Papa Francesco con i giovani alla Gmg di Cracovia dell'estate 2017 (Ansa)
Cristo è vivo e vuole “ciascun giovane cristiano vivo”: l’Esortazione apostolica “Christus vivit” è un documento che invita a prendere sul serio la gioventù, vivendola come “una gioia, un canto di speranza e una beatitudine”.
Facendo tesoro dell’intero cammino sinodale papa Francesco, nella sua esortazione, si rivolge “con affetto” a tutti “i giovani cristiani” per richiamare “alcune convinzioni della nostra fede e, nello stesso tempo, incoraggia a crescere nella santità e nell’impegno per la propria vocazione”. Un messaggio inviato allo stesso tempo, però, “a tutto il Popolo di Dio”, nella convinzione che “la riflessione sui giovani e per i giovani interpella e stimola tutti noi”. Perché anche “un’istituzione antica come la Chiesa può rinnovarsi e tornare a essere giovane”, ma per far questo bisogna chiedere al Signore “che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile”. Ma allo stesso va liberata anche “da un’altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è sé stessa, quando riceve la forza sempre nuova della Parola di Dio, dell’Eucaristia, della presenza di Cristo e della forza del suo Spirito ogni giorno. È giovane quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte”.
LA PRESENTAZIONE Nella «Christus vivit» il Papa propone ai giovani «quasi un'alleanza» di Gianni Cardinale
E nei nove capitoli del documento (diviso in 299 paragrafi) il cammino porta proprio alla scoperta dell’unica fonte in grado da un lato di dare credibilità all’azione pastorale della Chiesa accanto alle nuove generazioni e dall’altro di offrire una speranza concreta ai giovani stessi. L’intero testo riflette questa duplice attenzione, passando da paragrafi formulati come “riflessioni generali” a passaggi scritti usando la seconda persona singolare, rivolgendosi, quindi, a ogni singolo giovane potenziale destinatario della lettera.
Nei primi due capitoli (“Cosa dice la Parla di Dio sui giovani” e “Gesù Cristo sempre giovane”) il Pontefice getta le basi teologiche e bibliche alla riflessione attorno al rapporto tra Chiesa e nuove generazioni, ricordando in particolare numerose figure di giovani le cui vicende sono narrate nell’Antico Testamento, descrivendo la gioventù di Cristo, colui che dà inizio all’esperienza di fede e che deve rimanere al centro di ogni percorso di crescita umana. Una parte del capitolo è dedicata alla figura di Maria e al suo essere diventata “influencer” grazie al suo sì convinto senza “vederemo come va”. Poi una carrellata di giovani santi che lungo i secoli “sono stati preziosi riflessi di Cristo giovane che risplendono per stimolarci e farci uscire dalla sonnolenza”: san Sebastiano, san Francesco d’Assisi, santa Giovanna d’Arco, il beato Andrew Phu Yen, santa Kateri Tekakwitha, san Domenico Savio, santa Teresa di Gesù Bambino, il beato Ceferino Namuncurà, il beato Isidoro Bakanja, il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Marcel Callo e la beata Chiara Badano.Sul loro esempio il Papa chiede alla Chiesa di “lasciarsi rinnovare”, affrontando anche i temi più spinosi e controversi come gli scandali sessuali ed economici, diventando così più credibile e più incisiva anche nel dare seguito ad esempio alle “legittime rivendicazioni delle donne che chiedono maggiore giustizia e uguaglianza”.
Il terzo capitolo “Voi siete l’adesso di Dio”, riprende un’espressione usata da Bergoglio alla Gmg di Panama e traccia un ritratto delle nuove generazioni di oggi che cerca, pur nella sintesi, di offrire uno sguardo sulle numerose condizioni in cui i giovani si trovano a vivere oggi nelle diverse parti del mondo. Con un’attenzione particolare a quelli che vivono situazioni di disagio, sofferenza, incertezza, instabilità, paura, persecuzione, esposizione al “ricatto” di chi offre aiuti economici in cambio di lasciarsi “colonizzare” da ideologie pericolose e da una “cultura dello scarto”. Nonostante ciò, ricorda il Papa, non vanno dimenticate le tantissime energie positive che i giovani hanno da offrire, lasciando di fatto la porta aperta a una relazione autentica e profonda con Dio. Francesco indica poi tre particolari temi su cui il Sinodo si è soffermato in modo particolare e che richiedono maggiore attenzione: l’ambiente digitale, i migranti come “paradigma del nostro tempo” e la richiesta di “porre fine a ogni forma di abuso”. Tutti temi delicati all’interno dei quali il Papa chiede anche ai giovani di aiutare la Chiesa a rinnovarsi e a purificarsi.Ogni ostacolo, ogni difficoltà, però “ha una via d’uscita”, nota Francesco, che indica l’esempio di Carlo Acutis come icona di una gioventù in grado di “uscire dall’isolamento” e di sfruttare le potenzialità offerte dal mondo odierno per esprimere i propri sogni, la propria vocazione.
