LATINA Gioia e tanta emozione, quella vissuta dalla comunità ecclesiale pontina per l’ordinazione episcopale di monsignor Felice Accrocca, arcivescovo eletto di Benevento. La celebrazione è stata tenuta domenica scorsa, a Latina, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù dove il nuovo presule è stato parroco. A presiedere il rito il vescovo di Latina, Mariano Crociata, ordinante principale, assieme ad Andrea Mugione, amministratore apostolico di Benevento, e Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila. Con loro hanno concelebrato altri venti vescovi e quasi 200 presbiteri. Presenti anche 40 diaconi. Il servizio liturgico è stato assicurato dai seminaristi di Latina e Benevento. Alla funzione hanno assistito oltre duemila persone, molte giunte da Benevento. Particolarmente intensa l’omelia pronunciata da Crociata, come quando ha ricordato che «l’odierna festa di Pentecoste fa risaltare con rara immediatezza il senso intimo dell’ordinazione episcopale, vero e proprio evento dello Spirito che plasma il chiamato a immagine del buon pastore affinché ne diventi segno e strumento in mezzo al suo popolo». In un altro passaggio, Crociata ha tratteggiato la figura del vescovo: «Fedeltà e perseveranza fino alla fine, predicazione e custodia del tesoro della fede; unità e comunione nel collegio dei vescovi e con il successore di Pietro, il papa Francesco; cura del popolo credente e soprattutto dei poveri e dei bisognosi; ricerca di chi è lontano; preghiera per tutti nell’esercizio del sommo sacerdozio: ecco gli impegni di un pastore buono». Un altro «consiglio» è stato quello di porsi sempre in ascolto di Dio e della sua Parola. Terminata l’omelia è iniziato il rito vero e proprio. Crociata ha rivolto ad Accrocca le domande per ricevere da lui la volontà di assumere gli impegni dell’episcopato, tra cui quella di «adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli apostoli, che noi ora trasmettiamo a te mediante l’imposizione delle mani con la grazia dello Spirito Santo». Suggestivo il canto delle Litanie con l’ordinando prostrato a terra per 18 minuti, l’imposizione delle mani sul suo capo, nell’assoluto silenzio dell’assemblea, prima da parte dei tre vescovi consacranti poi dagli altri vescovi presenti. Infine i riti esplicativi: l’unzione col sacro crisma sul capo dell’ordinato, la consegna dell’anello, della mitra e il pastorale. Commovente l’abbraccio della pace tra Crociata e Accrocca. Anche se la commozione è ritornata al termine della Messa, quando Accrocca ha rivolto un saluto: «Ringrazio e lodo Dio per avermi chiamato alla vita, per il dono della vocazione e per la famiglia che mi ha dato: il pastorale, in legno d’ulivo, l’ho scelto in memoria di mia madre, che trentatré dei suoi quarantaquattro anni di vita li trascorse china a raccogliere quel frutto dal quale è stato ricavato anche il crisma oggi versatomi sul capo». Parole pronunciate guardando la prima fila dove erano seduti l’anziano padre e la sorella. Tanti ringraziamenti ai vescovi con cui ha collaborato in passato, alle parrocchie e ai gruppi ecclesiali in cui ha prestato servizio, alle istituzioni accademiche dove è stato accolto come esperto di francescanesimo. Un ringraziamento speciale, però, lo ha inviato ai tanti monasteri di clausura delle clarisse, in particolare a quello di Gubbio, dove una monaca di 94 anni d’età, ormai allettata, ha comunque realizzato il camice che ha indossato durante la Messa. Poi, il lungo abbraccio con i tanti fedeli presenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Latina Il saluto di Accrocca