Il vescovo emerito di Prato, Gastone Simoni - Avvenire
«Educare l’interesse e il movimento cristiano per la “civitas humana”» è «un aspetto, di primaria grandezza, dell’amore del prossimo». È stato un sacerdote e poi un vescovo “politico” Gastone Simoni. Dove l’aggettivo “politico” non richiama a certe connivenze o macchinazioni partitiche di cui talvolta la Chiesa si è resa protagonista, ma a quel «capitolo del Vangelo della carità» che fa della presenza cattolica nella società «un impegno sensato e obbligato: anche su di esso saremmo giudicati dal Signore nell’ultimo giorno», scriveva. Il vescovo Simoni è morto nella tarda serata di domenica nella Casa di cura di Villa Torrigiani a Fiesole, sua diocesi d’origine. E nella collina sopra Firenze si era ritirato dopo aver lasciato per limiti di età la guida della Chiesa di Prato di cui era emerito dal 2012. Chiesa dove era stato per due decenni esatti. Aveva 85 anni ed era stato colpito da un ictus a metà di agosto. A dare la notizia della scomparsa è stato l’attuale vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, fiesolano come Simoni: «Sentiamo il dolore – sono le sue prime parole – di una grave perdita, ma siamo grati al Signore per averci donato un pastore che ha segnato la storia ecclesiale e civile di Prato». «Una grande figura della Chiesa italiana», lo definisce il cardinale Gualtiero Bassetti, fiorentino, già presidente della Cei e profondo amico di «don Gastone», come tutti erano soliti chiamarlo.
Da destra, il vescovo Gastone Simoni, il cardinale Giuseppe Betori e i suoi due successori a Prato: Giovanni Nerbini e Franco Agostinelli - Gambassi
Qualcuno considerava l’emerito di Prato un nostalgico: della Dc e dell’unità politica dei cattolici. Nulla di più errato. Simoni, da uomo del Concilio, era un pastore con una straordinaria fiducia nell’uomo. E capace di leggere con umiltà e saggezza i segni dei tempi. «Non sogniamo un indiscriminato blocco cattolico - sosteneva - ci interessa una presenza coerente ed efficace». Cattolici “liberi ma non dispersi”, secondo il suo libro-manifesto pubblicato nel 2006. Ciò che lo angosciava era l’irrilevanza. E anche l’emarginazione dei credenti nel contesto italiano. Così aveva creato nel 2001 il Collegamento sociale cristiano, rete fra quanti hanno a cuore e si spendono per il bene comune seppur con appartenenze diverse. Era la sua ultima creatura politica, a cui avrebbe dedicato venti anni di vita. L'aveva lanciata sulla scia di “Supplemento d’anima”, il periodico toscano che da prete aveva fondato nel 1975 per i cristiani impegnati nel sociale e nella politica. Ma la passione evangelica che deve spingere a «non chiuder gli occhi sulle immani necessità della terra, sui più gravi problemi etico-sociali vicini e lontani, sulla sorte locale e globale dell’umanità» era ancora precedente, come testimonia la sua tesi in filosofia su “Libertà e liberazione dell’uomo nel pensiero di Jacques Maritain”. Era sacerdote da sei anni quando l’aveva discussa alla Pontificia Università Gregoriana. Era nato il 7 aprile 1937 a Castelfranco di Sopra, provincia di Arezzo ma diocesi di Fiesole dove sarebbe stato ordinato prete nel 1960 e che lo avrebbe visto rettore del Seminario e poi vicario generale di tre vescovi, dal 1975 fino a quando era stato nominato alla guida della Chiesa di Prato e consacrato nel 1992 da Giovanni Paolo II.
Il vescovo Gastone Simoni - Gambassi
Un episcopato tutto nel segno dell’umanesimo integrale, del personalismo cristiano e della Dottrina sociale, di cui era un profondo conoscitore e che considerava la bussola dell’agire cristiano «da prendere per intero» e da declinare fra le pieghe del quotidiano, ripeteva, non estrapolandone principi secondo tornaconti di parte. Lo ricorda anche il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, in un messaggio a nome di vescovi toscani dove parla di Simoni come di un «apostolo della Dottrina sociale», ricorda «la sua instancabile opera di evangelizzazione» e sottolinea il «suo spirito di carità». Mariano il motto che aveva scelto, “Secundum verbum tuum” (Si faccia di me secondo la tua parola), ad indicare una Chiesa che dona Cristo al mondo sul modello della Vergine che aveva portato il Salvatore. Undici le lettere e i documenti pastorali lasciati a Prato. E poi due Missioni diocesane, la promozione di servizi di inclusione – il primo “Emporio della solidarietà” d’Italia, la Mensa dei poveri, la case per le ragazze-madri e per i padri separati, la casa per i lavoratori stranieri, la “Ronda notturna” per i senza tetto, il servizio anti-tratta, il fondo “Insieme per la famiglia” –, la Scuola diocesana di teologia, l’adorazione eucaristica perpetua in due chiese, la vicinanza ai migranti a cominciare da quelli cinesi con i centri di ascolto e la nascita delle “cappellanie” per le comunità etniche. Fondamentale l’attenzione al lavoro e ai giovani. Inoltre aveva messo la sua fine e vivace intelligenza a servizio della fede anche nelle sfide della pastorale culturale, come mostrano - per citare qualche esempio - la rivista di idee e spiritualità “Corrispondenza” da lui ideata, la valorizzazione delle comunicazioni sociali, la passione per l’arte. L’anelito costante alla promozione e al riscatto umani lo aveva portato sulle prime pagine dei giornali quando, primo vescovo italiano, era sceso in strada in mezzo alle prostitute con don Oreste Benzi. Stimato trasversalmente dai pratesi, credenti e non, come punto di riferimento morale autorevole in un tempo di profondi cambiamenti, aveva ricevuto dal Comune di Prato, al termine del suo mandato episcopale, la cittadinanza onoraria, un riconoscimento concesso, nella storia della città, a pochissimi personaggi.
