martedì 13 ottobre 2009
Celebrato ieri il rito funebre del giornalista di Avvenire, mancato improvvisamente la scorsa settimana in seguito a un malore. Monsignor Ravotti: «Ora è nelle mani affettuose di Dio». Il saluto commosso dei colleghi e della Guardia di Finanza.
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«Lino da oggi non è abbandonato alla solitudine di un cimitero ma accarezzato dalle mani di Dio, che non sono meno tenere ed affettuose di quelle di un papà o di una mamma nei confronti del proprio figlio». Si è espresso così ieri monsignor Jean Piérre Ravotti, cappellano della Guardia di Finanza a Torino, nell’omelia per i funerali del giornalista di «Avvenire», Lino Giaquinto, deceduto la scorsa settimana, nella sua abitazione milanese, a soli 40 anni in seguito a un malore. Il rito funebre si è svolto nella chiesa di Sant’Ambrogio a Varazze, nel Savonese, città natale di Giaquinto. È qui che i genitori di Lino, Bruno e Assunta, hanno ricevuto l’abbraccio dei parenti e di due "famiglie" non meno coinvolte: quella della Guardia di Finanza, nella quale papà Bruno ha prestato servizio per 38 anni, e quella di Avvenire, nella cui redazione Lino era entrato 10 anni fa. Due famiglie che hanno voluto mostrare affetto e vicinanza nel corso di una celebrazione assai partecipata nella quale tanti sono stati i momenti di commozione. Molti i finanzieri presenti: tra loro il comandante regionale della Liguria, generale Flavio Zanini che ha portato il saluto del comandante interregionale, generale Daniele Caprino, il comandante provinciale, colonnello Roberto Visintin, quello della compagnia di Savona, capitano Pietro Antonio Cetta, fino al comandante della brigata di Varazze, luogotenente Domenico Lucifero. Con loro anche il presidente dell’Anfi di Genova, Carmine Miglino con tanti finanzieri in pensione. La delegazione di Avvenire, formata da giornalisti, amministrativi, poligrafici, era guidata dal vicedirettore responsabile Marco Tarquinio. Poco prima della conclusione del rito, al quale ha assistito anche il sindaco di Varazze, Giovanni Delfino, cinque colleghi di Lino hanno voluto ricordarlo raccontando, dall’altare, l’entusiasmo del suo impegno, gli anni della formazione professionale, la generosità verso le nuove leve, la dedizione e l’umiltà. «Lino era fiero di lavorare ad Avvenire – ha detto monsignor Ravotti – perché era fiero di perseguire la verità nel suo lavoro. Lasciamoci coinvolgere dalla Parola di Dio che, sola, porta luce e conforto».
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