Il Metropolita Hilarion Alfeev, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca (Gallini)
Il Metropolita Hilarion Alfeev, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, è intervenuto ieri al Meeting di Rimini, dove lo abbiamo incontrato.
Qual è il significato dell’incontro di Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill?
L’incontro a Cuba del 12 Febbraio 2016 tra Sua Santità il Patriarca Kirill e Sua Santità Papa Francesco ha, senza alcuna esagerazione, un significato storico. E’ stato il primo incontro nella storia dei Primati della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica romana e mostra il livello di fiducia e comprensione reciproca che le nostre Chiese hanno raggiunto negli ultimi anni.
Le relazioni della Chiesa ortodossa russa con la Chiesa cattolica romana negli ultimi tempi si sono notevolmente intensificate. Ciò in primo luogo è dovuto alla chiara consapevolezza della necessità di unire gli sforzi di ortodossi e cattolici per difendere i valori cristiani tradizionali e rispondere alle sfide del nostro tempo, come la secolarizzazione liberale, la discriminazione dei cristiani, la crisi dei valori familiari, il decadimento della morale nella vita personale e sociale.
Quali risultati sono stati raggiunti?
La cooperazione ortodossa-cattolica ha acquisito particolare rilevanza nel campo della protezione dei cristiani dalle persecuzioni, prima di tutto in Medio Oriente e in alcuni paesi africani, dove la popolazione cristiana è esposta a un vero e proprio genocidio da parte di forze estremiste. Questa tragica situazione è stata la causa principale dell’incontro de L'Avana.
La dichiarazione congiunta, firmata dal Papa e dal Patriarca a conclusione del loro incontro, contiene un appello alla comunità internazionale a fare tutto il possibile per fermare la violenza nella regione del Medio Oriente, cosa che non può essere raggiunta senza un'azione coordinata da parte di tutte le forze che si oppongono all'estremismo. Vorrei far notare che poco dopo il messaggio congiunto dei due Primati i negoziati tra la Russia e gli Stati Uniti, che erano in corso nello stesso periodo a Monaco di Baviera, sono giunti a un accordo sul cessate il fuoco in Siria. Alle due superpotenze si sono poi uniti il governo della Siria e i rappresentanti dell'opposizione, il che ha permesso di avviare un dialogo sullo ristabilimento della pace nel paese.
Come valuta la situazione siriana?
La situazione in Medio Oriente e soprattutto in Siria resta ancora molto difficile. E ciò in gran parte è dovuto alla mancanza di una giusta cooperazione tra le coalizioni anti-terroriste. Quindi l’appello del Papa e del Patriarca non ha perso di attualità.
Sono lieto di notare che negli ultimi anni le nostre chiese hanno sviluppato una cooperazione per fornire assistenza umanitaria ai cristiani sofferenti della Siria. Nel mese di aprile del 2016 si è svolto un viaggio di un gruppo di rappresentanti delle due Chiese in Siria e Libano per esaminare la situazione in loco. In Russia, ortodossi, cattolici e rappresentanti di altre fedi attuano su base regolare una comune raccolta di fondi per i bisognosi in Siria.
Quali sono gli altri ambiti di cooperazione?
La dichiarazione congiunta firmata a Cuba riflette diversi problemi, riguardo ai quali gli ortodossi e i cattolici hanno una posizione comune. I Primati delle due Chiese hanno sottolineato la necessità di una cooperazione cattolico-ortodossa per la protezione dei fondamenti cristiani della civiltà europea, della famiglia come cammino di santità che manifesta la fedeltà reciproca dei coniugi e la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, del diritto fondamentale alla vita e del rispetto della dignità umana.
Uno spazio rilevante nel documento è riservato all’appello a un impegno attivo per la pacificazione e solidarietà sociale in Ucraina. Per la prima volta è stata espressa da parte cattolica al più alto livello una chiara condanna dell’uniatismo, come mezzo per ristabilire l'unità tra ortodossi e cattolici, e di ogni forma di proselitismo. Ciò costituisce una condizione essenziale per il ripristino della fiducia reciproca e il superamento di vecchi rancori e pregiudizi, senza la quale è impossibile sperare in un vero avvicinamento tra le nostre Chiese.
