricoli caporalato free e di lasciare le iniziative segno che abbiamo ricordato. Insieme a questi gesti ci saranno proposte di iniziative politiche concrete per il parlamento europeo e quello italiano che saranno elaborate dall’assemblea nei tavoli di lavoro. Tante iniziative che sono mosse da un cuore evangelico graficamente espresso dal dipinto di Giotto di San Francesco che predica agli uccelli, che troneggia nel Pala Mazzola di Taranto, sede dell’incontro.

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