Come un topo in trappola nella sua stessa tana: così Michele Zagaria si è arreso alle forze dell’ordine. Il capo dei capi della camorra casalese, l’inafferrabile latitante, l’uomo che ha trasformato il cartello della camorra casertana in una holding internazionale è stato catturato. Si nascondeva in un bunker scavato sotto una villetta a Casapesenna, circondato e stanato da 50 uomini nel cuore del suo territorio, lui, originario della vicina San Cipriano d’Aversa. Come Antonio Iovine, arrestato un anno fa, a novembre, anche costui a lungo latitante, che ha tenuto fino alla cattura le redini del clan e degli affari con Zagaria. Entrambi capi indiscussi e riconosciuti. Non una sorpresa: è consuetudine dei casalesi avere come capo un uomo di San Cipriano o di Casale di Principe. «È una bella giornata per la Campania e per tutte le persone oneste – ha affermato il premier Mario Monti commentando l’arresto di Zagaria – e il risultato di oggi rappresenta uno stimolo e dà coraggio a quanti sul territorio e nel Paese sono pronti a contrastare la criminalità organizzata».Il boss indiscusso dei casalesi, nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi, è stato arrestato dopo un blitz scattato alle prime luci dell’alba di ieri: la villetta in cui era stato individuato e la stessa Casapesenna sono state strette in un assedio dagli uomini della Questura di Napoli e di Caserta e dello Sco, che non hanno lasciato vie d’uscita. Utilizzate anche attrezzature speciali per effettuare carotaggi e individuare possibili via di fuga del latitante. Nei giorni precedenti, la zona era stata monitorata dall’alto con un aereo fornito dallo Scico della Guardia di Finanza e dotato di apparecchiatura aerofotogrammametriche. «Siamo andati in via Mascagni a Casapesenna – ha raccontato un poliziotto – convinti che Michele Zagaria fosse lì e che lo avremmo preso».Nella villetta c’era solo la famiglia che la abita e che non ha opposto resistenza a quella che gli inquirenti definiscono una “destrutturazione” dell’abitazione. Rimosse imposte, infissi, fino a quando, al di sotto della porta di una piccola stanza al piano terra adibita a stireria, in corrispondenza dello stipite, è stata notata una incavatura che faceva pensare a sistemi con binari. Qui si è concentrata l’opera delle forze dell’ordine. La cattura è arrivata dopo oltre un’ora di trattativa a distanza. Zagaria era stato individuato nel sotterraneo dal quale però, a causa di una interruzione dell’energia elettrica, procurata dalla stessa polizia, non riusciva più a uscire, incastrato, solo, come viveva dal 5 dicembre del 1995, il giorno in cui si era sottratto al blitz dell’operazione Spartacus. Durante quell’ora, temendo che la polizia potesse aprire il fuoco, ha più volte ripetuto: «Non sparate, non sparate, voglio uscire...». Ed è stato lui stesso ad aprire dall’interno il meccanismo di accesso. Nel bunker si giungeva attraverso una scaletta che scendeva per 4 metri e che attraverso un corridoio portava al covo di 20 metri con computer, tv e telecamere a protezione. Una stanza “mobile”, come un’ascensore, grazie a binari sulle pareti laterali. Qui ha vissuto per lunghi periodi, salendo di rado in superfice, senza abbandonare Casapesenna, come tutti i capoclan di camorra, arrestato dopo 16 anni di latitanza. Il questore di Caserta, Guido Longo, ha chiarito: «Siamo riusciti a portarci sulle sue tracce grazie a un’assidua e costante attività investigativa» e nega che l’arresto del boss sia riconducibile alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia. «La polizia ha messo in campo quanto meglio aveva a sua disposizione per arrestare Zagaria – ha precisato Longo – e i sacrifici in termini di uomini e mezzi sono stati enormi». Quando è uscito dal suo covo, mani in alto e più vecchio di quanto apparisse dalla ricostruzione fotografica fatta dalla polizia scientifica di Napoli, il boss ha riconosciuto: «Avete vinto voi». La risposta del magistrato Cafiero de Raho è stata più incisiva: «Ha vinto lo Stato». Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha espresso vivo apprezzamento «per l’importante risultato conseguito nel contrasto alla criminalità organizzata». Mentre per il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri la cattura di Michele Zagaria «è un grandissimo successo dello Stato non solo al clan dei Casalesi ma all’intera organizzazione camorristica, che si è reso possibile grazie allo straordinario lavoro e impegno delle Forze dell’ordine e della Magistratura». E il capo della Direzione nazionale antimafia Pietro Grasso ha rimarcato: «Le difficili operazioni per arrivare alla cattura materiale della primula rossa della camorra danno l’esatta misura della competenza, professionalità e pervicacia di tutti gli uomini che hanno operato per l’arresto del boss, e che sentitamente ringrazio».