Volontari in una mensa Caritas
Donna, tra i 36 e i 65 anni, laureata, lavoratore dipendente, ma anche pensionati e casalinghe, e per il 15% stranieri. Consapevole di essere un soggetto necessario, di vivere una bella esperienza umana ma senza nascondere le difficoltà.
È l'identikit dei volontari della Caritas diocesana di Roma che emerge tra le 1.618 persone che hanno frequentato i Corsi base di formazione al volontariato promossi negli ultimi cinque anni e che l’organismo diocesano ha analizzato nel primo rapporto sul volontariato dal titolo "Occhi, cuore mani" presentato oggi nel corso della "Giornata del volontario", presso la Cittadella della Carità a Ponte Casilino. "In un momento in cui sembriamo esistere solo in quanto le nostre vite vengono esibite e le nostre parole urlate sui mezzi di comunicazione - scrive nell'introduzione il direttore della Caritas, don Benoni Ambarus -, c’è ancora un mondo di donne e uomini silenziosi e generosi che operano il bene senza grida e senza rumore, che non si rassegnano all’individualismo e all’esibizionismo senza pudori, e che non cercano in un "mi piace" conferma all’intensità del loro vivere".
Il volontariato, aggiunge, "è l’esercito degli invisibili del bene", e "costituisce un patrimonio inestimabile di energie positive e di civiltà per la nostra città". Il rapporto ce lo racconta. Le donne sono le più numerose, il 66%, percentuale negli ultimi anni un po' scesa, ma la conferma di "una sensibilità legata al ruolo che le donne svolgono all’interno della famiglia e della società".
In questi ultimi cinque anni sono aumentati i giovani che scelgono di fare volontariato ma la fascia più rappresentata, col 53%, è quella tra i 36 e i 65 anni, mentre le persone fino ai 35 anni sono circa il 30%. Il 48% sono laureati, il 42% diplomati. Molti hanno lavorato o stanno lavorando in diversi ambiti: nella scuola, negli ospedali, nelle aziende pubbliche e private; una professionalità che molti vogliono mettere a disposizione delle persone che vivono situazioni di disagio e di emarginazione. Ma troviamo anche un 18% di pensionati e un 14% di casalinghe.
Tra i volontari c’è un significativo 15% di stranieri, molti provenienti dall’Europa dell’Est e dall'Africa. Un dato in aumento. Alcuni hanno conosciuto la Caritas perché sono state aiutati in passato. Ora in una situazione diversa, dopo aver trovato una stabilità, hanno deciso di partecipare attivamente al servizio. La conferma che i Centri della Caritas "possano diventare generativi".
E il volontario lo sa. Ben il 75,7% è consapevole di essere un soggetto necessario e solo una ristretta minoranza sente di essere poco rilevante. Ma non nega che gli operatori possano sostenere una fatica maggiore. Il 60,6% descrive, infatti, i rapporti con gli utenti come una bella esperienza umana ma non tace momenti di difficoltà. Il 78,7% dichiara che l’esperienza Caritas ha migliorato i suoi rapporti umani anche all’esterno. Quasi tutti sentono che l’esperienza in Caritas li ha aiutati ad avere maggiore consapevolezza rispetto al territorio e alle sue problematiche (89,3%). L’87,4% afferma che l’esperienza di volontariato in Caritas l’ha aiutato a capire meglio le fragilità della nostra città. L'esperienza ha migliorato nettamente i rapporti con la stessa Caritas, segno di una soddisfacente e piena esperienza (54,4%); anche la fede risulta migliorata per una percentuale importante (36,7%); meno incisiva, 24,1%, risulta quest’esperienza nel rapporto con la Chiesa. Nello svolgimento della sua attività il volontario sente una forte appartenenza al servizio (51,2%), una buona appartenenza alla Caritas (29%), mentre solo il 16,8% sente di appartenere alla Chiesa. A conferma di questi dati troviamo che appena un quarto (26,9%) ritiene che quest’esperienza abbia migliorato anche il suo rapporto con la parrocchia, mentre per il 66,1% questo miglioramento non c’è stato.
Ma è molto interessante che alla domanda se il servizio Caritas possa essere definito un’esperienza di una testimonianza di fede, il 63% ha risposto affermativamente, dichiarando che l’incontro con il povero è uno dei principi basilari del Cristianesimo e il 24% di aver vissuto in Caritas la sua spiritualità.
Strettamente legata è la relazione tra la Caritas e il messaggio di papa Francesco. Il 57,4% dei volontari ritiene che la continuità sia molto alta ed il 20,7% la ritiene abbastanza forte. Il 26,2% degli intervistati afferma che il Papa sta aiutando il mondo a traghettare da un’epoca ad un’altra ed il 22,2% riconosce che tale attività riguarda anche la Chiesa nel suo interno. Infine, oltre il 30% ritiene che il vescovo di Roma stia realizzando un forte e notevole avvicinamento di molte persone alla Chiesa. Solo il 6 % afferma che, essendo uomo di rottura, può creare disorientamenti.