giovedì 4 novembre 2010
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Dopo il vertice di ieri mattina e una serie di riunioni nel corso del pomeriggio con alcuni deputati, il Cavaliere ha convocato nella tarda serata di ieri a via del Plebiscito lo stato maggiore del Pdl. Presenti i coordinatori, i capigruppo di Camera e Senato e diversi ministri. La riunione serale ha avuto lo scopo di limare la relazione che il Cavaliere terrà alla Direzione del Pdl. Un discorso definito da molti "di altro profilo" in cui Berlusconi dovrebbe rilanciare l'azione del governo a partire dai cinque punti del programma su cui l'esecutivo ha ottenuto la fiducia in parlamento circa un mese fa. E stamani c'è stato un intenso scambio di battute tra il presidente del Consiglio e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, all'Altare della Patria per le celebrazioni della giornata delle Forze Armate. I due ex-alleati nel Pdl hanno chiacchierato a lungo con toni parsi amichevoli, mentre attendevano l'arrivo del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Inizialmente il Premier sembrava non volesse salutare Fini rimanendo in disparte, fino a quando non si è avvicinato a lui e lo ha salutato con una stretta di mano ed un "ciao", ricambiato con cortesia dalla terza carica dello Stato. A quel punto i due - al centro tra il presidente del Senato, Renato Schifani, il presidente della Corte Costituzionale, Raffaele Amirante - hanno iniziato a parlare, con il Cavaliere che si rivolgeva a Fini in quello che sembrava uno sfogo. Un discorso propositivo, programmatico, con scadenze precise e persino qualche novità rispetto ai 5 punti già approvati in Parlamento. Ma soprattutto, assicura Paolo Bonaiuti, nessuno strappo e nessuna forzatura: solo la volontà di rilanciare l'azione del governo. Se Silvio Berlusconi terrà fede alla linea decisa durante il vertice preparatorio della Direzione Nazionale, vorrà dire una sola cosa: e cioé che il premier non intende dare alibi a Gianfranco Fini che a Perugia dovrà decidere se dar seguito alla minaccia dell'appoggio esterno all'Esecutivo. Ma non si dovrebbe far condizionare neanche dall'eventuale strappo in tal senso da parte dei futuristi. Insomma, il premier non intende tenere il cerino in mano. E attende Fini e Fli - sarebbe stato ribadito nel corso del vertice serale del pdl a Palazzo Grazioli - solo alla prova del voto in Parlamento. Il problema è sempre lo stesso: il Cavaliere, sondaggi alla mano, sa bene quanto la responsabilità della crisi possa influenzare gli elettori. Se Fini vuole staccare la spina, ha ragionato con i fedelissimi, lo faccia, ma io non intendo dargli alcun pretesto.Ma cosa succederebbe se il leader di Fli, a Perugia, optasse comunque per l'appoggio esterno? Il tema, durante il vertice pomeridiano del Pdl, era rimasto sotto traccia. Tanto che al ministro ex di An che lo ha posto, nessuno ha dato una risposta netta. Nemmeno Berlusconi. La maggioranza dei presenti, premier incluso, ha preferito concentrarsi sulla Direzione nazionale di domani. L'argomento, tuttavia, era stato ripreso al termine dell'incontro. A riunione ormai conclusa diversi fra ministri e dirigenti hanno espresso il convincimento che in caso di uscita di Fli dal governo difficilmente si potrà evitare la crisi. Confermando nella sostanza la linea espressa nel comunicato di lunedì dai capigruppo: o Fini sta con il governo o sarà crisi. Ma questo ultimatum, volutamente, non è stato ribadito alla fine del vertice. Neanche come arma di dissuasione in vista di Perugia. Il motivo lo spiega un ministro presente all'incontro: "Penso che Berlusconi proverebbe ad andare avanti comunque, anche in caso di appoggio esterno". "Del resto - gli fa eco un dirigente del partito - che differenza farebbe? Fli, di fatto, é già all'oppoggio esterno". In serata il senatore Andrea Augello ha incontrato il Cavaliere a palazzo Grazioli. Ma, come lui stesso ha sottolineato, non ha parlato con il premier della possibilità di un patto federativo tra i due leader per continuare la legislatura. Una ipotesi che affascina il senatore anche se non ha trovato assolutamente spazio negli incontri odierni a Palazzo Grazioli. Ma potrebbe reggere il governo senza i finiani? In pochi, ai piani alti di via dell'Umiltà, ci credono.E proprio per questo il premier vuole evitare di dare appigli a Fini per compiere un passo che segnerebbe definitivamente la legislatura. Ecco perché nel suo intervento di domani, limato fino a tarda sera, punterà soprattutto sul programma, sui 5 punti e sul decreto Tremonti per lo sviluppo. Il tutto sarà poi tradotto in un documento programmatico per una nuova direzione nazionale che dovrebbe essere convocata tra 15 giorni. Difficile che manchino accenni ai temi caldi della giustizia o alle recenti inchieste. Ma, salvo sorprese, il premier si concentrerà su altro. Basterà a convincere Fini? Impossibile dirlo. Anche se nel corso dell'incontro, in diversi hanno dispensato ottimismo, a cominciare dai ministri di Liberamente. Franco Frattini, ad esempio, ha scommesso che i finiani non usciranno dal governo. Dicono che Berlusconi ci creda, contando sulle divisioni interne ai futuristi. Ma memore del fatto che continuano ad alzare l'asticella, non si fida più. E l'ipotesi continua ad aleggiare come uno spettro sull'Esecutivo. Tanto che in molti, soprattutto fra gli ex di Fi, premono comunque per un'intesa con Fini. "Senza un accordo vero andiamo dritti al voto a marzo", confida un dirigente del Pdl. E chi spinge per una intesa fra i due leader deve aver letto le ultime anticipazioni del libro di Vespa come manna dal cielo: 'In politica mai dire mai'', ha risposto il Cavaliere al conduttore di Porta a Porta che gli chiedeva se fosse possibile una nuova alleanza con il leader di Fli. Anche se nell'intervista, che risale ad almeno 10 giorni fa, non mancano stilettate all'indirizzo di Fini visto che, ha sostenuto, senza il Pdl non sarebbe mai diventato presidente della Camera.
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