Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei
«Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile: anche se la cronaca degli eventi rimane invariata, cambiano il senso e la prospettiva. (…) Quanto ne abbiamo bisogno, tutti! Con lo sguardo del Narratore - l’unico che ha il punto di vista finale - ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi». Mi sono tornate alla mente queste parole di Papa Francesco - tratte dal messaggio per la 54ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (24 maggio) - nello scorrere delle giornate dell’emergenza «coronavirus». Vi ho trovato un’indicazione di senso per non lasciarsi sopraffare dalla paura e dallo smarrimento. A partire dalla domanda: cosa suggerisce «lo sguardo del Narratore» per una lettura di questo tempo? Senz'altro quel «punto di vista finale» cui continuamente anelare per un cambio di prospettiva e un orientamento vivificato dell’interiorità. È quell'intenzionalità che porta in dono la capacità di vedere le cose e di vedere dentro le cose. Quanti sentimenti e atteggiamenti riacquistano un nuovo significato! A partire dalla cura per l’altro, che è insieme calore e stupore per una comunicazione davvero aperta all'incontro. Quest’anno, in modo particolare, ci avviciniamo alla celebrazione della Giornata mondiale con un carico di emozioni diverse. E non è un caso che la prima messa domenicale con la partecipazione del popolo - nella solennità dell’Ascensione - coincida con la «festa della comunicazione».
Non è un nuovo inizio, né un semplice cambio di prospettiva, ma una conversione radicale, profonda, intima. «Quando facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati - scrive il Papa nel messaggio -, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore». Lo sguardo si apre e punta dritto all’essenziale; per gli operatori dei media, all’essenza delle parole e dei fatti. Vale la pena, allora, cogliere l’opportunità della Giornata mondiale per un attento esame di coscienza: che cosa veniva considerato essenziale «prima», e ora? La pandemia ha rappresentato una situazione inedita per tanti. Il percorso da intraprendere non può essere un semplice «ritorno alla normalità» - questo, sì, va bene – ma occorre anche un forte cambiamento, costruito sulle basi solide delle sofferenze patite. E, ancora, lo sguardo all’essenziale… Cosa significa per la comunicazione? In che modo coniugare l’essenzialità con la molteplicità dei messaggi e delle fonti? Sicuramente attingendo dalla fonte pura dell’etica e della deontologia. Perché il profumo dell’essenza non sia coperto dal puzzo delle fake news. Una comunicazione essenziale è credibile quando è autentica e ha fondamenta salde, non transitorie. Credere è avere fiducia, che, a sua volta, è essenziale sia ben riposta. La nostra responsabilità, per oggi come per il futuro, parte da qui.
«Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano». Con le parole di Papa Francesco l’augurio per questo cammino!
Direttore Ufficio nazionale Comunicazioni sociali
C’è anche un contributo di Vincenzo Corrado nel libro «La vita si fa storia. Commenti al Messaggio di papa Francesco per la 54esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali» (Scholé, 190 pagine, 15 euro) che esce – come ogni anno – alla vigilia dell’evento ecclesiale in calendario domenica, solennità dell’Ascensione, pubblicazione promossa dall’Ufficio Cei e curata dal suo direttore Corrado insieme al pedagogista Pier Cesare Rivoltella, studioso dell’impatto delle nuove tecnologie sulla vita e l’apprendimento. Al contributo («Memoria: le cose e le parole») che la senatrice propone al Messaggio del Papa si aggiungno le riflessioni di Marko Ivan Rupnik, Paolo Ruffini, Fausto Colombo, Adriano Fabris e Vania De Luca, oltre a quelli degli stessi Rivoltella e Corrado. Il sussidio si completa con schede per educatori e famiglie e per animatori della comunicazione. Quest’anno il tema del Messaggio «”Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia», scritto prima della pandemia, si rivela di imprevedibile attualità per la Chiesa e il suo modo di raccontare se stessa in un mondo che ne ha cercato e ascoltato la voce come forse non accadeva da tempo.