«Il nostro grande compito è di incoraggiare, accompagnare, consolare le famiglie e i giovani che si preparano al matrimonio. La famiglia soffre per tanti motivi e contro i mali che la insidiano dobbiamo lottare con la forza della preghiera e con la medicina della carità». Il cardinale messicano Alberto Suarez Inda, arcivescovo di Morelia, riassume così il compito del Sinodo ordinario sulla famiglia che ha appena terminato la prima settimana di lavori.
Avvenire lo ha incontrato subito dopo la presa di possesso del titolo presbiterale che gli è stato assegnato quando ha ricevuto la porpora da papa Francesco lo scorso febbraio. Quello di San Policarpo, la parrocchia dell’Urbe guidata da don Alessandro Zenobbi, giovane prete romano di Roma.
Eminenza, che cosa l’ha colpita di questa prima fase dei lavori sinodali?Ci siamo ascoltati da tutti e cinque continenti e anche se le culture sono diverse, nel mondo globalizzato le sfide sono sempre più comuni. Ciò che preoccupa tutti è la fragilità delle nuove generazioni, la paura di prendere impegni duraturi. Ma tutti siamo concordi nel fatto che matrimonio e famiglia devono essere considerati fondamentali non solo per la Chiesa, ma per la società e la dignità dell’uomo. Il mondo ha grande necessità di una famiglia ferma, di una famiglia stabile che possa riflettere il volto di Dio.
E la Chiesa che cosa può fare?Deve essere accanto a tutti. Anche a quelli che hanno fallito, che hanno sofferto delle difficoltà. Il Signore è vicino a tutti. E la misericordia è per tutti. Ma bisogna trovare le strade perché possano recuperare la serenità. Dobbiamo curare le ferite e soprattutto accompagnare i giovani affinché possano essere coraggiosi.
Come valuta il dibattito sinodale in corso?C’è libertà, ma anche rispetto e serenità. Si è capito che la verità è sinfonica, che culture e posizioni diverse non si contrappongono. Nella Chiesa per fortuna non ci sono partiti, ma tutti camminiamo insieme al servizio del popolo di Dio ascoltandoci l’un l’altro.
Papa Francesco vi ha invitato a non cadere nell’«ermeneutica della cospirazione».Il Papa ci ricorda che è nell’umiltà e nell’ascolto reciproco che lo Spirito Santo ci guida. Dobbiamo puntare al miracolo che avvenne cinquant’anni fa con il Vaticano II quando dopo discussioni anche aspre si raggiunse quasi l’unanimità nelle votazioni sui documenti da approvare, con percentuali di voti favorevoli superiori al 99%. Sono certo che il Papa con la sua saggezza ci aiuterà a raggiungere questo risultato, avendo sempre Cristo come riferimento ultimo nelle nostre decisioni.
La relazione iniziale del cardinale Peter Erdö ha fatto discutere. Come l’ha trovata?Rifletteva il risultato del lavoro precedente. Era molto ricca e molto chiara. Ovviamente segnava non la fine ma l’inizio di una nuova tappa, avendo sempre in mente che è il Signore con la sua grazia a guidare la Chiesa. E la Chiesa, ci ricorda sempre papa Francesco, deve servire il mondo, deve uscire e non rinchiudersi, altrimenti si corrompe come l’acqua che non scorre.
Uno dei temi maggiormente dibattuti e quello della Comunione ai divorziati risposati. Ritiene che tra i padri si potrà arrivare a un’ampia convergenza su come affrontarlo?Senz’altro. Abbiamo la dottrina ribadita da san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Penso che la Chiesa, per fedeltà al Signore e all’uomo, non possa barattare o abbassare le esigenze che sono necessarie per ricevere l’Eucaristia, cioè la conversione, il pentimento, l’essere in grazia d Dio. Non credo quindi che ci saranno grandi cambiamenti in questo. Il cardinale Marc Ouellet per questi casi ha fatto saggiamente riferimento alla Comunione spirituale che è un accostarsi al Signore in modo vero anche se differente rispetto alla Comunione sacramentale.
Eminenza, sembra che papa Francesco voglia venire in Messico…Ha detto che verrà, speriamo che questo possa avvenire entro pochi mesi. Mi hanno riferito che il Pontefice durante l’Anno Santo della misericordia farà pochissimi viaggi, ma uno di questi sarà proprio nella nostra patria. Ora attendiamo di conoscere le date e le tappe, oltre al Santuario di Guadalupe. Siamo molto contenti. Il Messico desidera e ha tanto bisogno della benedizione del successore di Pietro. Papa Francesco segue le orme di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, anche se ogni Pontefice ha il suo carisma, ma lui è il «nostro» Papa latinoamericano.
Come si è sentito accolta nella parrocchia di San Policarpo?È stata una bellissima festa. Ho trovato una comunità viva, con tanti bambini e ragazzi, giovani coppie e gruppi apostolici, come gli scout.
Lo dice da ex scout.Ex scout? No. Semel scout, semper scout.