Dispiace che, nonostante gli appelli di pace del Papa e del Patriarca, la leadership della Chiesa greco-cattolica ucraina continua a rilasciare dichiarazioni politicizzate e a esprimere accuse di "mancanza di patriottismo" nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina. Non molto tempo fa c’è stato l’ennesimo tentativo da parte dei greco-cattolici di impossessarsi di un tempio della Chiesa Ortodossa ucraina, nella città di Kolomyia. Così, la situazione in Ucraina rimane la questione più problematica nelle relazioni ortodosso-cattoliche.
Allo stesso tempo, siamo grati alla Santa Sede di aver espresso alle autorità ucraine la propria preoccupazione per via della discussione, presso la Verkhovna Rada, di alcuni disegni di legge volti a porre una base giuridica per la discriminazione della Chiesa ortodossa ucraina e il sequestro dei suoi luoghi di culto. Considero questa manifestazione di solidarietà con la posizione del Patriarcato di Mosca, da parte della Santa Sede, come uno dei risultati positivi della riunione de L'Avana. Indubbiamente quest’incontro eserciterà una grande influenza, sia sullo sviluppo della cooperazione ortodossa-cattolica in vari settori, sia sulla situazione politica del mondo.
Ci sono altre sfide che è possibile affrontare insieme?
L'incontro tra il Papa e il Patriarca a L'Avana ha testimoniato la vicinanza delle posizioni del Patriarcato di Mosca e della Chiesa cattolica romana sui grandi temi del nostro tempo, il che permette di sviluppare la cooperazione bilaterale in tutti questi settori. Ho già menzionato alcuni esempi di tale cooperazione.
Nel gennaio 2017 si è svolto a Parigi il V Forum cattolico-ortodosso europeo, dedicato al problema della minaccia del terrorismo, direttamente legato alla situazione in Medio Oriente e che oggi colpisce tutti, senza eccezioni. Ho partecipato ai lavori del Forum come rappresentante della Chiesa Ortodossa Russa. Nel messaggio conclusivo i partecipanti al Forum hanno espresso la necessità di una stretta collaborazione fra ortodossi e cattolici di fronte alle sfide finora senza precedenti che il mondo moderno sta attraversando, hanno testimoniato solidarietà ai cristiani sofferenti del Medio Oriente, Africa e Asia, e hanno condannato ogni forma di discriminazione per motivi religiosi.
Un evento importante è stato il Summit mondiale in difesa dei cristiani perseguitati, tenutosi nel maggio di quest'anno nella capitale statunitense di Washington, che ha riunito 600 delegati provenienti da 136 paesi. Il Summit è stato organizzato grazie all'iniziativa congiunta della Chiesa ortodossa russa e l’Associazione Evangelica di Billy Graham e sono stati invitati rappresentanti delle diverse Chiese ortodosse, della Chiesa cattolica romana, di varie denominazioni protestanti e delle antiche Chiese Orientali. Per parte cattolica al Summit ha partecipato l’arcivescovo di Washington, cardinale Donald Wuerl e rappresentanti del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
Oggi, un numero crescente di paesi europei adotta leggi che legalizzano fenomeni peccaminosi, da sempre considerati inaccettabili dal punto di vista della morale cristiana: le unioni omosessuali, l'aborto, l'eutanasia. In alcuni paesi europei, i partner omosessuali hanno il diritto di adottare figli.
Per le nostre Chiese è giunto il momento di agire in maniera congiunta per difendere gli ideali evangelici della vita sociale, familiare e privata. Tale difesa comune dei valori cristiani tradizionali ci obbliga a sviluppare la cooperazione bilaterale in seno alle organizzazioni internazionali: l'Onu, il Consiglio d'Europa, l'Osce, l'Unesco, le strutture dell'Unione europea. I rappresentanti della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica romana hanno una posizione comune nel quadro delle attività dell'Osce sulla questione della discriminazione dei cristiani in Europa.
