Il Papa in piazza San Pietro il 13 maggio 2015 - Ansa
Un atto che affonda le sue radici nel Vangelo. Popolare, all’insegna di quella semplicità che avvicina a Dio. Padre Salvatore Perrella, uno dei più noti mariologi italiani, nonché parroco di Santa Maria del Parto a Napoli, mette in guardia dal rischio di banalizzare, di guardare con superiorità al gesto con cui oggi il Papa consacrerà l’umanità, soprattutto di Ucraina e Russia, al cuore immacolato di Maria. «L’era cibernetica, del primato della scienza sulla compassione – spiega il religioso dei Servi di Maria – non cancella questi atti di pietà senza tempo, congrui, in cui si combinano pathos e carità, espressione di una fede rocciosa nell’amore di Dio che è il Padre nostro, sempre e per sempre».
Ci si rivolge alla Vergine, perché ci porti a Dio.
La Madonna è serva del Signore, creatura Trinitatis. Quindi qualsiasi gesto che noi rivolgiamo a lei è per Cristo, con Cristo e in Cristo. Con il Battesimo tutti siamo consacrati a Dio. Maria intercede perché la paternità divina venga assolutamente estesa a tutte le creature.
Il gesto che oggi il Papa rinnova ha origini antiche.
Nel linguaggio pastorale e canonico si parla di affidamento, di consacrazione, di dedicazione a Maria. Sono tradizioni cultuali presenti nella Chiesa latina sin dagli inizi, basti pensare al grande sant’Ildefonso da Toledo nel VII secolo. A mano a mano poi, nella storia della Chiesa cattolica si sono sviluppate altre forme, come l’oblazione nel XVII secolo e la schiavitù mariana. O la spiritualità “cordimariana” del XIX secolo con sant’Antonio Maria Claret fondatore dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria. O, ancora, la Milizia dell’Immacolata di san Massimiliano Kolbe.
Il gesto odierno richiama però immediatamente Fatima e la richiesta della Madonna, il 13 luglio 1917, di consacrare la Russia al suo cuore immacolato.
Aggiungerei che nella quarta memoria delle apparizioni, suor Lucia richiama la richiesta della Vergine, che parla del cuore di Cristo oltraggiato dal comunismo, di consacrazione della Russia e della comunione riparatrice nei primi sabati del mese.
L’invito della Vergine ha avuto ampi echi nella Chiesa in tutto il Novecento.
Grazie agli atti di affidamento, di dedicazione, delle varie comunità cristiane, dei movimenti spirituali, delle confraternite e, soprattutto, dei Pontefici. Ricordiamo la consacrazione dell’Italia al cuore immacolato di Maria il 13 settembre 1959 al termine del Congresso eucaristico nazionale. Un atto auspicato da Pio XII e realizzato con Giovanni XXIII. E poi Paolo VI a Fatima 13 maggio 1967 che è anche la data dell’Esortazione apostolica “Signum magnum”.
Padre Salvatore Maria Perrella - .
E arriviamo a Giovanni Paolo II.
Che consacra il mondo al cuore immacolato di Maria il 13 maggio 1982 a Fatima e il 25 marzo 1984 a Roma con un atto collegiale che ripeterà solennemente in piazza San Pietro l’8 ottobre 2000 durante il Grande Giubileo. Giovanni Paolo II epifanizza un atto di pietà popolare, l’affidamento, che affonda le sue radici in Giovanni 19, 25-27, nel testamento di Gesù, che costituisce Maria madre della Chiesa e dell’umanità: «Donna, ecco tuo figlio». E al discepolo: «Ecco tua madre».
Infine, Francesco.
Il Papa, devotissimo a Maria, con una pietà personale molto eloquente e non banale, ha voluto sintonizzarsi con il desiderio della Vergine santa esplicitato ai pastorelli di Fatima, ma mentre Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II nei loro atti non l’hanno fatto, Francesco nomina la Russia, aggiungendovi l’Ucraina. MI permetto di evidenziare un particolare: la Russia non è apostata, non è atea, il sistema lo era manifestatamente dal 1917 alla caduta del muro di Berlino ma ora non lo è più. Lo stesso presidente Putin, questo pericoloso individuo, si dice cristiano, va in chiesa.
E torniamo al rimando a Fatima.
Il richiamo è legato alla ferma convinzione che Maria si mostra madre nel figlio suo crocifisso e risorto, soprattutto in questi momenti drammatici non solo per l’Ucraina ma anche per la Russia. Maria è mater umanitatis, questo il messaggio.
Oggi i fedeli come possono partecipare al gesto del Papa?
Con la preghiera ma anche cercando di essere testimoni operosi di pace, di carità, di vicinanza. All’insegna della semplicità, perché i semplici sono i migliori amici di Dio, danno punti a noi benpensanti. Gesù è venuto per loro, non per i superbi che credono di sapere tutto ma non sanno nulla, e affogano nella nefandezza ateistica e narcisistica.