Caravaggio (Bergamo), incontro regionale dei preti anziani e malati: in processione al Santuario recitando il Rosario prima della Messa con i vescovi lombardi - foto Monica Fagioli
«Grazie per la vostra testimonianza di vita. Vi sono vicino, prego per voi, per favore fatelo per me», sta scritto nel messaggio di papa Francesco ai sacerdoti e ai diaconi anziani e malati delle diocesi lombarde, raccolti nel Santuario di Caravaggio per il loro incontro annuale con i vescovi della regione. A dare voce al “grazie” del Papa è un prete ambrosiano: il nuovo vescovo ausiliare di Roma, e nuovo rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, Michele Di Tolve, al quale ieri, giovedì 21 settembre, è stata affidata la presidenza della Messa che rappresenta il cuore di questa giornata di fraternità. Di Tolve ha letto il biglietto manoscritto del Pontefice all’inizio della sua omelia, che è stata occasione per dire altri grazie, fra cui quello ai vescovi che hanno preso parte alla sua recente ordinazione episcopale nel Duomo di Milano.
Come sempre, sono molteplici i motivi di gratitudine che accendono l’incontro di Caravaggio – giunto alla nona edizione, nato dall’iniziativa del giornalista Vittore De Carli, allora presidente di Unitalsi Lombarda, e dell’allora vicario generale della diocesi di Milano Mario Delpini, reso possibile dall’impegno dei volontari unitalsiani (un’ottantina quelli mobilitati quest’anno) e dal sostegno di tanti benefattori (come Ernesto Pellegrini). C’è il grazie dei preti avanti con gli anni o in condizione di malattia o disabilità – non pochi quelli in carrozzina – che a Caravaggio possono incontrare i loro vescovi e riabbracciare finalmente amici e compagni di seminario, di Messa, di servizio pastorale, che in una quotidianità segnata dalla fragilità e a volte dalla non autosufficienza è difficile rivedere. C’è il grazie dei vescovi e delle diocesi a questi preti e a questi diaconi – un centinaio quelli partecipanti all’incontro 2023 – che a Caravaggio ha l’occasione di esprimersi. E c’è il grazie ai volontari Unitalsi per la loro dedizione.
Caravaggio (Bergamo): i vescovi lombardi nel Santuario di Santa Maria del Fonte - foto Monica Fagioli
Caravaggio «è un momento privilegiato di ringraziamento per l’opera di tanti sacerdoti e diaconi permanenti che, anche nell’infermità e nell’anzianità, sanno essere un’attiva e orante presenza per la Chiesa», ricorda il presidente dell’Unitalsi Lombarda Luciano Pivetti. «Diventiamo oggi come un unico presbiterio, apparentemente debole quanto a forze fisiche, ma ben stretto alla potenza della croce, che crediamo davvero sia misteriosa fonte di vita e di speranza per il mondo», sottolinea il vescovo di Cremona Antonio Napolioni (nella cui diocesi sta Caravaggio).
«Benvenuti, grazie, preghiamo!», sono le tre parole che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, come primate di Lombardia ha consegnato ai partecipanti. «Benvenuti, rallegratevi, voi che portate qui le vostre speranze, le vostre pene, la vostra storia», ha detto Delpini, prima di invitare a pregare «per la pace, per la famiglia, per le vocazioni» ma anche «per il Sinodo che si avvierà tra poco e che sarà un momento in cui il cammino deve diventare sempre di più un cammino di comunione, di speranza, di responsabilità per la missione».
Anche Di Tolve – nell’omelia che ha preso spunto dal passo evangelico della vocazione di Matteo – ha detto il suo grazie ai preti anziani e malati. «Voi siete i testimoni di quello che il Signore compie nella storia». Una storia che ha conosciuto «momenti faticosi e altri entusiasmanti», come «la rinascita della vita e della Chiesa dopo la Seconda guerra mondiale», mentre oggi si assiste «alla deriva della dignità umana trattata come scarto quando è messa ai margini». Quindi l’invito a ricordare – ancor più nello scenario del Sinodo – il valore dell’unità della Chiesa, della comunione e della corresponsabilità «col Papa e il collegio episcopale dentro il popolo di Dio. Ognuno con la propria vocazione è chiamato a edificare il corpo di Cristo, non a prenderne un pezzo per sé per diventarne padroni».