Siciliani
La tentazione della pornografia va di pari passo con l’inadeguatezza della formazione alla sessualità e all’affettività a cui, anche per i giovani i seminaristi, non possiamo rinunciare in contesto culturale sempre più complesso. Lo spiega Cristina Simonelli, fino allo scorso anno presidente del Coordinamento delle teologhe italiane, docente di patristica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, esperta di teologia di genere, tema su cui ha scritto saggi di grande coraggio e profondità (Dio, patrie, famiglie. Le traiettorie plurali dell’amore, Piemme, 2016).
Parlando ai seminaristi l’altro ieri, papa Francesco è tornato a mettere in guardia dal rischio della pornografia, in questo caso quella digitale. Possibile che giovani preti, religiosi e religiose sarebbero vittime della pornografia a causa un’insufficiente educazione all’affettività e alla sessualità?
Sì, la formazione sull’argomento in troppi casi è davvero insufficiente, tranne in alcuni seminari dove sono state prese decisioni coraggiose con approfondimenti anche sulle frontiere più complesse, come l’omoaffettività. Ma in generale il tema è poco presente e poco trattato. Eppure per chi decide di avviarsi al sacerdozio e alla vita consacrata, fare i conti con la propria sessualità è un passaggio che non dovrebbe mai essere trascurato.
Anche perché, se i candidati al sacerdozio vivono una sessualità irrisolta, poi le conseguenze possono essere gravi per se stessi e per loro comunità.
Certo, anche se non sono del tutto d’accordo con il parallelo celibato-immaturità sessuale-pedofilia, ma è certo che nella formazione c’è una casella importantissima da riempire al più presto, quella dell’educazione alla sessualità.
Papa Francesco invita i seminaristi a mantenere “un cuore puro”. Come spiegare oggi ai giovani il concetto di “purezza” senza rischiare di sembrare inattuali?
Dobbiamo accostare il concetto di purezza a quello di rispetto per se stessi e per l’altro. Questo è facilmente comprensibile anche per un giovane dei nostri giorni. Non si tratta di buttare vie le parole della tradizione ma di attualizzarle. Il concetto di rispetto nel web è un problema centrale, pensiamo ai tanti discorsi di odio, prevaricazione, violenza. Ecco, esercitarci a questa attenzione nel rispetto degli altri vuol dire comprendere il concetto di purezza.
Il Papa dice ancora che la pornografia “indebolisce l’anima. Il diavolo entra di lì: indebolisce il cuore sacerdotale”. Quanto dice a un giovane l’accostamento tra sessualità proibita e fumo di Satana?
Il Papa come al solito è spiazzante. Ricorre a queste immagini della tradizione ma poi corregge i giovani che parlano di direzione spirituale e li invita a usare accompagnato spirituale. Non solo, dice che anche suore e laiche possono accompagnare in questo cammino spirituale . E poi sollecita a usare il termine squilibrio invece che equilibrio. Perché la vita – dice - è uno squilibrio continuo. In questa capacità di innovare il linguaggio, ci può stare anche un’immagine tradizionale come quella del diavolo, il divisore che entra nel “cuore sacerdotale”, che poi dovrebbe essere il cuore di ogni cristiano che guarda il mondo con lo sguardo di Cristo.
Un cuore “diviso” dall’abitudine alla pornografia lo rende quindi meno disponibile all’ascolto, alla preghiera, all’incontro. È così?
Sì, il Papa manifesta il desiderio di innovare il cammino spirituale dei giovani seminaristi spiegando loro che non solo la pornografia “estrema” è un grave male ma anche quella che purtroppo sempre più persone considerano “normale”. Si dice spesso “tanto non è niente”, ma ci si dimentica che chi è fedele nel poco è fedele nel molto. Se guardo una volta un video pornografico dicendo ”tanto non è niente”, a livello antropologico vuol dire che quelle cose solo apparentemente “piccole” alla fine ti costruiscono o ti demoliscono dentro.
Che rapporto c’è tra il fascino potente della pornografia e l’immaturità diffusa nei confronti della sessualità?
Nella pornografa digitale c’è un tratto di irrealizzato, che talvolta può nascondere una forma di sessuofobia che teme il rapporto affettivo, anche nella doverosa interpretazione compatibile con una scelta celibataria. E qui certamente torniamo al tema della qualità della formazione su cui non insisteremo mai abbastanza.