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Quella in programma soltanto oggi dalle 7 alle 23, in 971 Comuni (inclusi 4 capoluoghi di Regione e 22 di provincia) e per un totale di 8,8 milioni di elettori, è una tornata elettorale con vari livelli di lettura. Dove nulla è come sembra. In primo luogo per il carattere frastagliato delle due coalizioni principali, che in più d’un caso corrono divise, ma anche per il fatto che i partiti principali, in varie città, si presentano in realtà in modo camuffato, dietro altri simboli o all’interno di liste civiche (secondo le letture più malevole, anche per far passare in secondo piano eventuali risultati deludenti).
In casa centrodestra si è parlato più delle divisioni che dei candidati. Ma, in realtà, la coalizione ha retto in 20 dei 26 capoluoghi di provincia (dove si è trovata la quadra per una candidato comune) e si affaccia alla sfida delle urne con moderata fiducia. Non solo per il fatto che – almeno sulla carta – parte da una condizione di vantaggio, considerando che guida già 18 dei 26 capoluoghi interessati; ma anche perché conta di vincere al primo turno nelle due principali città al voto - Genova e Palermo (dove potrebbe strappare la vittoria al centrosinistra) - e riscattare in qualche modo le sconfitte di Roma e Milano del 2021.
Un risultato positivo per la coalizione sarebbe un ottimo viatico in vista delle politiche del 2023 e, prima ancora, delle regionali in Sicilia, ma in ogni caso il voto è atteso anche per chiarire meglio i rapporti di forza interni. In particolare sarà utile a capire se il sorpasso di Fdi sulla Lega si concretizzerà anche al Nord. Viceversa Salvini avrà modo di misurare la propria capacità attrattiva nel Mezzogiorno, dove il Carroccio, nelle maggiori città interessate dalle elezioni (Palermo, Messina e Taranto), si è presentato però con la lista "Prima l’Italia", con tanto di Tricolore. Un progetto laboratorio, nelle intenzioni del leader, con cui valutare una futura federazione di centrodestra nazionale. Insomma, è proprio l’ex ministro dell’Interno a rischiare più di tutti, non solo per la sfida con gli alleati sovranisti, ma anche perché è stato l’unico capo di partito ad aver messo la faccia sui 5 referendum sulla giustizia, sui quali si voterà in accoppiata con le amministrative.
È chiaro che se il quorum non dovesse essere raggiunto, l’insuccesso eventuale di Salvini avrebbe un sapore ancora più amaro. Ad ogni modo andranno tenuti d’occhio i casi più eclatanti di candidati divisi, come Verona, dove Forza Italia sostiene l’ex leghista Flavio Tosi e non il sindaco uscente di Fdi, Federico Sboarina, peraltro ex leghista.
E Parma, con Fdi a correre in solitaria per Priamo Bocchi (Lega e Fi sostengono l’ex sindaco Pietro Vignali). Ma il centrodestra andrà in ordine sparso anche a Catanzaro (Fdi da sola), Messina e Viterbo.
Dall’altra parte la situazione è simile. Il "campo largo" lettiano ha bisogno di mettersi alla prova e potrà farlo in 18 capoluoghi di provincia su 26 ad esempio (compresi i quattro di Regione), dove dem e pentastellati andranno assieme.
Tra le città in cui il fronte progressista sarà invece diviso ci sono Piacenza, Monza e Como. Per il M5s, poi, la verifica della leadership di Giuseppe Conte è attenuata dal fatto di non presentare il proprio simbolo in 7 capoluoghi (tra questi Verona, Belluno e Parma). Quella del Movimento è una vera ritirata, in parte strategica: in totale le liste grilline rispetto al 2021 sono il 38% in meno, ma anche Conte, come Salvini, ha optato in alcuni casi per un nome alternativo, seppur inequivocabile. È accaduto a Rieti, ad esempio, dove la lista che ospita i volti legati ai 5 stelle si chiama "Rieti Con Te". Cognome staccato, ma il riferimento è chiaro se si aggiungono le 5 stelle sul simbolo.
Meno decifrabili sono le scelte di Azione e di Italia viva. A Genova sosterranno entrambi il candidato del centrodestra, Marco Bucci, ma senza simbolo. Iv appoggia il centrodestra pure a Catanzaro e suoi nomi compaiono anche nella lista "Rieti al centro", che però sostiene il candidato meloniano. Quanto al partito di Calenda, in linea con le valutazioni del fondatore, in nessun caso il simbolo di Azione comparirà assieme a quello del M5s. Ma in diversi comuni (come Verona, Padova e Viterbo) l’appoggio allo stesso candidato, anche senza liste proprie, è un dato.