Lo aveva detto nel pieno della pandemia di Covid 19: allora sempre più imprenditori e famiglie in difficoltà stavano entrando nella morsa dell’usura, ma gli effetti si sarebbero visti solo negli anni successivi. È così è stato. Ora può tracciare un primo bilancio Luigi Cuomo, presidente di Sos Impresa, associazione antiusura e antiracket nata per volontà di alcuni commercianti a Palermo nel 1991, l’anno in cui la mafia siciliana ammazzò l’imprenditore palermitano Libero Grassi, che si era opposto pubblicamente al racket e aveva fatto arrestare i suoi estorsori.
Stando a quanto l’associazione da lui presieduta, attiva in nove regioni, in particolare in quelle del Sud Italia, ha raccolto nei suoi “ambulatori antiusura”, è possibile ipotizzare un aumento dei casi di almeno il 30% rispetto agli anni che hanno preceduto il 2020, l’anno in cui è esplosa la pandemia. Non tutti questi casi si sono materializzati in denunce, «ma è probabile che nel 2024 ci sarà un aumento sostanziale anche a questo livello», sostiene Cuomo. Lui e la sua associazione accompagneranno le vittime di usura alla denuncia, le sosterranno nel processo, garantendo loro anche assistenza legale, e le seguiranno nel percorso di accesso al Fondo di solidarietà delle vittime di estorsione e di usura.
«La cosiddetta “luna di miele” tra l’usuraio e la sua vittima è durata anche più di quanto immaginassimo – dice il presidente di Sos Impresa –. Ora l’usuraio sta mostrando il suo vero volto». L’usuraio non è il classico estorsore che si palesa subito per quello che è, ma una persona che solo lentamente manifesta la sua natura spietata. «Sulle prime si presenta come un benefattore. È accomodante, suadente, e non parla subito del prezzo altissimo che l’imprenditore dovrà pagare – spiega Cuomo –. Solo col tempo si manifesta in tutta la sua spietatezza».
Anche le maggiori organizzazioni criminali del Paese hanno fiutato l’affare, e si sono date anch’esse all’usura. Con obiettivi ben precisi: «Le mafie hanno scoperto che dare soldi piuttosto che chiederli presenta molti vantaggi e, stando alle statistiche, minori rischi di essere scoperti o denunciati. Consente loro di riciclare i soldi sporchi, imporre i propri prodotti in regime di monopolio e presentarsi come benefattori sul territorio garantendo lavoro a chi ci vive. È un modello che già hanno sperimentato quando hanno portato i loro capitali nel Nord Italia, e ora lo stanno attuando anche nelle regioni meridionali».
E il cavallo di Troia che esse utilizzano è proprio il prestito a strozzo. «Facendo leva sui soldi che l’imprenditore deve loro, entrano nella compagine societaria, arrivano a imporre anche il direttore generale per poi giungere perfino a impossessarsi del tutto dell’azienda stessa». Sono cambiate anche le categorie sociali che finiscono nella morsa dell’usura.
«Adesso ci sono anche il professionista o una certa borghesia: un caso emblematico è quello, recente, di un imprenditore, dirigente del Pd in un quartiere di Napoli». Questo imprenditore, arrivato al bivio al quale arrivano tutte le vittime di usura quando non possono far fronte alle richieste degli usurai, si è rivolto proprio a Sos Impresa.
Ed è proprio sulla necessità di essere accompagnati e di denunciare che Cuomo insiste. «È possibile uscire da queste situazioni rivolgendosi a persone competenti. È fondamentale fare una buona denuncia, così da favorire le indagini. L’errore più grande che queste persone, che normalmente hanno gestito tutto da soli, possano commettere è affogare nella solitudine e non chiedere aiuto. Avere il coraggio di denunciare può aiutare a tenere unita anche la famiglia o a riaverla indietro: mi viene in mente il caso di una ragazza coraggiosa che ha convinto i genitori a denunciare». Insomma, chi cade nella morsa dell’usura ha sempre una via d’uscita, a dispetto di quanto potrebbe sembrare. «Ci sono tutti gli strumenti, anche economici, per uscirne: ma occorre l’umiltà per lasciarsi aiutare e il coraggio per denunciare».