L'arcivescovo Mario Delpini durante la consacrazione degli oli in Duomo questo Giovedì Santo - Chiesa di Milano
Il terzo anno del percorso seminaristico «sarà vissuto abitando nelle parrocchie a piccoli gruppi di seminaristi e frequentando quotidianamente il Seminario per le lezioni e i momenti formativi». Lo ha annunciato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, dando notizia – al termine della Messa Crismale celebrata ieri in Duomo – della “Riconfigurazione della vita comunitaria del Seminario”, che verrà introdotta in via sperimentale per un triennio a partire dal prossimo settembre.
Numerose le novità. Come si legge nel documento predisposto dai formatori del Seminario, discusso con il Consiglio episcopale milanese e approvato da Delpini, per i seminaristi della Terza Teologia (o “primo anno della Tappa Configuratrice”) «si ritiene sia importante individuare una coppia di sposi o famiglia che possa diventare punto di riferimento per il gruppo di seminaristi. Le persone, individuate dai presbiteri locali, siano disponibili per un confronto costante, aiutando e favorendo la rilettura e la formazione alla dimensione domestica e fraterna del vissuto».
Vivendo l’anno di Terza Teologia in parrocchie a piccoli gruppi di tre o quattro persone, i seminaristi potranno affrontare il cammino di formazione «più a contatto con la vita ordinaria delle comunità parrocchiali e con le varie componenti del popolo di Dio», sottolinea una nota diffusa dalla diocesi. In questo modo, spiega il documento dei formatori, sarà possibile favorire e consolidare «un confronto più serrato e una reciprocità con altre forme di vocazione – come la vita consacrata e il matrimonio – che possono interagire più regolarmente e immediatamente con la vita quotidiana dei seminaristi».
Fra le altre principali novità: «la vita di tutti i seminaristi», nella sede del Seminario a Venegono Inferiore, «sarà concentrata nel lotto dell’attuale Biennio», i primi due anni del cammino verso il sacerdozio, «con spazi e tempi condivisi da tutti e altri propri per ciascuna tappa formativa». Inoltre: «la “vestizione” clericale», oggi prevista all’inizio del terzo anno, «verrà rinviata al momento dell’ordinazione diaconale, ovvero all’inizio del sesto e ultimo anno, come indica la disciplina della Chiesa universale e della Cei in materia e come già avviene nella maggior parte dei Seminari italiani», aggiunge la nota della diocesi.
Molteplici i motivi di questa riconfigurazione. Ha certamente inciso «la conferma, per il terzo anno di fila, di una quantità di ingressi numericamente ridotta e in continuo progressivo calo». Nell’anno seminaristico 2013-14, si legge nel documento dei formatori, i seminaristi erano in totale 150, diventati 139 nell’anno 2017-18 e 78 nell’anno 2022-23. Gli ingressi sono stati 24 nel 2017, 19 nel 2018, 18 nel 2019, 16 nel 2020, 11 nel 2021, 6 nel 2022.
Numeri sempre più esigui, dunque, ospitati nella monumentale sede voluta dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, la cui “sproporzione” ha anche un impatto sul piano educativo, oltre che su quello economico-etico. Portare tutti i seminaristi nel “lotto” del Biennio renderà dunque «più proporzionato il rapporto presenze-spese-emissioni». Ma la motivazione principale di ogni scelta, ha ribadito Delpini, «è e rimarrà il favorire, l’accompagnare e l’istruire alcuni giovani della diocesi al discernimento e alla docilità allo Spirito».
Tornando ai seminaristi della Terza Teologia: abitare nelle parrocchie li aiuterà a «coltivare lo stile missionario della vita fraterna» e, si legge ancora nel documento dei formatori, «a dilatare e sollecitare uno sguardo critico, interessato e realistico sull’odierna condizione culturale, sociale ed ecclesiale». Ciascun gruppo dovrà darsi una regola di vita comune, che contenga e integri liturgia quotidiana condivisa, preghiera e meditazione personale, preghiera in comune, tempi per lo studio, il riposo, la gestione della casa, degli orari, del calendario settimanale.