Disciplina di partito, protesta in aula e speranza nel voto segreto. Si è dipanata su questi tre temi la discussione alla Camera che si è conclusa con l’approvazione della riforma elettorale per le europee, con 517 sì, 22 no (Mpa, Radicali, Liberaldemocratici e Repubblicani) e due astenuti. Il testo passa ora all’esame del Senato. Non è mancata una lettera di solidarietà ma anche di invito a un sano realismo, che il Capo dello Stato ha fatto pervenire al Comitato per la democrazia, che raccoglie tutte le forze politiche che si sentono boicottate dalla riforma: «Non può non prendersi atto di come l’esigenza di procedere a tali modifiche in modo largamente condiviso in Parlamento sia stata raccolta». All’inizio della seduta il colpo di teatro. Mentre davanti al Quirinale protestava una delegazione di partiti non rappresentati in Parlamento, con gli ex ministri Mastella e Ferrero, a Montecitorio alcuni ex parlamentari socialisti e Verdi, con Bobo Craxi e Grazia Francescato, hanno lanciato volantini, che dalle tribune sono piovuti sui banchi dei deputati. Su di essi la riproduzione della locandina del film 'Totò truffa'. Per la regia di Veltrusconi, sotto al titolo 'Legge truffa ’09' compariva Silvio Berlusconi in bombetta. A completare la parodia lo sfondo del Colosseo e una mano piena di soldi. Dopo lo stupore e il caos dei primi istanti, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha invitato gli auto- ri del gesto ad abbandonare la tribuna, mentre gridavano slogan come 'democrazia, democrazia' e 'libertà, libertà'. Vistosi inascoltato ha deciso di sospendere la seduta. Poi tutto è svolto sulla base di un canovaccio preparato da settimane. Da una parte i vertici del Pd che hanno ricompattato il partito intorno alla battaglia per la semplificazione della politica. Dall’altra i piccoli partiti, gli esponenti radicali e l’Mpa in aula, hanno sperato e lavorato fino all’ultimo affinché il voto sull’articolo unico della riforma potesse essere segreto, per far emergere le divergenze all’interno del Partito democratico. A un certo punto l’Mpa ha raccolto le trenta firme necessarie ma i capigruppo di Pd e Pdl ne hanno imposto il ritiro ai loro deputati. Partiti compatti, quindi, fin dalla mattina, quando in una riunione dei deputati del Pd tenutasi per stabilire la linea da tenere in aula, prima il numero due Dario Franceschini, poi Walter Veltroni hanno fatto perno sull’idea politica ispiratrice: «Noi non abbiamo alcun interesse che si perpetui la frammentazione ma abbiamo interesse a che si raggiunga l’unità fra le diverse forze di sinistra», ha detto il segretario. Su queste basi i deputati del Pd hanno dato via libera alla soglia di sbarramento del 4% per le elezioni europee. Solo quattro i voti contrari, tutti di esponenti ulivisti (Parisi, Barbi, La Forgia e Recchia), due gli astenuti: Pollastrini e Cuperlo. In Aula il Pd si è comportato di conseguenza e ha bocciato insieme al Pdl tutti gli emendamenti. Approvato, invece, un ordine del giorno (D’Alema fra i firmatari) che agevola i nuovi partiti nella raccolta delle firme per la presentazione delle liste. Immediata la protesta del segretario di Rifondazione Ferrero, per il quale l’odg, che agevola il partito dello scissionista Nichi Vendola, sarebbe la conferma di un inciucio per far fuori la sinistra. «Oggi non è il funerale della democrazia come dice chi protesta, ma il battesimo della democrazia moderna », ha detto il coordinatore di Fi Denis Verdini nella dichiarazione di voto. Nella medesima occasione Franceschini ha sottolineato che «pur stando all’opposizione vogliamo contribuire a rendere migliore e più efficiente il sistema politico». Dopo il voto, stringendo la mano al ministro per i rapporti col Parlamento Elio Vito e a Verdini stesso, Veltroni ha commentato: «Almeno una cosa insieme l’abbiamo fatta». Lancio di volantini alla Camera contro la riforma della legge elettorale