lunedì 25 marzo 2024
Un nuovo studio mostra l'altro lato della zoonosi: zibetti o pangolini, spesso accusati di essere i responsabili di epidemie e pandemie, potrebbero essere in realtà più vittime che carnefici
Un pangolino

Un pangolino - Fotogramma

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Zibetti, dromedari, pangolini, spesso accusati di essere i responsabili di epidemie e pandemie, potrebbero essere in realtà più vittime che carnefici. Uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution ribalta molte convinzioni, dimostrando che gli esseri umani trasmettono più virus agli animali di quanti ne prendano da loro.

Nel corso della storia, alcune specie animali sono state erroneamente additate come responsabili di epidemie e pandemie, in realtà, a quanto sembra, è più spesso l'uomo a essere il principale agente di trasmissione virale agli animali.

Secondo gli esperti che hanno condotto lo studio, un'analisi approfondita condotta dai ricercatori dell'University College London (UCL) su quasi 12 milioni di genomi virali, l'antroponosi, ovvero il passaggio di virus dagli esseri umani agli animali, è un fenomeno ampiamente sottovalutato.

«Dovremmo considerare gli esseri umani come un nodo in un vasta rete di ospiti che si scambiano incessantemente agenti patogeni, piuttosto che come un bacino di germi zoonotici», ha osservato il dottor Francois Balloux, co-autore dello studio.

Questo nuovo approccio ha svelato che l'uomo è spesso la fonte primaria di trasmissione virale agli animali, con una frequenza addirittura doppia rispetto ai casi inversi. Il rovesciamento di prospettiva non solo modifica la nostra comprensione delle dinamiche di trasmissione virale, ma ha anche profonde implicazioni per la salute pubblica e la conservazione della biodiversità.

Le malattie zoonotiche, causate dal passaggio di virus dagli animali all'uomo, hanno infatti un impatto significativo sulla salute pubblica, come evidenziato da epidemie come Ebola e pandemie come quelle dell'influenza e del Covid-19. Tuttavia, la trasmissione virale dall'uomo agli animali è stata in gran parte trascurata dalla ricerca.

«Quando gli animali prendono virus dagli esseri umani – ha spiegato Cedric Tan, autore principale dello studio - questo non solo può danneggiare l'animale stesso, ma può anche avere gravi conseguenze per l'uomo, incidendo sulla sicurezza alimentare e creando nuovi problemi per la salute pubblica».

Sono molte, infatti, le implicazioni della trasmissione di virus da uomo ad animale. Da un lato, guardando alla difesa della biodiversità, i virus possono danneggiare le popolazioni animali fino a metterne a rischio la sopravvivenza. Ma i virus, passando agli animali, possono evolversi e tornare a infettare l'uomo, creando nuove minacce per la salute pubblica. Infine, quanto alla sicurezza alimentare, la diffusione di virus negli animali da allevamento può portare all'abbattimento di capi di bestiame, per prevenire epidemie, come avvenuto nel caso del ceppo di influenza aviaria H5N1, con gravi danni economici.

La ricerca ha anche evidenziato che i salti virali tra ospiti sono associati a un aumento dei cambiamenti genetici nei virus. Questo riflette la necessità per i virus di adattarsi ai loro nuovi ospiti, un processo complesso che richiede ulteriori studi interdisciplinari.

In sostanza lo studio ha messo in luce quanto sia importante monitorare la trasmissione dei virus in entrambe le direzioni, uomo-animale e animale-uomo: capire come e perché i virus si evolvono per saltare da una specie all'altra è fondamentale per prevedere future epidemie e pandemie, sviluppare migliori strategie di prevenzione e controllo, proteggere la salute umana e animale.

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