martedì 7 luglio 2009
Stamane le esequie solenni allo stadio cittadino. Lacrime e lutto dei famigliari sulle bare delle vittime. Messaggi di cordoglio del Papa e del presidente della Cei Bagnasco.
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Ogni passo una bara. Ogni bara un pianto. A migliaia arrivano, sostano, pregano. E nel momento del lutto ci si riconosce in questa sorta di piccola geografia sociale italiana: l’emigrato dalla Sicilia diventato imprenditore; la bara della colf ecuadoregna coperta di girasoli ordinati dai parenti nel suo Paese; la badante romena, che anche da morta sta accanto a Mario, il suo “nonno” toscano di 80 anni. E poi Antonella, ai cui lati sono stati posti due scrigni laccati di bianco: sono Lorenzo e Luca, di 2 e 5 anni, i figli più piccoli. Della famiglia si sono salvati solo Leonardo, di 8 anni, e papà Marco che in rianimazione lotta per non lasciar da solo il suo primogenito. Di Andrea Falorni, l’unico disperso, sono state trovate tracce ieri sera: poveri resti tra le macerie di un edificio crollato.Solo i lamenti interrompono la surreale quiete di una città balneare. Sul tappeto blu del palasport i quindici feretri giacciono come se appartenessero a tutti. Sullo sfondo, dietro alle bare, un grande Crocifisso e i vistosi pennacchi rossoblu dei carabinieri in alta uniforme. Le immagini della processione ininterrotta, che ha visto circa 22mila persone entrare nella camera ardente, sono la sintesi perfetta di un copione sbagliato. «Cose così accadono in Nigeria, dove esplodono i condotti petroliferi, o in India dove la sicurezza dei treni è un optional», commenta un addetto del servizio d’ordine. Lentamente passano villeggianti in ciabatte da mare. Ragazzi in calzoncini corti e magliette dai paesaggi tropicali. E poi bimbi piccolissimi che non capiscono che cosa ci fanno i pupazzetti Disney sulle ghirlande dei fratellini Piagentini. Ci sono famiglie di vacanzieri con bambini a mani giunte, mentre dagli zainetti sbucano i giochi da spiaggia.La spensieratezza di un’estate al mare è stata spezzata. Il sindaco Luca Lunardini chiede a tutti di fermare ancora per un giorno appuntamenti e ritrovi con sottofondo musicale, si finirebbe «per alterare quel raccoglimento doveroso che dobbiamo alle vittime innocenti». Le uniche note che oggi Viareggio ha ascoltato sono quelle intonate da Andrea Bocelli, così legato alla Versilia da voler essere presente ai funerali solenni ai quali hanno partecipato anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano e i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. La liturgia è presieduta dall’arcivescovo di Lucca, Italo Castellani. Ci saranno anche altri presuli toscani. Al termine del rito cattolico un imam pregherà per i sette musulmani sepolti ieri nei cimiteri del Marocco.Le 13 vittime italiane saranno seppellite nel Cimitero Monumentale di Viareggio, mentre Oliva Magdalena Cruz e Ana Habic verranno rimpatriate nei loro Paesi d’origine, Ecuador e Romania. Da Bucarest è arrivato il figlio 19enne della badante romena, ospite del Comune. Ai cronisti ha mostrato le foto della mamma che lui conservava sul telefonino. Ha raccontato di come la sua famiglia si reggesse ormai sulle rimesse della donna. Ora si ritroveranno più soli e più poveri.I funerali. Un grande applauso accompagna l’ingresso allo stadio dei Pini di 15 delle 22 vittime del disastro ferroviario della stagione di Viareggio. Intanto, vengono citati uno per uno i nomi delle vittime, sette delle quali sono state trasportate in Marocco. Sulle bare di ognuna rose bianche. A trasportarle a braccia sono rappresentanti istituzionali di Viareggio. Tra le tante bare spiccano due piccole bare bianche, quelle dei fratellini Luca e Lorenzo Piagentini. Sono oltre 20 mila le persone, cittadini di Viareggio, amici e parenti che assisteranno alle esequie delle 15 delle 22 vittime della strage della città versiliese. Sono due le canzoni che il tenore Andrea Bocelli canta per le quindici delle ventidue vittime della sciagura della stazione di Viareggio: Panis Angelicum di Frank e l’Ave Verum Corpus di Mozart. Le quindici bare sono posizionate nel centro dello stadio. In prima fila le piccole bare bianche di Luca e Lorenzo, nel mezzo la mamma Stefania. Fra commozione e lacrime continuano i lunghi applausi.Il corteo della folla che entra nello stadio è aperto dal gonfalone listato a lutto del Comune di Viareggio, a cui fanno seguito altri gonfaloni della Regione, Provincia e di altri comuni italiani. I parenti hanno seguito in maniera composta e silenziosa il procedere delle bare. Sono presenti il Capo dlelo Stato, Giorgio Napolitano; il presidente del Senato, Renato Schifani e il Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Tanti i malori tra la folla. Sono oltre dieci le persone che, sotto un caldo afoso, sono state accompagnate in un punto medico. Ci sono anche l’imam di Viareggio e gli esponenti della comunità islamica alle esequie solenni L’Imam Wahid el Fihri, secondo quanto annunciato dallo speaker, terrà una breve orazione funebre al termine della cerimonia.Le preghiere dei musulmani. Le salme delle sette vittime musulmane, di nazionalità marocchina, non sono allo stadio, in quanto sono state trasferite sabato scorso in Marocco per le esequie in madrepatria. Ai funerali sono presenti anche gli amici di Hamza Ayad, il 17enne marocchino che ha perso la vita nel rogo, insieme alla sorella Iman di 3 anni, al padre Mohamed e alla mamma Aziza: ‘Hamza resterai sempre nei nostri cuorì, scritto anche in arabo; un’altra scritta recita ‘Iby fatti forzà un incoraggiamento da parte degli amici alla sorella Ibitzen Ayad, l’unica della famiglia sopravvissuta.I messaggi del Papa e di Bagnasco. Prima dell’inizio dei funerali delle 15 vittime della strage di Viareggio, sono stati letti i messaggi di cordoglio e vicinanza inviati all’arcivescovo di Lucca da parte di Papa Benedetto XVI e del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco. «Benedetto XVI -si legge in una parte del messaggio- esprime profonda partecipazione e dolore per il lutto che colpisce l’intera città, e assicura una fervida preghiera di suffragio per le vittime, e invoca dal Signore fervida guarigione per i feriti». In un passaggio del suo messaggio, il cardinale Bagnasco, ricorda le parole pronunciate domenica scorsa all’Angelus da Papa Ratzinger e nell’esprimere «affettuosa e partecipata vicinanza alle vittime», ricorda, come detto dal Papa, che «simili incidenti non abbiano a ripetersi» e che «la sicurezza sul lavoro sia garantita a tutti».L'omelia: «Simili incidenti non si ripetano». La strage ferroviaria di Viareggio è stata «il visibile di un non senso, di un negativo assoluto che tutto fagocita e tutto distrugge, alimentato non solo dal caso e dalla fatalità». Lo ha detto l’arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, in un passaggio dell’omelia ai funerali delle vittime del disastro ferroviario. La storia dell’uomo «ha conosciuto e continua a conoscere violenze, ingiustizie, tragedie umane e disastri ecologici -ha proseguito monsignor Castellani- C’è da interrogarsi sul modo di vivere, per certi aspetti violenti o ad ogni modo che mettono a rischio la vita stessa, a cui concorriamo tutti, con i nostri stili di vita personali e collettivi».L’arcivescovo di Lucca ha ricordato anche le parole del Papa auspicando che «simili incidenti non abbiano a ripetersi. Da tempo è venuto il momento che il nostro territorio, la nostra terra, con il contributo e la responsabilità di tutti, nessuno escluso -ha aggiunto monsignor Castellani- diventi come Dio l’ha voluta, ‘madre sicurà, terra sicura, proprio convertendo gli stili di vita personali e collettivi».I cari dello scomparso: «Per lui nemmeno il funerale». Il loro amico ancora non è inserito nel conto delle vittime, ma loro sono venuti lo stesso al funerale, forse con un pizzico d'angoscia in più. Sono i compagni di avventure di Andrea Falorni, detto lo Scarburato, l’unico scomparso della tragedia in cui ha perso la vita anche la moglie Maria Luisa.’Hanno letto i nomi di tutte le vittime - dice Stefano, amico di Andrea - ma il suo no. Lo so, ufficialmente non e’ morto, ma nessuno spera piu’ di trovarlo vivo. Per lui non ci sara’ nemmeno il funerale’’. ‘’Era un grande organizzatore di cene e gite - continua Stefano che sta assistendo alle esequie insieme ad altri appassionati di moto e amici della coppia - e anche quella sera dovevamo uscire insieme. Poi ha disdetto...’’.Le parole di Napolitano. "Una giornata straziante, e straziate erano le persone e le famiglie che ho incontrato lì allo stadio, ai funerali". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all’uscita dall’ospedale della Versilia, dove ha visitato i tre feriti del disastro ferroviario ancora ricoverati nella struttura sanitaria. «Quello che colpisce innanzitutto -ha osservato Napolitano- è lo choc, per quanto incredibile e imprevedibile fosse la tragedia. E poi il dolore per quanti hanno perso la vita: ho visto madri che hanno perso i figli», ha aggiunto il capo dello Stato visibilmente commosso.Dopo la funzione il presidente ha visitato alcuni feriti in ospedale. Tra di loro, nel reparto di pediatria, c’è Leonardo Piagentini, 8 anni, che nella tragedia ferroviaria ha perso i due fratellini, Luca e Lorenzo (5 e 2 anni), e la madre Stefania Maccioni, mentre il padre Marco Piagentini è ricoverato al reparto Grandi ustionati di Padova. Leonardo ha regalato al capo dello Stato un disegno fatto da lui, che mostra delle case e tante nuvole in cielo: su due di queste nuvole ci sono due bambini.La situazione degli sfollati. Intanto le autorità devono occuparsi di chi è scampato alla sciagura. Le condizioni dei 22 feriti ricoverati nell’ospedale della Versilia e in altre strutture per grandi ustionati rimangono stabili. Sono 17 i casi che ancora preoccupano. «Il tempo sta passando – osserva il sindaco Luca Lunardini – e questo ci fa sperare». Il numero ufficiale degli sfollati è di 136. In gran parte – spiegano in Comune – si tratta di persone alloggiate presso amici o parenti. L’opera dei tecnici per verificare le condizioni degli immobili coinvolti nell’esplosione continua. I nuclei familiari che necessitano della completa ricostruzione della casa al momento sono 25, in gran parte abitavano tra via Ponchielli e via Porta Pietrasanta. Domenica in tutte le parrocchie c’è stata una grande partecipazione alle Messe. Ma c’è una domanda a cui si fa fatica a rispondere: «Perché è successo?». Don Valmore, il vecchio parroco, saggiamente invita «a lasciar stare il Padreterno, questa tragedia si poteva evitare». La giustizia, si spera, farà il suo corso. Intanto nella chiesa di Sant’Antonio, che per essere stata distrutta dagli Alleati nel ’44 e subito ricostruita dai fedeli è il simbolo della città che ricomincia, hanno stampato un suggerimento: “Affrettiamoci ad amare gli uomini – scriveva il prete e poeta polacco Jan Twardowski -, se ne vanno così presto.
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