martedì 28 dicembre 2010
«Troppi soprusi da parte della famiglia Fontana nei miei confronti ed anche in quelli di mio padre. L'altra sera non ce l'ho fatta più, ero esasperato». Ercole Vangeli, artgiano, nella notte ha confessato di essere uno degli autori della strage di Filandari, in provincia di Vibo Valentia, in cui sono stati uccisi Domenico Fontana, 61 anni, e i suoi 4 figli. I carabinieri hanno sottoposto a fermo il fratello del Vangeli, il figlio di quest'ultimo e il genero.
COMMENTA E CONDIVIDI
"Troppi soprusi da parte della famiglia Fontana nei miei confronti ed anche in quelli di mio padre, che è stato anche preso a schiaffi. L'altra sera non ce l'ho fatta più, ero esasperato". Ercole Vangeli, piccolo commerciante del vibonese, nella notte ha confessato di essere uno degli autori della strage di Filandari, in cui sono stati uccisi Domenico Fontana, 61 anni, ed i suoi quattro figli, Pasquale, 37 anni, Pietro, 36, Emilio, 32, e Giovanni 19. "Abbiamo subito di tutto - ha detto Vangeli nel corso del lungo interrogatorio con il magistrato Michele Sirgiovanni - tagli di alberi nei nostri terreni, invasioni nelle nostre proprietà, sfide aperte da parte della famiglia Fontana che speccio e volentieri ci ha umiliati".Insieme a Enrico Vangeli, che si è costituito dichiarandosi unico responsabile dell'eccidio, i carabinieri hanno sottoposto a fermo il fratello Francesco Saverio Vangeli, il figlio di quest'ultimo Piero e il genero Gianni Mazzitelli, ritenuti membri del commando omicida o complici.  I FATTIDomenico Fontana, 61 anni, e i suoi quattro figli si trovavano ieri nella loro masseria a Filandari, località Scaliti, provincia di Vibo Valentia, quando attorno alle 17 sono stati uccisi con proiettili esplosi da due pistole calibro 9x21 e 7,65. I cinque Fontana avevano tutti precedenti penali alle spalle. Il padre Domenico e i figli Emilio e Pasquale, erano stati arrestati nel luglio del 1998 con l’accusa di avere gestito una coltivazione di canapa indiana. Alcune delle vittime, inoltre, avevano precedenti per estorsione.Una settimana fa il piccolo centro del Vibonese era finito sulle cronache per il danneggiamento dell’auto dell’ex sindaco Domenico Talotta, cosparsa d’acido muriatico. Primo cittadino dal 2004 al 2009, Talotta in passato aveva subito altri attentati a scopo intimidatorio. Il giorno prima, invece, una bomba era esplosa davanti all’autosalone di Giuseppe Maccarone, pure lui in passato più volte nel mirino della criminalità organizzata per non volersi piegarsi al racket delle estorsioni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: