giovedì 6 agosto 2009
Nel dossier 2009 elaborato dall'organizzazione dati preoccupanti: l'urbanizzazione nel Paese ècresciuta del 500% dal 1956 al 2001. Per dare un'idea, più di 100 Comuni hanno urbanizzato oltre il 50% della propria estensione: in pratica non è possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza intercettare una zona costruita. Ecosistemi a rischio.
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"Un territorio quasi saturo, sparpagliato e cosparso a macchia di case, strade e capannoni. Una specie di città diffusa che sembra più una metastasi che una città, con oltre 3,5 milioni di ettari, di cui 2 milioni di terreni agricoli divorati dal cemento negli ultimi 15 anni (una superficie grande quasi quanto il Lazio e l'Abruzzo messi insieme, a un ritmo di 244.000 ettari all'anno). Questa è la fotografia dell'Italia che emerge dal dossier a cura del Wwf, con contributi di Bernardino Romano e Corrado Battisti dell'Università dell'Aquila, "2009 L'anno del cemento"."Oltre 8.000 comuni e 8.000 piani regolatori diversi, 12,8 milioni di edifici, 27 milioni di unità abitative (per il 20% non abitate) e una serie di piani casa in corso di definizione. Il tutto - continua il dossier del Wwf - collegato da più di 200.000 km di strade che frammentano il territorio come fosse un mosaico, e un pianodi 'infrastrutture strategichè (la Legge obiettivo) che danneggerebbe 84 aree protette e 192 Sic (siti di importanza comunitaria) tutelati dall'Unione Europea.Mentre dall'altro lato la crescita demografica è limitata se non assente (a Palermo la popolazione è aumentata del 50% mentre l'urbanizzazione del 200%).I piani casa regionali peggiorano la situazione. "I piani casa regionali - spiega il Wwf - non fanno che peggiorare la situazione. Dopo lo scontro con il Governo sulle competenze istituzionali avvenuto a marzo, le regioni sembrano essersi accorte di avere un potere che non esercitavano appieno e hanno provveduto in modo disomogeneo a sedicenti piani casa che aprono a pesanti interventi anche sugli immobili industriali e artigianali e, in alcuni casi, consentono pericolose semplificazioni autorizzative. Con un effetto, se possibile peggiore rispetto al testo iniziale del Governo, giustamente bloccato". (segue)"Le situazioni sul territorio nazionale sono differenti, ma in sostanza viene ammesso praticamente ovunque un incremento di cubatura del 20% che può arrivare a oltre il 30% se accompagnato dalla messa in efficienza energetica degli edifici. Molte regioni - prosegue il Wwf - consentono l'ampliamento dei capannoni senza che questo sia in alcun modo condizionato da un adeguamento dei servizi, compresi quelli di viabilità. Altre consentono il cambio di destinazione d'uso e forme di comunicazione dei lavori, che non solo fanno saltare i permessi a costruire (le vecchie concessioni edilizie) ma addirittura anche le dichiarazioni inizio attività. Impossibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza trovare costruzioni. "Il risultato - commenta il Wwf - è che si aumenta potenzialmente e senza controllo non solo la cubatura ma anche la densità abitativa, senza che questo sia condizionato da servizi estandard urbanistici, come ad esempio il verde pubblico. Nel nostro Paese l'urbanizzazione, cresciuta del 500% dal 1956 al 2001, ha raggiunto un picco tale che a ogni cittadino possono esserne attribuiti in media ben 230 mq. Per dare un'idea, più di 100 Comuni hanno urbanizzato oltre il 50% della propria estensione, e che solo il 14% del territorio nazionale dista più di 5 km da un centro urbano, vale a dire che non è sostanzialmente possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza intercettare una zona costruita. "Quasi il 60% dell'urbanizzazione - spiega ancora l'organizzazione - si concentra nelle pianure, tanto che secondo alcuni ricercatori se continuiamo così entro pochi decenni non ci saranno più aree pianeggianti libere da cemento e asfalto. Ma anche gli 8.000 chilometri di costa, le colline pedemontane, le aree lungo i fiumi, e perfino le piccole isole e le aree agricole, non vengono risparmiate. Un trend che, con la scusa di un rilancio economico, è destinato a degenerare in un effetto domino che apre allo scempio, con gravissime ripercussioni sul benessere degli italiani. Perché il territorio libero non è solo un bel paesaggio da guardare dal finestrino dell'auto, ma è condizione imprescindibile per mantenere gli ecosistemi vitali e garantire i servizi, indispensabili anche per l'uomo, che sono in grado di offrire (acqua, aria, cibo). I rischi per l'ecosistema. "Oltre a causare la scomparsa di specie animali e vegetali e la riduzione di materie prime, che sono alla base della nostra economia, l'urbanizzazione - continua a spiegare il Wwf - crea una barriera orizzontale tra suolo, aria e acqua che interferisce con le loro funzioni: viene impedita la ricarica delle falde acquifere,aumentano i rischi di inondazioni, si riduce la capacità di assorbimento del carbonio e quindi la capacità di contenere le modificazioni climatiche, vengono distrutti e frammentati gli habitat". "La conseguenza è il crollo della biodiversità in particolare per grandi carnivori, come l'orso, che necessitano di ampi spazi vitali. L'Italia, che ospita ben 12.000 specie di piante e 57.468 specie animali, di cui 4.777 endogene, ossia esclusive del nostro Paese, oltre a una grande varietà di ambienti naturali, è contemporaneamente uno dei Paesi europei più ricco di biodiversità e maggiormente a rischio riduzione o perdita di questo patrimonio biologico". Allo stesso tempo, è tra i primi Paesi produttori e consumatori di cemento in tutta Europa, un settore 'controllatò da 1.796 imprese che danno lavoro a "soli" 14.000 addetti, e che ha creato in Italia un totale di 16.000 cave (di cui 10.000 abbandonate) trasformando il territorio in un vero e proprio gruviera. E buonaparte di questo cemento viene riversato proprio sulle aree più importanti per la biodiversità", conclude l'organizzazione.
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