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La diocesi di Cleveland, in Ohio, fu eretta da Pio IX nel 1847. Il suo primo vescovo, il francese Louis Amadeus Rappe, fu nominato e consacrato nello stesso anno. E una delle primissime cose che fece fu la creazione di un seminario, per una Chiesa locale che aveva fame di sacerdoti. Dopo aver vissuto in affitto per alcuni mesi, Rappe comprò una modesta casa in mattoni in cui andò a vivere e in cui allestì gli spazi per ospitare i primi otto seminaristi della diocesi, che l’anno dopo diventarono diciotto.
Per ricordare il 175° anno di vita del Saint Mary Seminary gli studenti e il personale di questo istituto si sono recati in pellegrinaggio a Roma e sono stati ricevuti ieri in udienza dal Papa. Che ha rivolto loro un breve discorso imperniato su tre raccomandazioni formative, corrispondenti ad altrettante caratteristiche del percorso sinodale.
Prima raccomandazione: «l’ascolto, soprattutto del Signore». «Sappiamo che da soli non possiamo fare nulla, perché “se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Sal 127,1) – ha detto Francesco – questa consapevolezza ci chiama a fare spazio ogni giorno della nostra vita al Signore, a meditare la sua Parola, a trovare luce per il nostro cammino attraverso l’aiuto di un accompagnamento spirituale, e soprattutto a trascorrere del tempo con Lui in preghiera, ascoltandolo in silenzio davanti al tabernacolo. Non dimenticate mai l’importanza di mettervi davanti al Signore per ascoltare ciò che vuole dirvi. Infatti, ascoltare la voce di Dio nel profondo del nostro cuore e discernere la sua volontà è indispensabile per la nostra crescita interiore, soprattutto quando ci troviamo di fronte a compiti urgenti e difficili. A questo proposito, la vita del seminario vi offre già la possibilità di coltivare un’abitudine alla preghiera che vi servirà nel futuro ministero».
Secondo punto: «camminare insieme». «Il vostro tempo di formazione in seminario è un’opportunità per approfondire lo spirito di comunione fraterna, non solo tra di voi, ma anche con il vostro vescovo, col presbiterio della Chiesa locale, con i consacrati e i fedeli laici, così come con la Chiesa universale – ha spiegato sempre il Pontefice – dobbiamo riconoscerci parte di un unico grande Popolo che ha ricevuto le promesse di Dio come un dono, non come un privilegio. Allo stesso modo, la vostra vocazione è un dono da mettere al servizio dell’edificazione del corpo di Cristo (cfr. Ef 4, 12). Infatti, il buon pastore cammina insieme al gregge: a volte davanti, per indicare la strada; a volte in mezzo, per incoraggiare, e a volte dietro, per accompagnare quelli che fanno più fatica. Ricordatevi sempre che è importante camminare con il gregge, mai separati da esso».
Infine, «la testimonianza», perché «l’ascolto di Dio e il camminare insieme agli altri portano frutto nel diventare segni vivi di Gesù presente nel mondo». «Possano gli anni trascorsi in seminario – ha rimarcato Bergoglio – prepararvi a donarvi completamente a Dio e al suo Popolo santo, nell’amore celibatario e con cuore indiviso. La Chiesa ha bisogno del vostro entusiasmo, della vostra generosità e del vostro zelo per mostrare a tutti che Dio è sempre con noi, in ogni circostanza della vita. Prego affinché, nelle varie forme di apostolato educativo e caritativo in cui siete già impegnati, siate sempre segno di una Chiesa in uscita (cfr. Evangelii gaudium, 20), testimoniando e condividendo l’amore misericordioso di Gesù con tutti i membri della famiglia umana, specialmente i poveri e i bisognosi».