Abituato a calcare palcoscenici, per l’ex attore Volodymyr Zelensky non c’è nulla di strano a utilizzare i riflettori in eurovisione nella serata finale del Festival di Sanremo per tenere alta l’attenzione internazionale sulla guerra, a quasi un anno dall’invasione russa. Analoghi videomessaggi, in questi mesi, li ha mandati in più di un’occasione (dal festival di Cannes a quello di Venezia, ai Golden Globes, ai Grammy). Ma la partecipazione a Sanremo annunciata da Bruno Vespa a Porta a porta continua a suscitare polemiche nel mondo politico, che si divide in modo trasversale sull’opportunità dell’intervento del presidente ucraino. Dopo l’ex collega Beppe Grillo, che ha affidato al blog il commento: « Dalle bombe alle canzoni.
Anche il dolore fa spettacolo», per i 5 stelle interviene il leader Giuseppe Conte, che pure ricorda di aver apprezzato l’invito che fece da presidente della Camera Roberto Fico a Montecitorio. Oggi, commenta l’ex premier, «non credo francamente che sia così necessario avere il presidente Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo». Polemico contro le critiche - ancora una volta in disaccordo con il presidente del M5s - l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio attacca chi azzarda provocatoriamente la richiesta di Putin sul palco per par condicio. Certo di non poter essere frainteso sul sostegno all’Ucraina, resta però perplesso, il leader di Azione Carlo Calenda per il quale «esistono contesti adatti a un messaggio su un dramma come la guerra. Parrebbe molto strano vedere un presidente impegnato a difendere il suo Paese tra una canzone e l’altra».
Resta dubbioso anche il candidato segretario del Pd Stefano Bonaccini: «Se serve per sensibilizzare milioni di persone rispetto al dramma che sta vivendo l’Ucraina, la presenza di Zelensky può persino andare bene. Se invece deve diventare la spettacolarizzazione della guerra non è proprio il caso». Ancora più duro Gianni Cuperlo, che invita «per pietà» a non confondere «la tragedia con l’audience». Pure nel Pd, comunque, le posizioni sono trasversali. Per Matteo Orfini, «da sempre Sanremo è anche un luogo dove si veicolano messaggi e temi importanti» e si dice favorevole anche Alessandra Moretti, come Benedetto Della Vedova di +Europa. Ma ancora più convinto è il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per il quale, dopo questo anno di guerra, con il suo «comportamento coraggioso », Zelensky «lo dobbiamo ammirare ». Del resto, anche nella maggioranza le posizioni sono differenti.
Tra i primi a criticare la partecipazione di Zelensky era stato il leader leghista e vicepremier Matteo Salvini. Come lui la pensa il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Forza Italia): mettere insieme «la tragedia del popolo ucraino con il televoto delle canzoni non è un accostamento opportuno. Ormai, ragiona, «viviamo in un frullatore mediatico dove si può passare da un balletto a una canzonetta e poi denunciare l’aggressione all’Ucraina. Trovo questo accostamento sorprendente».
Ma da Fdi il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli trova invece che l’invito al presidente ucraino «sia un dato positivo», e anche «un momento di grande coinvolgimento, di chiarificazione e di informazione». Chi proprio non si capacita delle critiche è Bruno Vespa: «Non capisco francamente tutto questo rumore per un breve intervento», anche perché «al Festival - ricorda - hanno partecipato alte personalità della politica internazionale e sono stati trattati tutti i temi sociali, anche scabrosi e controversi». A Viale Mazzini dell’argomento si parlerà probabilmente nel Cda di lunedì, ma nessuno mette in dubbio che il videomessaggio ci sarà.