sabato 16 aprile 2011
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Basta ac­co­stare la figura dei magi­strati a quella delle Briga­te Rosse. A lanciare l’ap­pello è il procuratore ca­po di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che difen­de l’operato dei giudici milanesi dopo che, nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio, Silvio Ber­lusconi, aveva paragona­to certi magistrati alle Br. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’affissione del manifesto con la scritta 'Via le Br dalle procure' firmato 'Associazione dalla parte della democrazia' appar­so nei giorni scorsi - e an­cora ieri - in uno dei tanti spazi del capoluogo lom­bardo riservati alla propa­ganda elettorale. È basta­to per spingere il capo del­la procura a scrivere un comunicato per denun­ciare l’accaduto ma so­prattutto per sottolineare che «a Milano le Br in pro­cura ci sono state davvero: per assassinare i magi­strati». La misteriosa as­sociazione aveva firmato altri manifesti, con le scritte 'Toghe rosse, in­giustizia per tutti', 'Silvio resisti, salva la democra­zia' e 'La giustizia politi­ca uccide la libertà', facil­mente reperibili anche sul web. Il presidente dell’associa­zione nazionale magistra­ti Luca Palamara ha defi­nito le scritte «non degne di un Paese civile». Giudi­ca il fatto «gravissimo» e chiede che sia fatta im­mediatamente luce il por­tavoce dell’Italia dei valo­ri, Leoluca Orlando. Che esprime solidarietà ai ma­gistrati e non manca di at­taccare il presidente del Consiglio per il suo para­gone: «Chi si comporta in questo modo è eversivo, au­menta il livello di tensione nel Paese e incita al­lo scontro fra po­teri dello Stato». Non ha dubbi il capogruppo di­pietrista alla Camera, Mas­simo Donadi: Berlusconi è «il mandante mo­rale di questa vergogna». Il Pd, con la ca­pogruppo in Commissio­ne Donatella Ferranti, di­ce di comprendere «l’im­barazzo del ministro Alfa­no, ma il suo silenzio sul­la vicenda è molto grave». II responsabile sicurezza del partito Emanuele Fia­no condanna l’attacco e definisce gli autori «infa­mi che non hanno nean­che il coraggio di esporre il nome di un’associazione politica effettivamente e­sistente », annunciando poi l’immediata presenta­zione di un’interrogazio- ne parlamentare. Parla di un «atto di regime» e chie­de che i manifesti venga­no tolti e stracciati, il ca­pogruppo in Consiglio co­munale, Pierfrancesco Majorino. «Chi li ha realizzati abbia il corag­gio di metterci la faccia», riba­disce. La loro affissio­ne rappresenta un fatto «molto rischioso e sconcertante», dichiara, infi­ne, una nota della segreteria nazionale della Cgil. In un mo­mento molto delicato nella vita demo­cratica del paese, afferma il sindacato, «con un cli­ma sociale complesso ed una discussione in corso sulla riforma costituzio­nale della giustizia in Par­lamento, appare molto ri­schioso e sconcertante il richiamo a esperienze co­me il terrorismo, addirit­tura negli ambiti della ma­gistratura. Esperienze che abbiamo contrastato e sconfitto e che rappresen­tano l’anti-Stato».
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