Brutti, bruttissimi ultimi spiccioli dell’estate, qui. Morte. Caldo, rabbie, dolore. Sorpresa poca. Bandiere del Comune a mezz’asta. Lutto nell’aria, nei discorsi, su diversi volti. Un solo argomento e alcune voglie. Come quelle di parecchi genitori che adesso dicono bisogna cambi l’andazzo e servano punizioni esemplari. O quelle di parecchi ragazzi che adesso garantiscono vendetta oggi o domani, «tanto prima o poi uscirete».
Dopo che Willy, ragazzo buono, 21 anni, sabato notte è stato massacrato a calci. Più o meno per divertimento o per dargli una specie di "lezione" o entrambe le cose. E in quattro (o cinque) contro uno, sembra. Dopo che tutto è finito su tivù, giornali, siti, social e via condividendo ogni (vero o verosimile) dettaglio.
Non è difficile capire com’è andata e, certo, non va solo da queste parti. Ma adesso serpeggiano, almeno a parole, intenti di vendetta. La compagna del più grande aspetta un bambino, anche lei riceve minacce. Anche la madre dei due fratelli. Intanto fino a ieri sera c’era chi continuava ad andare lì dove quel ragazzo è stato massacrato. Portando un fiore. Fermandosi. Dicendo una preghiera, rivolgendo un pensiero. Facendo un segno di Croce.
Adesso, tutti raccontano di sapere chi fossero Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, tra 22 e 26 anni (potrebbe aggiungersi un quinto ragazzo, di Velletri, sul quale i carabinieri stanno indagando) e non solo a Colleferro e Artena, «erano noti anche alle forze dell’ordine», come si scrive in questi casi. Anzi è strano, spiegano ragazzi di Colleferro, che «il morto non sia scappato prima».
Adesso raccontano soprattutto dei due fratelli, Marco e Gabriele, appunto di Artena, nove chilometri da qui. Niente nomi, ma chi incontri a Colleferro o ad Artena o a Paliano (dove viveva Willy e la sua famiglia, mamma, papà e sorella), come pure gli amici di Willy dice che quei due sono «attaccabrighe», «teste calde pronti sempre a scatenare risse». «Li conoscevano tutti», litigano e «picchiano, pestano da anni». «Non si può morire così a ventuno anni» e «si poteva fare in modo non accadesse». Tempo fa, ad Artena, «uno dei due aveva aggredito anche un agente della Polizia locale che gli aveva detto di mettere la mascherina».
Adesso viene fuori che i due nemmeno facessero mistero di quanto piacesse loro, dal lusso alla violenza. Vantando precedenti per spaccio e lesioni. Mettendo nero su bianco sui social roba come «Con le mani senza un domani» o «Domani rissa che bello!» o, ancora, «Essere maledetto mi benedice».
Subito dopo aver massacrato Willy, se ne sono andati su un macchinone, un quarto d’ora e i carabinieri li hanno arrestati ad Artena, accanto a un bar, andavano a bersi qualcosa. Nessun mistero, anzi sempre in bella mostra muscoli, moto, tatuaggi, vacanze costose a Palmarola e Positano. Sempre atteggiandosi a campioni di Mma (Mixed martial art), sport di combattimento estremo. L’accusa per loro e gli altri due è omicidio preterintenzionale.
Don Luciano è parroco a Colleferro: «Dietro questi ragazzi c’è un vuoto di valori, famiglie scardinate o latitanti – dice –. E abbiamo davanti il muro dei facili guadagni, il muro dei social, quello della droga». Non parla a caso, né per caso: nel piccolo parco dov’è stato ammazzato Willy «dopo la mezzanotte, inizia la droga e prostituzione».
«Il ragazzo se l’è andata un po’ a cercare», sussurra qualcuno a mezza bocca: vero, perché non poteva girarsi vedendo un amico aggredito, voleva metter pace e, per quei quattro (o cinque) è "sgarbo". L’autopsia sarà domani, all’Istituto di medicina legale di Tor Vergata a Roma. Anche i quattro sono nella Capitale, a Rebibbia (stamani si terrà l’udienza di convalida del fermo). Sanno che proprio l’autopsia potrebbe far cambiare il reato di cui sono accusati, trasformando l’omicidio preterintenzionale in volontario e per loro si metterebbe davvero male. A proposito, la Regione Lazio pagherà le spese legali della famiglia di Willy, ha annunciato il governatore Nicola Zingaretti.