sabato 8 marzo 2025
Giunto nel capoluogo pugliese il saio indossato dal santo cappuccino di Pietrelcina: lo stesso di quando ricevette le stimmate nel 1918
In primo piano la reliquia del saio che Padre Pio indossava quando ricevette le stimmate, esposta a Foggia

In primo piano la reliquia del saio che Padre Pio indossava quando ricevette le stimmate, esposta a Foggia - Web

COMMENTA E CONDIVIDI

Ancora una volta la città di Foggia ha accolto la “visita” di san Padre Pio. Lo ha fatto nelle scorse settimane attraverso una sua reliquia: il saio di san Pio, da lui indossato nel momento in cui ha ricevuto le stimmate, il 20 settembre 1918. «Già l’arrivo è stato trionfale. Nella nostra terra, la pietà popolare e la devozione ai santi, in particolare a Padre Pio, sono davvero molto grandi» ha commentato l’arcivescovo di Foggia-Bovino, Giorgio Ferretti nel giorno dell’accoglienza della reliquia che è stata esposta prima al parco dell’Iconavetere, poi presso la chiesa di Sant’Anna, in occasione dei 109 anni dalla permanenza di un giovanissimo San Pio proprio in quella parrocchia, e infine presso il Convento dell’Immacolata, dove è stata celebrata una Messa presieduta dal cardinale Louis Antonio Tagle, pro-prefetto del dicastero per l’evangelizzazione.

«Una celebrazione molto partecipata – sottolinea il presule foggiano – questo ci dà l’idea di come Padre Pio sia il nostro santo, che dall’alto del Gargano veglia sulla terra di Capitanata e sul mondo intero».

Monsignor Ferretti parliamo dell’importanza dei segni della devozione nel nostro tempo e di come poter vivere nel migliore dei modi il rapporto con le reliquie.

La devozione popolare nel Sud è molto importante, perché mantiene viva e forte la religiosità della gente. Ha un rischio, quello di generare un sottile individualismo: “io prego, io chiedo la grazia, io vado alla processione”. Bisogna costruire comunità, anche e soprattutto attraverso la devozione ai santi, per arrivare a quello che è il centro della nostra vita e della nostra salvezza, ovvero il nostro Signore Gesù Cristo. Però evangelizzare la pietà popolare, come un po’ si dice in gergo, è anche bello, perché c’è tanta gente che ascolta nelle omelie e che partecipa nelle processioni. Per quanto riguarda il rapporto con le reliquie, così come con le immagini, dobbiamo sempre aver presente che c’è un “oltre”. Immaginiamole come finestre, come ci suggerisce il mondo teologico bizantino, attraverso le quali noi possiamo sentire, comunicare, trovare un “oltre”, che è la realtà del cielo, del Paradiso. I santi sono in cielo, quindi la reliquia è una presenza, l’ultima, terrena, di quello che invece è una presenza spirituale dei Santi attorno all’agnello, come dice il libro dell’Apocalisse.

Secondo la sua opinione, cosa ha portato alle comunità locali foggiane l’accoglienza del saio?

Il saio è quello che Padre Pio indossava quando ricevette le stigmate, quindi non è un saio qualsiasi. E questo ci ricorda quindi le ferite, la salvezza che viene dalla Passione - morte -Risurrezione del Signore: il kerygma che è stato trasmesso per grazia ad alcuni santi, come san Francesco e san Padre Pio da Pietrelcina. Ma noi in queste ferite vediamo anche le ferite del Signore, che piange per un’umanità che fa la guerra, che non si ama; così come anche le ferite dei poveri, che sono nostri fratelli. Dunque, attraverso questa reliquia e attraverso le stigmate noi abbiamo la possibilità di vedere il cielo e l’oltre, ma anche la sofferenza e l’ingiustizia di molti in questo mondo.

Come questo tipo di esperienze può esprimere sul territorio una fede in grado di testimoniare i valori del Vangelo nella società?

L’esperienza francescana è un’esperienza importantissima nella storia e nel presente della Chiesa: è l’amore per il Signore, per i fratelli, per la pace, per il creato. L’esempio di Padre Pio è quello di un uomo che nella vita ha confessato e quindi ha amministrato la misericordia e il perdono di Dio a tanti. Egli è stato un grande spirituale occidentale a cui molti si sono rivolti, in grado di mostrarci al contempo come la spiritualità non è mai slegata dalla realtà e dall’azione sociale. Penso all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, che lui ha fortemente evoluto e fondato. Quest’uomo piccolo, che viveva in un convento, è stato capace di divenire un faro per i malati e per il mondo intero.

Cosa ci direbbe oggi san Pio se fosse qui in mezzo a noi?

Ci chiederebbe di amarci di più. Sarebbe scandalizzato per le tante guerre e per l’individualismo strisciante che regna in questo mondo e che ci pone gli uni senza o contro gli altri. La Chiesa è comunione, i santi non sono mai delle persone che scelgono di vivere in modo individuale o isolati dagli altri: sono persone che creano comunità e che intorno a loro generano una grande fraternità universale. Io credo che Padre Pio continuerebbe ad amministrare attraverso la confessione, la misericordia e il perdono di Dio. E ci chiederebbe di vivere in pace.

© riproduzione riservata

L'arcivescovo di Foggia-Bovino Giorgio Ferretti

L'arcivescovo di Foggia-Bovino Giorgio Ferretti - Agenzia Romano Siciliani

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: