M5s nella bufera dopo le dichiarazioni di Maurizio Pascucci, canditato sindaco per il Movimento alle elezioni comunali a Corleone, in programma per domenica. E così il vicepremier Luigi Di Maio ha deciso di annullare il comizio di oggi nella cittadina siciliana, salita alla ribalta mondiale per le vicende di mafia. Poi, in serata, con un post il leader ha chiesto ai probiviri di avviare il procedimento disciplinare nei confronti di Pascucci: "Secondo me, vista la gravità, merita il massimo della sanzione cioè l'espulsione dal Movimento 5 Stelle". Aggiungendo anche: "Sulla mafia non è concesso neppure peccare d'ingenuità da parte di chi si candida a ricoprire cariche pubbliche. Ci aspettavamo scuse, non arroganza. Questo non è un comportamento da Movimento 5 Stelle e come tale deve essere sanzionato immediatamente".
«Voglio riaprire il dialogo con i parenti dei mafiosi - aveva detto il candidato a 5 stelle -. È molto importante. Spesso un condannato per mafia coinvolge tutta la famiglia e i parenti vengono individuati anche loro come colpevoli. Se sarò eletto sindaco farò questo passo, anzi l'ho già fatto». Inoltre lo stesso Pascucci aveva pubblicato su Facebook una foto che lo ritraeva al bar con il nipote di Bernardo Provenzano. Immediato il fuoco di sbarramento da parte delle altre forze politiche.
Così, in un video lo stesso capo politico del M5S ha fatto sapere che non salirà sul palco con Pascucci. «Io sono sicuro che quella foto e quella dichiarazione siano state fatte in buona fede - ha spiegato Di Maio - ma non posso correre il rischio che un ministro, lo Stato, salga su un palco dopo quella foto e dopo che c'e' stato un appello al dialogo con le famiglie dei mafiosi".
Lo stesso Pascucci ha rivendicato la sua buona fede: "Al comizio di questa sera, in piazza a Corleone, dirò chiaramente che non vogliamo i voti della mafia. Con la foto volevamo trasmettere il messaggio che i parenti dei mafiosi che prendono le distanze dai proprio congiunti non possono essere esclusi dalla comunità. Evidentemente il messaggio è stato male interpretato".
Tra l'altro il candidato sindaco del M5s aveva anche detto: «In questi giorni ho fatto un passo con un parente di Bernardo Provenzano che gestisce un locale pubblico». E su un suo post su Facebook, quello con la foto con il nipote di Provenzano si può leggere: «Questa mattina colazione allo York Bar. Un buon caffè con Salvatore. Delusione per i maldicenti...». «Abbiamo aperto un dialogo - spiega - nel quale è stato messo al centro, da parte sua, il non voler rinnegare la parentela, ma al tempo stesso il non avere nulla a che fare con quello che ha rappresentato, prendendo le distanze dagli omicidi commessi, dai guai e dalle tante lacrime che i mafiosi hanno fatto consumare a tanti cittadini di questo Paese».
Ma in un momento piuttosto difficile per il governo Di Maio non può permettersi questo tipo di polemiche e ha preferito prendere le distanze. Incassando così l'approvazione da parte di Movimento, alleati e anche oppositori.
Scheda. Corleone al voto dopo due anni di commissariamento
Corleone al voto domenica, come Palazzo Adriano. Entrambi sciolti per mafia, provano a consolidare dopo circa due anni di commissariamento, un percorso virtuoso. Fari soprattutto sulla città che è stata di Totò Riina e di Bernardo Provenzano, nati e sepolti qui, ma che, in parte, dicono le tre commissarie, i giovani del posto e la Chiesa locale, è un capitolo chiuso. Bisogna vigilare, ha avvertito il vescovo Michele Pennisi; «Vogliamo essere sentinelle», hanno assicurato i giovani, e qualcosa, in effetti, rivendicano in tanti, è stato costruito, sul fronte della partecipazione, di una maggiore consapevolezza e di scelte amministrative, in un paese che negli anni scorsi era diventato anche tax free per i boss.
