sabato 11 luglio 2009
I romani le chiamano «nasoni», i milanesi «draghi verdi», a Torino sono i «torèt» ma nei parchi e nelle piazze cittadine le fontanelle sono ormai una rarità. Ora Roma pubblica la mappa delle proprie.
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I turisti lo sanno benissimo: l’acqua per le vie del centro viene venduta a peso d’oro. Anche due euro per una bottiglietta da mezzo litro di acqua minerale. E con il caldo, quando la sete si fa sentire ancor di più, non c’è altra soluzione che bere a caro prezzo. A meno che non ci si voglia avventurare alla ricerca di una fontanella. Ma vai a trovarla... È passato il tempo in cui a ogni angolo di strada si potevano trovare quelle colonnine di ghisa da cui l’acqua zampillava in continuazione. Nelle grandi città se ne contavano a centinaia ed erano da mattina a sera un viavai di persone che si rifornivano d’acqua potabile da portare a casa. L’acquedotto non aveva ancora una rete così capillare da riuscire a servire tutte le abitazioni. Poi quando ogni casa ha avuto il proprio rubinetto, le fontanelle sono state piano piano decimate fino a asparire – nella maggior parte dei casi – dal paesaggio urbano. Non così a Roma, che può vantare il primato di avere ancora 2.500 fontanelle pubbliche sparse per la città, 200 solo nel centro storico (oltre a 70 fontane monumentali e artistiche). I romani le chiamano affettuosamente «nasoni», per via della forma del bocchettone ricurvo, che ricorda un grande naso. Sia i residenti sia i numerosi turisti della Città Eterna non rinunciano al piacere di una fresca e dissetante bevuta dai nasoni, che perdipiù è gratis e senza limiti. E spesso dal modo di bere si possono distinguere i primi dai secondi. I romani tappano con un dito l’uscita principale del nasone in modo che l’acqua zampilli da un forellino superiore. I nuovi arrivati, non immaginando che esista un trucchetto, si piegano in pose improbabili per bere direttamente dalla bocchetta, che in verità è piuttosto bassa. Città che vai fontanella che trovi. Se Roma ha i suoi nasoni, Torino ha i suoi «torèt», così chiamati perché l’acqua scorre dalla bocca di un torello (verniciato di verde), simbolo della città. Se ne contano quasi settecento, molti meno di una volta. Smantellate quasi completamente, con l’eccezione dei parchi cittadini, sono invece le fontanelle milanesi, note come «draghi verdi», perché il bocchettone in ottone da cui sgorga l’acqua ha la forma di un mostro di fantasia simile a un drago. Ma c’è chi le chiama anche «vedovelle», perché prima che venissero dipinte di verde, avevano il colore scuro della ghisa. Secondo un’altra versione, perché erano lì – da sole – a «piangere» tutto il tempo.L’acqua del sindaco. Volete l’acqua in bottiglia con un’etichetta? Eccovi serviti: pura «acqua del sindaco» imbottigliata alla fonte dell’acquedotto. Ve la regala il Comune. E se la volete frizzante, un litro e mezzo costa solo cinque centesimi: succede a Monterotondo, nel Lazio, alla fontana di piazza Berlinguer. Ma le campagne promozionali per diffondere la cultura dell’acqua potabile che scorre anche dal rubinetto di casa non sono mai state così agguerrite come negli ultimi due anni. L’obiettivo che si sono posti molti Comuni italiani è diminuire il consumo di acqua minerale in bottiglie di plastica. In gioco non c’è solo il portafoglio delle famiglie, ma salute e ambiente. Le bottiglie di plastica inquinano e smaltirle costa. Gli italiani sono tra i maggiori consumatori al mondo di acque minerali. Colpa dei pregiudizi e delle false credenze diffuse nel corso del tempo, secondo cui l’acqua del rubinetto non ha le stesse proprietà di quella in bottiglia. Al contrario, le analisi dimostrano che spesso l’acqua minerale non è migliore dell’acqua potabile, nonostante gli spot pubblicitari arrivino a proporcela come elisir di lunga vita e fonte di bellezza e salute. Tra minerale e potabile non c’è poi grande differenza. L’acqua potabile è controllata di continuo e per scorrere dal nostro rubinetto deve rispettare parametri di legge ben precisi. Buona, garantita e gratuita. D’accordo, non saranno belle come la Fontana di Trevi, del Tritone, dei Quattro Fiumi ma anche i «nasoni», le classiche fontanelle pubbliche di Roma, meritano di essere trovate. Ecco allora la mappa per rintracciarli a colpo sicuro: si tratta di una guida che invita a un giro rinfrescante attraverso le 200 fontanelle che si trovano nel centro storico, anche se in città se ne contano 2.500. Basta andare in un punto di informazioni turistiche e richiedere la mappa, messa a disposizione dal Comune di Roma e dall’Acea, l’azienda fornitrice di luce e acqua nella Capitale. L’iniziativa mira a promuovere il consumo dell’acqua potabile dei nostri acquedotti – che non ha nulla da invidiare a quella venduta in bottiglia a caro prezzo – ed è stata realizzata anche a Venezia, dove il Comune ha distribuito a cittadini e turisti una mappa con l’indicazione delle 122 fontanelle presenti in città, insieme a una bottiglia vuota da riutilizzare. Il tutto accompagnato dalla «carta d’identità dell’acqua», cioè dai risultati della analisi chimiche che ne certificano la bontà.Incolore, inodore, insapore. Sono queste le tre principali caratteristiche dell’acqua, almeno stando a quello che ci insegnano a scuola. Ma guai a dirlo ai produttori di acqua minerale. Per loro ogni acqua non solo è differente da un’altra – e su questo non ci piove – ma ciascun sapore sarebbe così diverso ed esclusivo da poter essere distinto a occhi chiusi da un altro e da permettere abbinamenti con svariati cibi. Né più né meno di quello che avviene con il vino. A Bologna è addirittura nata l’Adam, associazione degustatori acque minerali. I suoi iscritti, che si definiscono non a caso i sommelier dell’acqua minerale, hanno messo a punto una «carta delle acque minerali», in cui propongono abbinamenti acqua-cibo. E giù l’elenco delle felici unioni: gli antipasti a base di mare vanno accompagnati con talune marche di acque, i secondi a base di carne con talaltre... Dicono che così come è da sempliciotti scegliere al ristorante solo tra vino bianco e vino rosso – tant’è che le carte dei vini sono ormai infinite – allo stesso modo sarebbe riduttivo limitare la scelta della bottiglia d’acqua a due sole opzioni, «gassata» o «naturale». Molti ristoranti, trovando l’idea geniale, hanno già messo a disposizione sui tavoli una loro carta di pregiatissime acque minerali. Che quando arriva il conto si scoprono salatissime...Si risparmia ma ristagna. Non è uno spreco tutta quell’acqua che scorre di continuo dalla fontanelle? Ogni estate infiamma la polemica. C’è chi parla di uno sperpero d’acqua insopportabile, perché l’acqua dalle fontane pubbliche scorre imperterrita giorno e notte. Come si fa poi a raccomandare di utilizzare l’acqua con parsimonia, di lavarsi i denti chiudendo il rubinetto e di fare docce brevi perché le riserve idriche sono scarse? Immancabile arriva la proposta di applicare un pulsante che interrompa lo sgorgare dell’acqua quando non serve. Ma gli esperti dicono no. Il flusso ininterrotto serve a garantire la qualità dell’acqua perché assicura il ricircolo continuo impedendone il ristagno. Quindi acqua di qualità superiore e fresca. E comunque, rispetto alla dispersione dell’acqua che avviene nei nostri acquedotti-colabrodo, quella dei nasoni è solo una goccia.
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