È boom per l’usura. Il fatturato dei 'cravattari' nei primi otto mesi di quest’anno ha già superato quello dell’intero 2008 che, lo ricordiamo, era stato di circa 15 miliardi di euro. E per alcune zone il superamento è avvenuto già prima della metà dell’anno, come in Campania che da sola rappresenta il 12,5% del fenomeno. Conseguenza della crisi economica, della rigidità delle banche nel concedere prestiti e mutui, e della, invece, crescente disponibilità di denaro della varie mafie, sempre più interessate a questo settore. Ed è allarme. «Siamo molto preoccupati», ammette il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, che ha la delega proprio in materia di racket e usura, e che ha fornito questa preoccupante notizia a margine del convegno del Pdl sul Mezzogiorno. Un allarme lanciato anche dalla Procura nazionale antimafia in un documento sull’infiltrazione mafiosa nell’economia legale che la Commissione parlamentare antimafia sta analizzando proprio in queste settimane. «È appena il caso di aggiungere – si legge nel documento riservato – che le difficoltà del sistema bancario a soddisfare le esigenze di finanziamento di singoli e imprese favorirà il ricorso ai prestiti usurari, che, nelle regioni meridionali e non solo, sono gestiti dalle organizzazioni mafiose, che si mimetizzano spesso dietro insospettabili finanziarie». Dati nazionali non sono ancora disponibili ma quelli parziali, relativi a zone importanti e sensibili, confermano l’allarme. La Guardia di Finanza, il corpo specializzato nel contrasto alla criminalità economica e quindi anche agli strozzini, ha condotto una rilevazione sui dati dell’usura nei primi cinque mesi del 2009, nel circondario di Napoli, territorio da sempre colpito dal fenomeno, ma mai come quest’anno. Infatti secondo le indagini della Fiamme Gialle i casi rilevati nei primi cinque mesi del 2009 sono stati 342 con 2.625 indagati mentre in tutto il 2008 erano stati 337, con 2.954 indagati. Per l’intera provincia napoletana i casi nel 2008 erano stati 715 con 3.971 indagati, mentre nei primi cinque mesi di quest’anno sono stati 637, con 3.221 indagati. I motivi sono evidenti e Mantovano, ricordando che il governo ha costituito in tutte le regioni degli osservatori sul credito coordinati dai prefetti, lancia un appello alle banche: «Non siano così rigide negli automatismi: i mutui negati o revocati per indici piuttosto discutibili provocano automaticamente il passaggio al credito usurario». Un splendido 'regalo' per le cosche che, come sottolinea il documento della Procura nazionale antimafia, dispone di una «permanente, enorme, illimitata, liquidità finanziaria », proveniente soprattutto dal traffico di droga «un mercato che non andrà certo in crisi, dal momento che è in aumento tanto l’offerta che la domanda di droghe di ogni genere ». Ed alla richiesta di denaro le mafie rispondo efficientemente, con proprie 'banche' parallele. «Recenti indagini hanno rivelato un complesso sistema di usura, all’interno del quale alcuni imprenditori, contigui ad ambienti criminali, fungevano da veri e propri istituti di credito 'abusivi' nei confronti di commercianti che, in difficoltà economiche, non avevano ottenuto dagli istituti bancari i finanziamenti richiesti ». Grazie all’usura le mafie possono entrare in possesso delle imprese «a prezzi di svendita stracciati, con conseguente accelerazione del processo di occupazione di settori sempre più vasti dell’economia, in maniera ancora più accentuata di quanto sta già avvenendo in questi anni».