Così, "per non dimenticare" e per capire che la cattura dei due padrini non ha cancellato Cosa nostra da queste parti, come ha dimostrato del resto lo scioglimento per infiltrazioni, è forse utile recuperare le ragioni di questo commissariamento ormai al capolinea.
FAVORI E AFFARI, DALLE TASSE AI RIFIUTI «Nel Comune di Corleone sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialità degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, nonchè il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi»: lo scriveva il ministro dell'Interno del tempo nella relazione che esplicitava i motivi che hanno portato allo scioglimento il 10 agosto 2016. Si dava atto della «sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata e su forme di condizionamento».
SANGUE E DENARO Documentata una contiguità tra esponenti della criminalità organizzata corleonese o tra persone ad essi vicine e gli amministratori comunali, «favorita da un fitto intreccio di legami parentali, da rapporti di frequentazione o da una comunanza di interessi economici». Le attività connesse alla gestione del ciclo dei rifiuti sono quelle che suscitano maggiore interesse da parte della criminalità organizzata. Il comune di Corleone, «sfruttando le difficoltà incontrate dalla società incaricata della raccolta, ha garantito a società private, collegate a consorterie mafiose locali, lo svolgimento del servizio di raccolta rifiuti». Dal febbraio 2015 è partita la gestione straordinaria del servizio disponendo interventi sussidiari attraverso noli affidati a due imprese, «di cui una riconducibile ad un soggetto vicino alla locale famiglia mafiosa».
Il comune di Corleone aveva inoltre esternalizzato il servizio di accertamento e riscossione dei tributi: è un fatto il calo di oltre 40 punti percentuali nella riscossione ordinaria dei tributi, che passa dal 73% al 25%: «Tra gli utenti morosi - spiegava il documento - vi sono esponenti della locale clan». Persino la difesa dell'amministrazione in tutti i contenziosi stragiudiziali «è stata affidata ad un avvocato legato da vincoli parentali con la famiglia mafiosa corleonese».
LE COMMISSARIE «Il risveglio dell'attenzione dei giovani corleonesi lo consideriamo il vero successo di questo commissariamento. Saranno loro le sentinelle del futuro di Corleone», hanno detto le tre dipendenti del ministero dell'Interno che hanno gestito il Comune per due anni: Giovanna Termini, Rosanna Mallemi e Maria Cacciola. «Abbiamo provato a difendere la dignità di Corleone e dei corleonesi in ogni modo», hanno spiegato, «una difesa basata sui diritti e sui regolamenti, che non abbia bisogno di prevaricazioni. Corleone non è uno zoo, nè per i turisti in cerca di escursioni di mafia, nè per multinazionali alla ricerca di set pubblicitari per scimmiottare stanchi stereotipi». La gestione del Comune è passata da scelte normali, ma non scontate da queste parti dove non ci sono più zone franche, neppure sulle tasse che i mafiosi prima non pagavano. Le commissarie hanno inoltre contribuito a dar vita a un marchio che identifica i prodotti di Corleone e hanno promosso un turismo che mette a sistema circuiti religiosi, beni confiscati e prodotti delle terre confiscate e affidate alle coop.
LA CHIESA, VIA IL FANGO E BASTA FURBERIE La mafia, ha detto l'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, «non è scomparsa, anche se non domina più il territorio e non ha il consenso di prima. È presente in maniera silente e c'è ancora una mentalità mafiosa. Non bisogna, dunque, abbassare la guardia». Ma è un fatto, che «Corleone sta cambiando, a partire dai giovani. Alla marcia della legalità hanno preso parte questa volta tutte le componenti ecclesiali, i sindacati, le associazioni, senza riserve e senza paura di manifestare».
Una rete di resistenza. I giovani come «angeli del fango» entrati in azione nella drammatica ondata di maltempo. Per Pennisi un simbolo: «Oltre al fango fisico, c'è questo fango, quello della mafia, che ha sporcato Corleone e che stiamo insieme spalando via». Riguardo alle elezioni, la Chiesa «vuole rimanere al di sopra delle parti», ma indica le priorità «che sono i giovani e il lavoro e i valori di una cittadinanza attiva, responsabile, solidale. Basta furberie - è il monito - è tempo dell'impegno di tutti per il bene comune».