Possono l’arte, la musica e la cultura essere strumenti di dialogo?
La sfera della cultura è una delle aree più promettenti in cui può svilupparsi una fruttuosa cooperazione tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica. Entrambe le Chiese hanno avuto un’enorme influenza sulla formazione della cultura europea, che ha tesori inestimabili di arte cristiana. L'arte, permeata da sentimenti religiosi, dispone di un linguaggio universale col quale si può testimoniare Cristo alla società moderna.
La gente non può rimanere insensibile davanti alle meravigliose opere musicali, letterarie o pittoriche, il cui contenuto cristiano è inseparabile dalla forma estetica in cui esso è rivestito. Il grande interesse per mostre d'arte religiosa è testimoniato, tra l’altro, dall'enorme popolarità che ha avuto la mostra dei capolavori della pittura italiana a soggetto biblico e cristiano, provenienti dai Musei Vaticani, tenutasi presso la Galleria Tretyakov di Mosca tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017.
Dal 2015 è attivo il Gruppo di lavoro congiunto sulla cooperazione culturale tra la Chiesa Ortodossa Russa e la Santa Sede. Grazie all’opera di questo gruppo di lavoro si sono potuti organizzare una serie di concerti del Coro sinodale di Mosca e del coro della Cappella musicale pontificia Sistina a Mosca e Roma, numerose mostre d'arte, come anche una Summer school a Mosca per gli studenti dei diversi Pontifici Istituti. La cooperazione avviata pochi anni fa ha un grande potenziale di ulteriori sviluppi.
Qual è il significato dell’esposizione delle reliquie di san Nicola in Russia?
L’esposizione alla venerazione dei fedeli ortodossi delle reliquie di San Nicola a Mosca e San Pietroburgo nel maggio-luglio di quest'anno è stato un evento senza precedenti. San Nicola è il santo più venerato in Russia, vi è un numero enorme di chiese dedicate a lui, in ogni famiglia ortodossa c’è sempre la sua icona. Centinaia di pellegrini ortodossi russi ogni anno vanno a Bari per pregare presso le sue reliquie. Tuttavia, milioni di fedeli, per ragioni finanziarie, non hanno l'opportunità di intraprendere un tale viaggio. Durante l’incontro a L'Avana, il Patriarca Kirill e Papa Francesco hanno deciso che le reliquie di San Nicola, che in 930 anni non hanno mai lasciato Bari, sarebbero state portate in Russia. Così, questo evento esclusivo è stato un risultato concreto dello storico incontro dei due Primati e dimostra l'alto livello di fiducia e comprensione reciproca, che la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana hanno raggiunto negli ultimi anni.
Durante la loro permanenza a Mosca e San Pietroburgo, le reliquie del santo sono state venerate da più di due milioni e trecentomila fedeli dalla Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia e altri paesi. Per arrivare davanti alle reliquie queste persone hanno dovuto fare la fila per lunghe ore, assistiti e accolti da volontari, il cui numero in due mesi è aumentato da duemila a quattordicimila. E' difficile esprimere a parole i sentimenti di cui sono stati colmati questi fedeli nel loro pellegrinaggio verso le reliquie del loro santo preferito e venerato.
Questo evento ha grande importanza anche per le relazioni ortodosso-cattoliche. L’esposizione delle reliquie di San Nicola in Russia ha significato una testimonianza visibile dell’ancor viva tradizione del primo millennio, che unisce ortodossi e cattolici, i quali venerano i santi comuni della Chiesa antica.
Quando sarà possibile un incontro tra il Papa e il Patriarca Kirill a Mosca?
È troppo presto per parlare di un nuovo incontro tra il Patriarca di Mosca e tutta la Russia e il Papa. L'incontro dell'anno scorso a L'Avana ha indicato le prospettive per lo sviluppo delle relazioni tra le due Chiese per il prossimo futuro, e ora dobbiamo impegnarci per attuarle, con l'aiuto di Dio. Per realizzare questo compito occorre ben più di un anno.