martedì 9 febbraio 2021
Decreto del delegato pontificio, padre Amedeo Cencini: l'ex priore deve trasferirsi a Cellole di San Gimignano, in Toscana, entro il 16 febbraio. La proposta è considerata ultimativa
Enzo Bianchi

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Nuovo, triste capitolo nel caso Bose. Un decreto (che riportiamo qui sotto integralmente) del delegato pontificio, padre Amedeo Cencini, concede all’ex priore, fratel Enzo Bianchi, una settimana di tempo per lasciare la comunità nel Biellese e trasferirsi a Cellole di San Gimignano, provincia di Siena e diocesi di Volterra, in un’antica canonica trasformata alcuni anni fa nella sede toscana della stessa Bose. Ma, per rispettare il precedente decreto pontificio che imponeva il trasferimento all’esterno della comunità, Cellole perde qualsiasi connotazione monastica, viene ceduta in comodato a Enzo Bianchi che sarà accompagnato da tre o quattro confratelli. Continueranno a essere considerati monaci ma “extra domum”. Un provvedimento disciplinare pesante ma, ritiene la Segreteria di Stato Vaticana, purtroppo inevitabile, visto quanto verificatosi all’interno della comunità, con una spaccatura difficilmente ricomponibile tra il fondatore, sostenuto da un gruppetto di fedelissimi, e gli altri ottanta monaci da cui era partito il grido d’aiuto rivolto proprio alla Santa Sede.

I tentativi di ricomporre in via informale le incomprensioni che si erano create tra il fondatore di Bose, il nuovo priore Luciano Manicardi e il resto della comunità erano stati avviati già da un paio d’anni. Poi, di fronte agli esiti poco efficaci di questi inviti al dialogo, la decisione di un passo formale, per imprimere una svolta a una stagnazione rischiosa per tutti. Così tra il 6 dicembre 2019 e il 6 gennaio 2020 i visitatori apostolici – la delegazione vaticana era formata dall’abate Guillermo Leon Arboleda Tamayo, da suor M.Anne Emmanuelle Devéche, abbadessa di Blauvac e dallo stesso padre Cencini – hanno ascoltato a lungo, spesso per intere giornate, il fondatore, il nuovo priore e tutti i membri della comunità. Sulla base della loro relazione, la Santa Sede ha emanato il primo decreto che, lo scorso 13 maggio, ha deciso l’allontanamento di Enzo Bianchi e, quello temporaneo, di altri tre confratelli. Una decisione accolta dell’ex priore con profonda sofferenza. “Siamo disposti, nel pentimento, a chiedere e a dare misericordia”, aveva dichiarato in un comunicato, dicendosi disposto a valutare la situazione e trovare un accordo.

Invece, a distanza di otto mesi, nulla è cambiato. Bianchi continua a risiedere nel suo eremo personale all’interno di Bose, senza però intrattenere rapporti con il resto della comunità, in cui si respira un clima di frustrazione, di sconcerto, di delusione. Anche il recente capitolo non è servito a rasserenare i rapporti. Ma cos’è capitato in realtà a Bose? Il decreto emanato nelle scorse settimane dal delegato pontificio, parla di “gravi motivi comunicati ai diretti interessati in via riservata”. Lo scorso anno, a un mese circa dalla prima decisione di allontanamento, la comunità stessa aveva diffuso un comunicato in cui si spiegava: «Crediamo che la risposta non la si possa trovare nell’attribuire colpe e responsabilità agli uni o agli altri, bensì nella lucida constatazione che “non siamo migliori” e che il Divisore non ci ha risparmiato e noi non abbiamo saputo fronteggiarlo con sufficiente fede, speranza e carità». Le conseguenze di questa situazione – si leggeva ancora nel documento – erano ben note a coloro che in questi anni hanno frequentato Bose e hanno fatto esperienza di come l’unità fosse «seriamente compromessa, vedendo la profonda sofferenza quotidiana, lo sconforto e la demotivazione suscitati in molti fratelli e sorelle».