Il suo è stato un ministero marcato dall’«interesse cristiano per la città umana», affermava. E dal bisogno di una «politica redenta» che avesse al centro un’«autonomia laicale» onesta e generosa insieme a una serie di urgenze care a Simoni che oggi si impongono nel magistero di papa Francesco: dalla fraternità al «dialogo con tutti», dalla crisi ecologica alla condanna dei fanatismi. E quando Simoni censurava le «avverse leggi elettorali» o i «contrasti fra i cattolici risucchiati nella logica aspra degli opposti schieramenti», sembra di imbattersi in parole scritte per l’oggi e non qualche decennio fa da un pastore lungimirante e amato ben oltre i confini delle sue diocesi per il suo spessore spirituale e culturale.
La salma rimarrà esposta dalle 17 di oggi lunedì nella Cattedrale di Fiesole dove sempre oggi lunedì alle 21 si svolgerà una veglia di preghiera. Domani martedì la Cattedrale di Fiesole resterà aperta dalle 8 alle 15 quando è prevista una Messa di suffragio presieduta dal vescovo di Fiesole, Stefano Manetti, e concelebrata dal vescovo Nerbini insieme ai vescovi di origine fiesolana. Alle 17.30 la salma di Simoni arriverà a Prato e sosterà nella chiesa di San Domenico per essere esposta alla preghiera dei fedeli. Alle 21 la recita del Rosario con il vescovo Nerbini. La chiesa sarà aperta fino a mezzanotte. I funerali si terranno mercoledì 31 agosto alle 10.30 nella Cattedrale di Prato dove la salma verrà trasferita dalle 7 del mattino.
Chi era monsignor Gastone Simoni
Monsignor Gastone Simoni nasce a Castelfranco di Sopra – provincia di Arezzo e Diocesi di Fiesole – il 9 aprile 1937.
Nell’ottobre del 1946 entra nel Piccolo Seminario diocesano di Strada in Casentino e nell’autunno 1949 passa nel Seminario di Fiesole, dove rimane fino al termine del corso teologico. Viene ordinato sacerdote il primo gennaio 1960 per le mani del Vescovo di Fiesole monsignor Antonio Bagnoli.
Consegue la laurea in filosofia presso l’Università Gregoriana di Roma. Nel 1969 viene nominato Provicario Generale della Diocesi di Fiesole e, nel ’75, Vicario Generale, incarico che terrà fino alla nomina a Vescovo di Prato.
Per otto anni, dal 1970 al ’78, è Rettore del Seminario diocesano.
Dal 1973 cura un’attività pastorale per la spiritualità e la cultura sociale cristiana dei cattolici impegnati in politica e nel sociale. Nel 1975 mons. Simoni inizia la pubblicazione di «Supplemento d’anima», rivista di spiritualità per persone impegnate a livello socio-politico, diffusa in tutta Italia, di cui è stato per decenni direttore.
Il 7 dicembre 1991 Papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Prato. È il secondo vescovo residenziale di Prato, il 24° da quando Prato – nel 1653 – è stata eretta in Diocesi.
Il 6 gennaio 1992, solennità dell’Epifania, lo stesso Pontefice lo ordina Vescovo nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Il 23 febbraio fa ingresso a Prato, durante una celebrazione in piazza Duomo a cui partecipano diecimila persone.
Tra gli incarichi ricoperti, quello di Delegato dei Vescovi toscani per la pastorale sociale e il lavoro (2000-2005) e per le comunicazioni sociali (2005-2013); nella Cei, invece, è stato per un anno, tra il 2005 e il 2006, presidente ad interim della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.
Il 9 aprile 2012, al compimento del 75° anno di età, come prevede il diritto canonico, rassegna le dimissioni da ordinario diocesano di Prato nella mani di papa Benedetto XVI. Dimissioni accolte il 29 settembre 2012 quando monsignor Simoni comunica alla diocesi la nomina del nuovo vescovo, monsignor Franco Agostinelli.