Un'immagine di san Riccardo Pampuri: entrò nell'Ordine dei Fatebenefratelli a Milano il 22 giugno 1927. Domani si apre a Trivolzio (Pavia), suo paese natale, l'Anno giubilare a lui intitolato
La novità è nel discrimine tra spiritualità e confessione religiosa: il Servizio di attenzione spirituale e religiosa (Sasr), che è stato recentemente istituito nei centri della Provincia lombardo-veneta dei Fatebenefratelli, non è un doppione della cappellania, ma risponde alla domanda, sempre più diffusa, di un’assistenza spirituale che affianchi quella clinica e sociosanitaria, assumendo le caratteristiche di un servizio interreligioso e multiculturale. Perché, come spiega l’Ordine ospedaliero, i laici che garantiscono questo servizio offrono un’attenzione che va al di là della fede cattolica, per rivolgersi anche ad altre scelte religiose e filosofiche. In ciò, precisano i religiosi, si realizza il carisma dell’Ospitalità, trasmesso dal fondatore dell’ordine, san Giovanni di Dio.
Il Sasr è il primo caso in Italia e uno dei pochi in Europa. Nasce nell’ambito del centro pastorale della Provincia lombardo- veneta ed è assicurato dal cappellano e da un laico che hanno l’obiettivo principale di accompagnare le persone assistite secondo le loro necessità spirituali e religiose, promuovendo così l’umanizzazione, che è un valore dell’Ordine, e la formazione degli operatori sanitari, che rappresenta un impegno non indifferente. «Il referente laico non è un cappellano supplente – spiega Laura Zorzella, responsabile del centro pastorale provinciale – ma una figura specifica formata attraverso un corso di perfezionamento postlaurea, organizzato in collaborazione con l’Università Cattolica (corso in 'Umanizzazione e dimensione spirituale della cura nei contesti interculturali'), e attraverso una formazione continua che gli assicura il giusto atteggiamento verso il malato e un adeguato background culturale, che contempla anche fedi diverse da quella cattolica».
Il referente laico è dunque una figura specificamente formata: interagisce con le équipe curanti ed instaura una relazione con il malato che si concentra sull’aspetto umano della sofferenza, aiutando l’ospite a ricondurre quest’ultima ad un orizzonte di senso. Quest’orizzonte può essere cattolico, cristiano, appartenere ad altre fedi religiose oppure inscriversi in una visione completamente diversa dell’esistenza. «Nulla di nuovo, almeno stando al Vangelo: Gesù incontra l’uomo che soffre, lo ascolta e gli parla, riconducendo l’esperienza della sofferenza a una prospettiva di senso, che la religione offre ma non impone – spiega fra Salvino Zanon, responsabile della pastorale della Provincia lombardoveneta dei Fatebenefratelli – e che non può essere offerta dalla scienza medica, che cura il corpo, e dalla stessa psicologia, che cura il disagio psichico». Un servizio, dunque, che valorizza la dimensione umanizzante del Cristianesimo e la mette al servizio di una riconciliazione con il dolore e con la vita in quelle situazioni in cui tutto appare perduto. Un servizio, peraltro, che può svolgere solo chi è specificamente formato e fortemente motivato: non si tratta di fare proseliti, ma pur sempre di «seguire e ricreare i gesti e gli atteggiamenti di Gesù con le persone bisognose e vulnerabili, così come fece san Giovanni di Dio che si donò interamente al servizio dei poveri e dei malati» osserva ancora fra Zanon.
Il referente laico del Servizio di attenzione spirituale e religiosa rappresenta indubbiamente una novità importante per il sistema sanitario nazionale come pure per la Chiesa cattolica, ma «il Sasr non porta ad uno stravolgimento, semmai all’introduzione di una figura nuova che si affianca alle figure esistenti» sottolineano i Fatebenefratelli. Il nuovo servizio è attualmente in corso di implementazione in tutte le strutture della Provincia Lombardo Veneta dell’Ordine ospedaliero.