L'arrivo a Fiumicino oggi del secondo gruppo di profughi afghani accompagnato da Caritas
È arrivato oggi all’aeroporto di Fiumicino (Roma), un secondo di 26 profughi afghani, tra cui alcuni bambini e ragazzi, provenienti dal Pakistan, nell’ambito del Protocollo per i “corridoi umanitari” stipulato dal Governo italiano con la Conferenza Episcopale Italiana, di cui Caritas Italiana è soggetto attuatore. Questo secondo gruppo ha seguito un primo giunto ieri, di 20 persone sempre dal Pakistan e da un terso domani, giovedì 7 dicembre di 41 persone. Si tratta in totale di 87 persone che verranno tutte ospitate in varie diocesi, chiese, comunità d’Italia, da Nord a Sud.
Si tratta degli ultimi arrivi di un totale di 300 rifugiati afghani che si trovano sfollati in Paesi di transito, come il Pakistan e la Turchia. Il progetto è interamente finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana e viene realizzato in coordinamento con le diocesi italiane. Dà una nuova possibilità di vita a persone che si trovano in contesti di guerra e di grave violazione dei diritti umani che diversamente non potrebbero mai raggiungere in sicurezza il territorio europeo.
Integrazione e bene comune
I corridoi sono un esempio efficace e lungimirante di intervento della comunità ecclesiale a favore di popolazioni e di persone in situazioni di difficoltà. Si fondano sullo studio dei bisogni reali e garantiscono forme di integrazione nell’ottica del bene comune (di chi accoglie e di chi è accolto). Dall’inizio del programma ad oggi sono state accolte dalla Chiesa in Italia, in 50 Diocesi in tutta Italia, quasi 1.600 persone (di cui 400 minori), provenienti prevalentemente da Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen. Un ulteriore protocollo, appena firmato con i Ministeri competenti, è incentrato sull’Africa e sulla Giordania e dovrebbe essere avviato nel 2024.
"Alternativa legale e sicura ai viaggi della morte"
«In queste esperienze di accoglienza e di alternativa legale e sicura ai viaggi della morte – ricorda il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello – gli elementi al centro dell’attenzione sono la persona che arriva e la comunità, in senso ampio, che la accoglie. L’esperienza della Caritas ha dimostrato in questi anni come si crei un circolo virtuoso nel quale tutte le parti coinvolte sperimentano il beneficio del loro impegno, nella prospettiva più volte richiamata da papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare». Per questo, «occorre lavorare a uno sviluppo e a un potenziamento di questo strumento, nel quale la Chiesa italiana ha dimostrato di credere e per il quale si è impegnata concretamente. Per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile sulla base delle rispettive responsabilità».