Due casi in queste ore - uno a Treviso, uno a Torino - riaprono dibattito e polemiche sul caos vaccini. E le vittime, sono i bambini. Uno, nella provincia veneta, costretto a restare fuori da scuola perché nonostante abbia vinto la sua battaglia con la leucemia dopo un trapianto di midollo rischierebbe troppo a mescolarsi con dei coetanei non vaccinati (cinque, per l'esattezza, nella classe in cui avrebbe dovuto iniziare le lezioni. Tre, nell'altra sezione). L'altro, a Settimo Torinese, sistemato da solo in palestra perché non vaccinato. Allontanato dagli altri, per un'interpretazione alla lettera delle legge Lorenzin da parte della dirigenza.
Sullo sfondo, le ferite riaperte dal “Milleproroghe” prima col dietrofront della maggioranza sulla possibilità di proseguire per questo anno scolastico con la sola autocertificazione dei genitori ad attestare l'avvenuta vaccinazione dei figli, poi con l'ennesimo cambio in corsa, e l'emendamento che invece l'autocertificazione riammette almeno fino a giugno prossimo.
La storia di Andrea, che ha vinto la leucemia e resta fuori dalla classe
La campanella suonerà, oggi, l’inizio dell’anno scolastico. Ma Andrea (nome di fantasia), 8 anni, molto probabilmente sarà costretto a starsene a casa, perché alcuni suoi compagni – cinque in tutto – non sono vaccinati. Lui ha affrontato l’incubo della leucemia. E l’ha superato, vincendo la sua malattia, ma non può rischiare dopo la chemio a cui si è sottoposto: è un bimbo immunodepresso, cioè privo di difese immunitarie, e fa parte del folto gruppo di piccoli di cui si è a lungo parlato in questa estate calda sul fronte dei vaccini.
La sua vicenda è stata resa nota dalla dottoressa Orietta Maschio, medico di base di Castelfranco. «Sono stordita. Incontro un’amica pediatra. Eravamo assieme in macchina un anno fa quando da Padova arrivò la notizia – ha scritto Maschio in un post su Facebook –: il bimbo con la febbre alta da sei giorni aveva un bruttissimo emocromo e si confermava la più terribile delle leucemie, il mostro che a noi medici fa venire i brividi: leucemia mieloide acuta. Lei iniziò a piangere: chissà se ce l’avrebbe fatta. Oggi ho chiesto alla pediatra come sta Andrea, che ora ha otto anni – continua la dottoressa Maschio – "Bene"! mi risponde con un sorriso, è stata dura ma ora sta meglio grazie al trapianto di midollo della sorellina di dieci anni».
I genitori sono i più felici al mondo. Anzi, no. Perché adesso non possono mandarlo a scuola. Ad Andrea in realtà basterebbe tenere una mascherina, in aula potrebbe stare. «Ma non possiamo rischiare visto che ci sono cinque bambini non vaccinati nella sua classe e, vivendo in un paese non c’è alternativa, nell’altra classe ce ne sono altri tre» hanno raccontato papà e mamma. Sui social si scatena un’accesa polemica. Al centro del dibattito, manco a dirlo, il “Milleproroghe”, pronto ad avallare una linea morbida sull’obbligo vaccinale per l’ingresso nelle scuole almeno per tutto quest’anno scolastico (con il via libera all’autocertificazione, in un primo momento accantonata).
La vicenda ricorda quella di un’altra bambina della provincia di Treviso, trapiantata e con deficit immunitario, che non ha potuto frequentare la scuola dell’infanzia perché in classe c’erano due bimbi non vaccinati che avevano contratto la varicella. La madre della piccola per questa vicenda ha sporto denuncia alla magistratura. «Non c’è altra scelta per Andrea – afferma Matteo Ramigni, responsabile del settore vaccinazioni dell’Ulss2 – che fargli frequentare una classe di soli vaccinati. Abbiamo un puntuale database su chi lo è, non sugli immunodepressi». Ecco perché Francesco Benazzi, direttore dell’Azienda sanitaria provinciale, si è subito attivato per conoscere questa situazione, che era ignota all’autorità sanitaria, e studiare insieme le opportune iniziative. Intanto lo stesso Benazzi si è fatto carico di un ulteriore tentativo di convincere i No vax a regolarizzarsi; avrebbero tempo sino a fine anno. «Noi dobbiamo rispettare la normativa nazionale, non possiamo escludere i bambini non vaccinati dalle elementari. Ma abbiamo la possibilità di garantire l’immunità al bambino».
Il caso di Settimo Torinese: «Nostro figlio discriminato»
Lo avrebbero lasciato da solo, in palestra, perché non risulta in regola con i vaccini. Una sorta di “isolamento forzato” quello toccato a un bimbo di 4 anni e mezzo che frequenta il secondo anno della scuola dell’Infanzia Arcimboldo di via della Consolata a Settimo Torinese, in provincia di Torino. E che i suoi genitori hanno denunciato con un esposto alla Procura di Ivrea per abuso su minore, abuso di atti d’ufficio e per violazione di privacy.
I fatti sarebbero avvenuti lunedì scorso, quando il piccolo sarebbe stato portato a scuola dai genitori nonostante non fosse in regola coi vaccini e nonostante la dirigente della scuola li avesse avvertiti che senza la documentazione necessaria il bimbo non sarebbe potuto entrare in aula. Una decisione unanime, per altro, presa dai prèsidi delle scuole settimesi, d’accordo tra loro sull’applicazione integrale della legge Lorenzin (per altro a tutt’ora in vigore). «Il bambino ha la prenotazione per il primo vaccino il 21 settembre, quindi l’iter è aperto» si è difeso il padre del bambino, consapevole che la prenotazione dovrebbe consentire l’accesso alla scuola al figlio e tuttavia anche certo che a quella data il figlio non verrà affatto vaccinato. «Fino a quando l’Asl non ci darà possibilità di informazione completa e ci consentirà di sottoporre alle visite prevaccinali gratuite noi saremo costretti a rimandare l’appuntamento», ha spiegato ancora l’uomo, avanzando le obiezioni tipiche dei No vax e sostenendo di non aver infranto «nessuna regola».
La scelta della scuola, d’altronde, è stata criticata anche dall’assessore regionale all’Istruzione, Gianna Pentenero: «La circolare della Regione è chiara: in presenza di un’autocertificazione che comunica una prenotazione per la vaccinazione entro la fine di dicembre, le scuole devono accogliere i bambini in aula» ha commentato.
Per tentare di risolvere la situazione lunedì a scuola sono intervenuti i carabinieri, chiamati dalla dirigente. I militari hanno verbalizzato il tutto e hanno segnalato a loro volta il caso in procura. Ieri mattina, nonostante tutto, il bimbo è stato portato a scuola nuovamente. Questa volta la direttrice, dopo che i genitori hanno minacciato di querelare insegnati e preside, lo ha fatto entrare in classe, in attesa che venga presa una decisione definitiva sulla questione.