La Giunta regionale del Piemonte ha riapprovato questa mattina il 'protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanzà. La decisione dell'esecutivo di Roberto Cota arriva dopo che il Tar ha bocciato la precedente delibera che introduceva i volontari pro-vita nei consultori, giudicandola lesiva della legge 194.Il nuovo protocollo allarga i criteri per l'introduzione dei volontari nelle strutture pubbliche del Piemonte. Nella prima versione infatti si chiedeva alle associazioni solo di "comprendere nello statuto la finalità di tutela della vita fin dal concepimento", ed era stato proprio questo il punto contestato dal Tar. Nell'attuale versione, i criteri imposti alle associazioni si estendono al fatto di "essere iscritte in uno degli appositi registri regionali o provinciali; e alla finalità della tutela della vita dal concepimento si affianca o sostituisce la richiesta di avere svolto "attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e la tutela del neonato, oppure il possesso di un'esperienza almeno biennale nel sostegno alle donne e alla famiglia".Con la nuova delibera, la Giunta ritiene di avere recepito le osservazioni contenute nella sentenza del Tar del Piemonte del 15 luglio scorso sui requisiti che devono avere le associazioni di volontariato per entrare nell'elenco delle aziende sanitarie. "In questo modo - commenta Cota - manteniamo un impegno che ci eravamo assunti. Il protocollo costituisce un atto importante per l'attuazione delle norme previste dalla legge 194 sul rispetto delle donna e dei suoi diritti di scelta responsabile della maternità, di tutela della vita e di alternativa all'interruzione volontaria di gravidanza".