Don Piero Ferrari e madre Giovanna Francesca
Don Piero Ferrari, prete della diocesi di Brescia, nato a Clusane d’Iseo il 13 ottobre 1929, fin dai primi anni ’80 coltivava un sogno: costruire un ospedale per i malati di cancro. Il tumore, subdolo, implacabile, come a cercare una maligna vendetta, lo ha portato via all’alba del 1° agosto 2011. Ma non è stato il male, ad avere l’ultima parola. Perché quel sogno, don Pierino, non lo aveva sognato da solo: ma col Dio Trinità, il fondamento primo della sua spiritualità. E lo aveva saputo condividere con altri.
Tanti altri. Una condivisione alimentata con la preghiera e tradotta in opere. Dapprima le molteplici iniziative della cooperativa Raphaël, istituita nel 1984 per la prevenzione, diagnosi e cura del cancro. Poi la Fondazione Laudato Si’, costituita nel 2006 da tre realtà unite dall’obiettivo di realizzare l’ospedale oncologico sognato da don Piero: la congregazione delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, fondata da madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo, al secolo Luisa Ferrari, nata a Reggio Emilia nel 1888, che con don Piero ebbe una lunga, profonda, feconda amicizia; e le due comunità fondate dal prete bresciano – il Cenacolo, comunità maschile di laici e sacerdoti avviata nel 1969, e Mamrè, comunità laicale femminile sorta nel 1971 e che gestisce strutture e servizi per l’accoglienza di minori, anziani e disabili.
Quel sogno condiviso – nato dalla sollecitudine verso i malati di cancro che don Piero vedeva moltiplicarsi nelle comunità a lui affidate – passo dopo passo si va facendo realtà. Individuata la sede dell’ospedale oncologico Laudato Si’ – l’ex seminario minore dei Francescani Conventuali di Rivoltella del Garda, frazione di Desenzano, provincia di Brescia e diocesi di Verona, acquistato nel 1991 – il 23 settembre 2006 alla presenza di don Ferrari è stata posata la prima pietra.
Per dare energia all’impresa, intanto, il sacerdote aveva fondato le «Sentinelle del Laudato Si’», oggi quasi diecimila, per sostenere l’opera con la preghiera come con la raccolta di fondi. Oggi – festa della Madonna di Lourdes, Giornata mondiale del malato – si compie un altro passo verso la realizzazione del nosocomio: l’inaugurazione degli spazi ambulatoriali nel complesso sanitario Laudato Si’. Alle 10 sono attesi (fra gli altri) il vescovo di Verona Giuseppe Zenti; il presidente della Fondazione Laudato Si’ don Dario Pedretti; il presidente di Raphaël’ Roberto Marcelli; la superiora generale delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato madre Fatima Godiño.
La struttura ospita non solo i nuovi ambulatori per la prevenzione oncologica di Raphaël e altre attività – anche di sostegno alla qualità della vita – rivolte ai malati e ai familiari, ma anche una cappellina e le stanze per le Missionarie Francescane, chiamate a offrire un punto di ascolto e di preghiera, il coordinamento dei volontari e un servizio sociospirituale per le famiglie. Chi volesse andare alle sorgenti della loro presenza – e della relazione fra don Piero e madre Giovanna Francesca – ora dispone di uno strumento illuminante e prezioso: Ci legava una dolce amicizia, l’epistolario curato da Angelo Onger con la prefazione del vescovo di Brescia Luciano Monari e la postfazione di madre Godiño.
Questo nuovo libro si aggiunge al volume Don Piero Ferrari. La civiltà dell’amore di Cristina Gasparotti e Angelo Onger: un viaggio affascinante nella vita, le opere, la spiritualità di un prete che ha mostrato come la vera sfida «non è soltanto la lotta contro il cancro che colpisce i corpi», ma «l’impegno a elevare l’uomo in tutto ciò che lo rende più uomo». «Don Piero – disse Monari nell’omelia del funerale – ha capito che molte cose nel mondo non vanno e ha fatto quello che ha fatto Gesù, ha costruito delle relazioni nuove, degli spazi nuovi di vita, che sono la speranza di una società nuova, quella che Paolo VI chiamava la civiltà dell’amore ». Relazioni e spazi di accoglienza integrale della persona umana. Come il Laudato Si’.