giovedì 20 marzo 2025
La premier: di Spinelli rispetto la vita ma non condivido le idee, insultata da sinistra illiberale e nostalgica. Il messaggio a Von der Leyen: prudenza sulla guerra. Il Pd sabato sull'isola
Ventotene, Meloni rivendica e rilancia: la mia Europa nei Trattati di Roma

Ansa

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Quando nell’Europa Building si diffonde la notizia che Meloni avrebbe parlato prima delle 20, a pochi minuti dalla messa in onda dei telegiornali, la sensazione è che la premier voglia in qualche modo precisare il messaggio “anti-Ventotene” lanciato mercoledì in Aula alla Camera. Ma basta vedere il volto determinato della premier per capire che la scelta politica e comunicativa è quella di rivendicare tutto. «Io ho difficoltà a confrontarmi con le idee degli altri, ma sono molto convinta delle mie, le rivendico e penso che questa sia la base della democrazia».

In completo rosso, la premier fa intendere che quella lanciata a Montecitorio non è una provocazione, ma l’inizio di una sua controffensiva sull’Europa. Purché venga scongiurato quello che ritiene essere l’unico vero rischio dell’operazione, ovvero l’attacco a tre antifascisti, di cui Altiero Spinelli è il nome più evocativo, che hanno pagato a caro prezzo l’opposizione a Mussolini. Meloni se ne esce citando Chesterton: «Rispetto gli uomini e la loro vita ma rivendico quando non sono d'accordo con le loro idee».

Insomma: «Non sono d'accordo con quello che leggo su quel testo, ma questo non vuol dire insultare, come mi è stato detto. Io sono rimasta sconvolta dalla reazione che ho visto ieri in Aula, con parlamentari della Repubblica che sono arrivati sotto i banchi del governo con insulti e ingiurie». «Sono stata insultata io - ribatte Meloni - Penso francamente che la sinistra stia perdendo il senso della misura. Penso che stia uscendo fuori un’anima illiberale, nostalgica». A suo dire, insomma, mercoledì in Aula lei ha «solo letto i passi» del Manifesto. E il suo scopo è politico, non polemico. «In alcuni passaggi si dice che il popolo fondamentalmente non è in grado di autodeterminarsi e che quindi va educato e non ascoltato», un’idea «abbastanza strutturata nella sinistra anche di oggi». Un esempio ne erano, a parere della premier, «gli straordinari editoriali di Eugenio Scalfari dove ci spiegava che l’unica forma di democrazia è l’oligarchia».

A riprova di quanto l’intervento di mercoledì non sia casuale, c’è anche il fatto che la premier ha deciso di dare un particolare risalto all’anniversario, a inizio della prossima settimana e in particolare il 25 marzo, dei Trattati di Roma. Per la premier, è in quei testi che c’è la sua idea di Europa. Una contrapposizione che la premier vuole forzare, strappando il filo rosso che unisce l’evoluzione del pensiero europeista. Anche i Trattati di Roma, insomma, potrebbero rientrare in una nuova narrazione meno “di sinistra” dell’Europa. Il tutto all’interno di una fase “identitaria” che la premier vuole avviare, in cui tappa fondamentale è il viaggio a Washington da Donald Trump. Una missione su cui però la premier deve frenare, anche perché troppo forte è il rischio che il presidente Usa faccia proprio davanti alla leader italiana una dura invettiva anti-europea sui dazi. Ma certamente il cambio di passo sulla linea europea si avverte anche nel messaggio che Meloni riserva a Von der Leyen: serve, dice la premier, più prudenza nel parlare di guerra.

L’intervento serale non spegne ma anzi rinfocola la polemica che si era innescata in mattinata, quando alcuni retroscena descrivevano una cena bruxellese tra Meloni e gli eurodeputati FdI in cui ci si rallegrava del fatto che il petardo Ventotene aveva fatto «impazzire» il centrosinistra. Addirittura delle agenzie di stampa parlavano di “brindisi a Spinelli”. Ricostruzioni su cui è arrivata la «smentita categorica» di Palazzo Chigi.

«Trappola» o no, l’eco di quanto accaduto a Montecitorio è arrivata a Bruxelles e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che mercoledì sera ha avuto un faccia a faccia con Meloni, ha tenuto a ribadire che il Manifesto di Ventotene «è un pezzo di storia» e che «l’idea di un’Europa federalista è nata dai suoi autori». Parole pronunciate da Metsola, leader popolare, con un apparente imbarazzo. Mentre non è ipotizzabile se il Manifesto sia stato argomento anche del confronto di ieri mattina tra la premier e Ursula Von der Leyen. In ogni caso, il tema è di quelli molto scivolosi e che richiede il consueto monitoraggio a fari spenti del Quirinale. Il Colle presta particolare attenzione al fatto che l’incendio parlamentare non diventi un caso proprio in Europa.
In ogni caso la prosecuzione dello scontro rappresenta una buona sponda per il Pd, intenzionato a cavalcare l’onda di indignazione seguita alle parole scomposte di Meloni. Non a caso il partito ha organizzato per sabato una manifestazione proprio a Ventotene «in difesa dei valori europei». Un’idea partita dal deputato romano Roberto Morassut e subito accolta dai dem del lazio.

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