Il cardinale Giuseppe Betori
«Un’occasione per rileggere il nostro passato e trarre indicazioni per la nostra vita presente e futura ». È questo il senso che in prima battuta il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, attribuisce alla visita di papa Francesco a Barbiana. «Un visita – aggiunge – che dimostra la grande considerazione che il Santo Padre ha per la memoria di don Milani, per la sua figura, per quello che egli ha rappresentato e che ancora può rappresentare per la Chiesa di oggi. In questa scelta riconosciamo anche un segno di attenzione alla nostra arcidiocesi e a un sacerdote che ne ha illuminato la storia recente». Betori, che stamani accoglierà il Papa al suo arrivo a Barbiana, aveva già sperimentato l’interesse di Francesco per don Milani quando gli avanzò la richiesta di rimuovere la proibizione circa la stampa e la divulgazione di 'Esperienze pastorali'.
Il cardinale ricorda come nel settembre 2013 avesse iniziato a raccogliere materiale sulla vicenda del libro per poi andare dal Papa a chiedere se fosse opportuno riaprire la questione. Nella circostanza gli consegnò, oltre a una copia del testo, un ampio dossier che fu poi trasmesso anche alla Congregazione per la Dottrina della fede, che nella primavera successiva fece sapere che 'l’intervento prudenziale' non aveva più motivo di essere. Da quel momento iniziava il percorso che ha portato il Papa ad accogliere l’invito dell’arcidiocesi di Firenze decidendo di recarsi in preghiera sulla tomba di don Milani dopo la sosta di fronte a quella di don Primo Mazzolari a Bozzolo.
«Credo che il Papa, con questo viaggio in due tappe, voglia mostrare – spiega Betori – la grandezza del sacerdozio, dell’essere preti e dell’essere parroci in modo particolare, indicando due testimonianze alte del modo di stare, da prete e da parroco, accanto alla propria gente, ascoltandola, accompagnandola e sostenendola». Nel caso specifico di don Milani, a cinquant’anni dalla morte, è importante riconoscere che la sua grandezza è determinata prima di tutto dal suo «essere un uomo di fede che ha incontrato Cristo e non lo ha mai abbandonato», oltre al suo «essere prete anche nella sofferenza e nelle difficoltà dei rapporti con i suoi superiori e con i confratelli, ma sempre fedele alla Chiesa a cui si rivolgeva costantemente per trovare perdono e misericordia».
Una grandezza confermata dal suo «essere educatore, convinto che fare scuola sia quell’'arte delicata' che ha la possibilità e il dovere di rendere migliori le persone». «Certi percorsi dolorosi non ci appartengono più – commenta Betori –, finalmente si può fare giustizia di non poche mistificazioni con cui al tempo si volle oscurare la passione e la lealtà ecclesiale di don Milani. Si tratta quindi non di cancellare il passato, ma di rileggerlo e di comprenderlo, cercando soprattutto quello che l’esperienza pastorale di don Milani ha da dire ancora alla nostra Chiesa e alla nostra società. Gli argomenti non mancano, con tutto quello che il priore di Barbiana ha rappresentato per la difesa degli ultimi e degli umili».
Anche per questo il cardinale Betori ha chiesto alla Facoltà teologica dell’Italia centrale di dedicare un prossimo convegno di studi all’esperienza pastorale di don Milani, che può essere riletta alla luce di quell’umanesimo fiorentino dalle radici antiche a cui sono riconducibili altre grandi figure della Chiesa locale del secolo corso come il cardinale Elia Dalla Costa (di cui da poco sono state riconosciute le virtù eroiche), don Giulio Facibeni, Giorgio La Pira e tanti altri preti, religiosi e laici, uomini e donne, che hanno vissuto nel loro tempo «la dolce e confortante gioia di evangelizzare ». «Guardare a questo passato, antico e recente, può suscitare sentimenti di nostalgia o di inadeguatezza. Noi invece – conclude Betori – vogliamo farlo traendone lo spunto per apprezzare e valorizzare quanto di bello e di grande vediamo ancora oggi nella vita della Chiesa e della società, e per guardare al futuro con fiducia e speranza: questo ci attendiamo dalla visita di papa Francesco a Barbiana».