Al quarto capitolo è affidato “Il grande annuncio per tutti i giovani”: un annuncio fatto di tre messaggi fondamentali: “Dio ti ama”, “Cristo di salva” e “Egli vive!”. Per questo il Papa chiede ai giovani di puntare in alto non aver paura di cercare amore, intensità e passione nella propria vita.
Il quinto capitolo, “Percorsi di gioventù”, è un grande appello a vivere il tempo che porta all’età adulta come un “dono”, senza accontentarsi di stare “al balcone” o “sul divano”, ma sapendo rischiare senza paura di sbagliare. Tutto questo vivendo a pieno l’esperienza dell’amicizia e della fraternità, aprendosi alla comunità e all’impegno nella società. Perché “innamorati di Cristo, i giovani sono chiamati a testimoniare il Vangelo ovunque con la propria vita”.
Al sesto capitolo, “Giovani con radici”, si trova uno dei temi più cari del pensiero di papa Francesco: il rapporto tra generazioni e la capacità di ascoltare gli anziani. “Al mondo non è mai servita né servirà mai la rottura tra generazioni – scrive il Papa –. Sono i canti di sirena di un futuro senza radici, senza radicamento. È la menzogna che vuol farti credere che solo ciò che è nuovo è buono e bello. L’esistenza delle relazioni intergenerazionali implica che nelle comunità si possieda una memoria collettiva, poiché ogni generazione riprende gli insegnamenti dei predecessori, lasciando così un’eredità ai successori”. Da queste radici, nota il Papa, nascono le basi per dare corpo ai sogni. Un appello a camminare insieme che riguarda anche la Chiesa intera.
Il settimo capitolo è dedicato alla pastorale giovanile, chiamata oggi più che mai a essere “sinodale” e a seguire due grandi linee d’azione: “Una è la ricerca, l’invito, la chiamata cheattiri nuovi giovani verso l’esperienza del Signore. L’altra è la crescita, lo sviluppo di un percorso di maturazione di chi ha già vissuto quell’esperienza”. Un cammino il cui linguaggio primario dev’essere quello della vicinanza e dell’accoglienza, senza dimenticare, però, che “qualsiasi progetto formativo, qualsiasi percorso di crescita per i giovani, deve certamente includere una formazione dottrinale e morale”. Un’attenzione particolare va, poi, anche alla scuola e ai diversi “ambiti di sviluppo pastorale”: dalle iniziative di preghiera, alle esperienze di servizio, dalle espressioni artistiche alla pratica sportiva, fino all’attenzione all’ambiente. Sono tutte “possibilità che si aprono all’evangelizzazione dei giovani”. Così la pastorale giovanile, secondo il Pontefice, sarà davvero “popolare”, aperta, ampia e capace di incontrare chi ha esperienze diverse. Obiettivi che hanno bisogno di un accompagnamento serio ed esperto da parte degli adulti per permettere ai giovani di essere a loro volta missionari, ma anche future guide.
L’ottavo capitolo, “La vocazione” si sofferma sul tema della chiamata, soffermandosi sui diversi ambiti in cui essa si può esprimere: l’amore e la famiglia, il lavoro, la consacrazione.
Infine il nono capitolo tratta del “Discernimento”, mettendo in primo piano “la formazione della coscienza, che permette che il discernimento cresca in termini di profondità e di fedeltà a Dio”. Questa formazione, scrive il Papa, “implica il lasciarsi trasformare da Cristo e allo stesso tempo una pratica abituale del bene”. Un cammino da compiere anche grazie a delle guide, cui sono chieste tra particolari sensibilità: l’attenzione alla persona, la capacità di discernere, l’ascolto degli impulsi profondi che proiettano in avanti. Tre dimensioni che il Papa sintetizza nell’esperienza iconica vissuta dai discepoli di Emmaus.
Papa Francesco conclude rivolgendosi ai giovani e usando un’immagine evangelica: Giovanni che corre avanti, arriva prima al sepolcro vuoto di Cristo ma attende Pietro per entrare. “Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti – conclude il Pontefice –. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci.