«No, non c’è un complotto contro il non profit italiano. Il problema è di deficit culturale: questo governo, semplicemente, non vede l’economia civile. Dove opera, opera bene, ma il problema è che non è in grado di vedere e capire il civile».Stefano Zamagni è uno dei maggiori economisti italiani, esperto di Terzo settore e non profit, ha collaborato alla stesura dell’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI, è il padre della legge sulle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale, ed è stato presidente dell’Agenzia per le Onlus fino a che non è stata chiusa sul finire dello scorso anno. Il suo giudizio sugli interventi della legge di Stabilità che colpiscono l’economia civile è duro e preoccupato. Perché, spiega, il rischio è distruggere il vero capitale sociale dell’Italia, minando la tenuta del Paese.
Come giudica l’aumento dell’Iva per le cooperative sociali, dal 4 all’11%?È in linea con quanto il governo sta facendo da un anno a questa parte. Cioè assumere misure che vanno nella direzione opposta alla valorizzazione di quella risorsa decisiva per lo sviluppo e la coesione sociale del Paese che è il Terzo settore. L’Italia ha l’economia civile più avanzata e sviluppata in Europa e nel mondo, un Terzo settore che riflette una società civile organizzata di statura e livello. Sembra si voglia rinunciare a tutto questo.
Di quali misure parla?Le elenco velocemente: la soppressione dell’Agenzia Onlus, del comitato nazionale microcredito e dell’osservatorio del volontariato. Poi la non trasformazione in legge ordinaria del 5x1000, oltre al disegno di legge di riforma de Titolo II del Libro I del Codice Civile. L’intervento sull’Iva delle cooperative sociali, che avrà effetti disastrosi per queste imprese e per le famiglie. E infine la franchigia di 250 euro sulla deducibilità delle donazioni: se teniamo conto che in Italia un milione di persone dona in media 200-250 euro l’anno a una Onlus, questo limite significa chiudere il rubinetto delle donazioni ai piccoli enti, favorendo solo i grandi.
Quale collegamento vede tra questi fatti?Il punto centrale è che questo governo insiste su un modello di ordine sociale di tipo bipolare, cioè diviso tra Stato e mercato. Ma il Dna italiano è un altro, è di tipo tripolare: Stato, mercato e società civile. Non possiamo tradire la nostra identità. Per questo vorrei lanciare un appello al premier Monti, che è sensibile a questi temi: quello che ha fatto finora in altri ambiti va bene, ma perché non rilanciare l’economia civile, con misure che avrebbero costi nulli, considerato che il Terzo settore produce più valore aggiunto delle risorse che assorbe?
Il governo ha spiegato che l’intervento sull’Iva delle coop sociali è dovuto a una procedura d’infrazione europea...Il punto non è quello che c’è in Europa o che vuole l’Europa. Il nodo vero è, se si decidono alcuni tagli, quali misure compensative si prevedono. Attenzione, stiamo distruggendo il nostro capitale sociale e civile, e l’Italia non lo può sopportare. Se finora il sistema ha tenuto è perché abbiamo un modello tripolare, non fondato solo su Stato e mercato, ma ricco della rete di associazioni di volontariato, parrocchie, Caritas, cooperative sociali... Un mondo che va ad esaurirsi. È quello che vogliamo? Non credo. E vorrei lanciare un appello accorato a Monti.
Per dire che cosa?Propongo di fare qualcosa di simile alla commissione Giavazzi sui contributi alle imprese, cioè prendiamoci 3-4 mesi per accordarci su alcune riforme fondamentali per l’economia civile, riforme a costo zero e che verrebbero approvate facilmente in modo bipartisan, ne sono certo. Questo, ovviamente, se crediamo nell’importanza di valorizzare il nostro modello.
Quali dovrebbero essere questi interventi?Oltre a quelli che ho già elencato, penso alla corretta definizione del termini "commerciale" nella legge sull’Imu al non profit. O alla possibilità per le imprese sociali di emettere titoli di solidarietà. La norma era già prevista nella legge istitutiva delle Onlus, è rimasta lettera morta. Ma se si decide di alzare l’Iva sulle coop sociali, si consenta almeno la compensazione dei bond sociali come fonte di finanziamento alternativa.
Politica a parte, crede che nella società vi sia la consapevolezza circa l’importanza della posta in gioco?L’economia civile di mercato è il modello italiano, la nostra storia e la nostra forza, il nostro genius loci. Vogliamo farlo tacere per sempre, consegnandoci all’economia liberista di mercato? Non credo che il Paese se lo possa permettere. Spero lo si capisca.