venerdì 21 aprile 2023
Presentate le conclusioni della seconda tappa. A fine maggio verrà pubblicato l'Instrumentum laboris
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undefined - Stefano Carofei

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«C’è più di un modo di essere Chiesa». Parola di Timothy John Costelloe, arcivescovo di Perth e presidente della Conferenza episcopale australiana, che è intervenuto ieri alla conferenza stampa tenuta a Roma a conclusione della tappa continentale del Sinodo. «Stiamo sperimentando - ha sottolineato il presule - una profonda unità, che non è basata sull’uniformità ma ci invita ad abbandonare ogni ricerca di una rigida uniformità». «Ci sono - ha aggiunto - principi universali, ma i principi devono essere incarnati in contesti locali». E parlando della sua esperienza ha evidenziato che l’Oceania «è composta da una grande varietà di culture», ed «è anche un continente che contiene nazioni economicamente e politicamente stabili, ed altre nazioni molto meno stabili in entrambi gli aspetti». Secondo monsignor Costelloe quindi , fa parte del cammino sinodale il «riconoscerci come parte essenziale della realtà della Chiesa, facendoci voce delle nostre esperienze, speranze e drammi, delle nostre convinzioni sulla Chiesa, e nello stesso tempo esseri aperti alle convinzioni altrui, come compagni nel viaggio della vita e della fede e non come antagonisti o combattenti».

La presentazione della conclusa tappa continentale del Sinodo si è tenuta nella Sala Stampa vaticana. Suor Nathalie Becquart, sottosegretario della Segreteria generale del Sinodo, nel suo intervento ha spiegato che «con l’idea della circolarità tra tutti i livelli della Chiesa e la visione di un movimento dialogico che caratterizza la sinodalità, la prospettiva della tappa continentale del Sinodo è stata un approfondimento del processo di discernimento delle persone indicate a rappresentare le Chiese locali nel processo assembleare che ha proceduto ogni assemblea continentale». «La tappa continentale – ha precisato – ha voluto incoraggiare la creazione o il rafforzamento dei legami tra le Chiese vicine e, nello stesso tempo, promuovere le relazioni tra la Chiesa universale e le Chiese particolari». Rispondendo alle domande dei giornalisti la religiosa francese ha anche annunciato che «a fine maggio sarà pubblicato l’Instrumentum laboris», specificando che «visto che il Sinodo è un processo, non possiamo dire ora come sarà il documento».

Da parte sua monsignor Lucio Adrian Ruiz, segretario generale del Dicastero per la Comunicazione, ha riferito che grazie al lavoro in rete, il Sinodo “digitale” ha raggiunto «una popolazione ampia, di tutte le età, specialmente fra i 18 e 40 anni, e soprattutto una grande popolazione giovanile». Tra questi, ha specificato il prelato argentino, il 30% sono «non credenti o lontani dalla Chiesa, interessati a questo cammino». Nella prima fase sono arrivati «150.000 questionari compilati, in 115 Paesi, in 7 lingue». E il potenziale dei “missionari digitali” è «di 20.000.000 followers». «I giovani hanno trovato una dinamica, in termini di tempi, forme e metodologie, più consona a loro», ha commentato monsignor Ruiz, mentre «i non credenti e i lontani dalla Chiesa hanno trovato un percorso di avvicinamento e dialogo che ha permesso loro di esprimersi e avvicinarsi in modo più libero». Infine il domenicano Hyacinthe Destivelle, officiale del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, ha illustrato la finalità delle conferenze sulla sinodalità nelle diverse tradizioni cristiane, proposte alla Segreteria generale del Sinodo dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. Si è trattato, ha spiegato, di «un contributo ecumenico al processo sinodale in corso, soprattutto per la sua fase continentale». Infatti la sinodalità e l’ecumenismo sono «due cammini che hanno un comune obiettivo: una migliore testimonianza dei cristiani oggi, affinché il mondo creda».

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