venerdì 21 marzo 2025
Nel messaggio annuale per la festa del santo il richiamo ad alimentare l’ascolto e la riflessione in un tempo di cambiamento d’epoca
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Il 21 marzo ricordiamo il Transito di san Benedetto, cioè il suo passaggio pasquale da questa terra al cielo di Dio. La riforma liturgica scaturita dal Vaticano II ha trasferito per il calendario universale la solennità di san Benedetto, patrono d’Europa, all’11 luglio, ma a Montecassino manteniamo la data odierna come festa principale perché proprio qui Benedetto è morto ed è sepolto. San Gregorio Magno narra così gli ultimi istanti della sua vita: “dopo aver ricevuto l’Eucaristia, Benedetto muore mentre è in preghiera, sostenuto dai suoi discepoli”. La scena evoca il passo dell’Esodo in cui Mosè intercede per il suo popolo con le mani alzate al cielo, grazie al sostegno di Cur e di Aronne. Anche Benedetto muore pregando, non solo per sé, ma per il mondo degli uomini e la loro storia, sempre tribolata. Oggi più che mai l’Europa, che è tornata a essere dilaniata dalla guerra, ma anche da una crisi di identità e di quei valori che ne hanno guidato il processo di unificazione, sembra aver bisogno dell’intercessione del santo che, proprio qui a Montecassino, poco più di sessanta anni fa san Paolo VI proclamava patrono d’Europa, il 24 ottobre 1964, mentre era in corso una sessione di quel Concilio che avrebbe dato la freschezza della speranza a tutta la Chiesa.

Ogni anno la comunità di Montecassino, insieme a quelle di Norcia e di Subiaco, propone, in prossimità del 21 marzo, un messaggio di pace, che affida al pellegrinaggio della fiaccola pro pace et Europa una. Nel messaggio di quest’anno ricordiamo come il papa del Concilio in quell’occasione abbia affermato che il monachesimo benedettino ha contribuito a edificare la civiltà europea attraverso tre strumenti: la croce, il libro, l’aratro. Sono tre segni che anche ai nostri giorni conservano la loro attualità. Guardiamo alla croce come segno di riconciliazione e di perdono perché, come più volte hanno ricordato i Papi in questi ultimi decenni, non c’è pace senza perdono. Il libro impegna tutte le nostre facoltà nello studio e nella ricerca di vie possibili di incontro, anche attraverso la riflessione, il dialogo, l’ascolto, la reciproca comprensione. L’aratro, infine, ci sollecita non solo a dissodare la terra perché possa accogliere una nuova seminagione, ma ad aprire solchi nella storia affinché il seme della pace, anche quando pare gettato ingenuamente e senza speranza, possa trovare accoglienza e produrre un raccolto sorprendente.

Quando il 24 ottobre 1964 Paolo VI è salito a Montecassino per consacrare la ricostruita basilica dopo lo scempio infertole dalla Seconda guerra mondiale, usava tre verbi che ancora oggi ci parlano: «Qui la pace troviamo… qui la pace rechiamo… qui la pace celebriamo». Occorre celebrare la pace, perché essa non è solo conquista del pur doveroso sforzo umano, ma è dono che scende dall’alto, dal cielo di Dio. Occorre recare la pace, giacché il dono va comunque accolto e fatto fruttificare grazie all’impegno della libertà umana. Occorre infine trovare la pace, ricercandola in ogni luogo, tempo, spazio dove cresce e matura, incontrando realtà e persone probabilmente qualificate da fedi e visioni diverse, ma ugualmente desiderose di pace. La pace diviene allora un collante che unisce laddove altre dinamiche o falsi valori tentano di dividere e gettare discordia.

San Benedetto è giunto a Montecassino in un’epoca di grandi trasformazioni; oggi anche noi attraversiamo un cambiamento epocale, che con l’attuale Giubileo papa Francesco ci invita a vivere nel segno di una fattiva speranza, che sa mettersi in cammino con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. A Montecassino ci incamminiamo a celebrare fra quattro anni, nel 2029, i 1500 anni dall’arrivo di san Benedetto e dalla fondazione di questo monastero. Vorremmo vivere questo tratto di strada come occasione per riflettere, insieme a tanti altri che desiderino farlo con noi, su come i valori tipici della tradizione benedettina possano continuare a dare un volto e soprattutto un’anima all’Europa e al suo desiderio di pace.

Abate di Montecassino

© riproduzione riservata

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