Ora cosa succederà se la prossima settimana Enzo Bianchi si rifiuterà di ottemperare anche questa nuova disposizione? Potrebbero davvero essergli imposte le dimissioni dallo stato di vita monastica con decisione inappellabile del Papa? Sarebbe davvero spiacevole se si arrivasse a questa decisione estrema, peraltro prevista dal Codice di diritto canonico. In gioco, questo appare ormai chiaro a tutti, c’è il futuro stesso della comunità fondata con lucida profezia 55 anni fa dallo stesso Enzo Bianchi. In questi ultimi anni però la situazione si è guastata, i rapporti si sono fatti tanto difficili e complessi da causare sofferenze profonde specie nei confratelli più giovani, si sono verificati gravi fatti che hanno costretto la Santa Sede ad intervenire su richiesta della stessa comunità. Talvolta, anche per dare speranze di futuro alle profezie servono svolte coraggiose.



Il comunicato del Delegato pontificio:
Allo scopo di eseguire il Decreto singolare, del 13 maggio 2020, a firma dell’Em.mo Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, e approvato in forma specifica dal Sommo Pontefice Francesco, con il quale, per i gravi motivi comunicati in via riservata ai singoli destinatari, si disponeva, tra l’altro, che Fr. Enzo Bianchi si ritirasse dalla Comunità Monastica di Bose entro e non oltre il termine di dieci giorni dalla data di notifica del medesimo Decreto (avvenuta il 21 maggio 2020) e si trasferisse per un tempo indeterminato e senza soluzione di continuità, in un Monastero o altro luogo; trascorsi ormai più di otto mesi dalla data in cui Fr. Enzo Bianchi avrebbe dovuto eseguire quanto disposto dal Decreto, che aveva accettato per iscritto; dopo non pochi tentativi volti a rendere più agevole a Fr. Enzo Bianchi l’obbedienza al Decreto, operati dal Delegato Pontificio, in forza del mandato ricevuto dalla Santa Sede, tenendo conto delle esigenze da lui espresse, nel rispetto della giustizia e, soprattutto, della sofferenza di tutte le persone coinvolte; lo scorso 4 gennaio 2021 il Delegato Pontificio, sentito il Priore di Bose, Fr. Luciano Manicardi, che ha raccolto anche il parere del Discretorio della Comunità, dopo aver consultato S.E. Mons. Alberto Silvani, Vescovo di Volterra, nella cui Diocesi si trova la Fraternità Monastica di Bose a Cellole, e dopo aver ricevuto il benestare del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha emanato un Decreto (notificato l’8 gennaio) nel quale ha richiesto alla Comunità monastica di Bose di:
1) interrompere a tempo indeterminato i legami con la “Fraternità Monastica di Bose a Cellole”, sita in località Cellole di San Gimignano (SI), la quale pertanto è stata chiusa e non può essere considerata come “Fraternità della Comunità Monastica di Bose”, fino a quando non si deciderà altrimenti. Di conseguenza, si dovrà escludere in riferimento ad essa, l’utilizzo dei nomi di “Fraternità Monastica di Bose”, “Monastero di Bose”, o simili, nella pubblicistica, nella cartellonistica, nei siti Internet, ecc.
2) cedere in comodato d’uso gratuito il complesso di immobili di Cellole a Fr. Enzo Bianchi, che vi si trasferirà entro e non oltre martedì 16 febbraio p.v., avendo già dato il suo assenso al riguardo, assieme ad alcuni fratelli e sorelle che hanno manifestato la propria disponibilità ad andare con lui e si troveranno nella condizione di membri della Comunità Monastica di Bose extra domum.
Restano ferme tutte le disposizioni del Decreto singolare del 13 maggio 2020, anche quelle riguardanti gli altri destinatari, ossia Fr. Goffredo Boselli, Fr. Lino Breda e Sr. Antonella Casiraghi.
Si è ritenuto doveroso dare questa pubblica comunicazione per rendere noto il mutato status della già “Fraternità monastica di Bose a Cellole”, al fine di evitare qualsiasi confusione e ambiguità in merito.

Verona, 08.02.2021

P. Amedeo Cencini, FDCC
Delegato Pontificio ad nutum Sanctae Sedis


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