Una giornata normale, viste le belle previsioni del tempo. Nulla di nuovo sotto questo cielo quando vi trovate su un’isola dondolata in mezzo al mare, d’estate, con una eccezionale alta pressione che invita i villeggianti a godersi le loro meritate vacanze, distesi sulle fantastiche spiagge di Lampedusa.Ma anche una «giornata normale», viste le stesse condizioni climatiche, che, proprio perché ci troviamo più o meno a metà strada tra due placche continentali quella europea e quella africana, invitano altri protagonisti a solcare questo catino calmo, da sud del mondo a nord dello stesso mondo.Storia che si ripete, e tra poco saranno anche vent’anni, con i criteri e i numeri cui siamo stati abituati a sentir parlare di «emergenza sbarchi a Lampedusa». E allora è così che a Lampedusa l’altra notte, dal mare del sud, ne sono stati portati altri 97, tra cui un minore e 20 donne, sei erano in stato di gravidanza; poi nove migranti, giovani maschi magrebini, sono arrivati a metà pomeriggio, soli soletti con una piccola barca; mentre una cinquantina di persone le attendavamo per la tarda serata.Dunque una giornata normale, «nessuna emergenza clandestini e nessuno sbarco» di ipotetici invasori, continuano a insistere autorità locali, sindaco per primo, e albergatori nel pieno della stagione estiva che promette bene, quest’anno e finalmente, almeno fino a tutto il mese di luglio, dopo gli anni della «passione» e delle camere disdette dai titoli emergenziali strillati sui giornali e dentro i telegiornali nostrani.Sono diversi i fattori che regolano questi flussi migratori irregolari, il tempo meteo, le regole dei trafficanti e le guerre combattute, ma identico da sempre è quello che avviene in mare sulla porta di Lampedusa: «Il soccorso in mare, quando ci viene segnalato da una richiesta di soccorso, avviene nello spirito della marina e della Convenzione di Amburgo, che stabilisce e regola le operazioni di intervento nelle cosiddette aree di ricerca e soccorso in mare», ci spiega dal comando della Guardia costiera, il capitano di fregata Filippo Marini, addetto alle relazioni esterne.Perché a Lampedusa sono rari i cosiddetti e sbrigativi «sbarchi», il più delle volte si tratta di operazioni di soccorso in mare aperto, non appena si ha notizia che un natante in difficoltà trasporta centinaia di persone, troppe, più di quanto dovrebbe, è dunque è a rischio di affondamento. Bisogna solo intervenire, prima che accada la disgrazia, che si preannuncia con la barchetta che beccheggia malamente da un’onda all’altra, pronta a colare a picco, come tante volte è già successo.Una «giornata normale», gli arrivi di ieri, in fondo, sono stati «solo» più o meno 150. Ma è che si sono andati ad aggiungere ai mille e più che già stavano accampati nel Centro di prima accoglienza dell’isola, in contrada Imbriacola, semmai vero nucleo di una emergenza da risolvere: «Che svuotino il secchio per poterlo riempire nuovamente», sentenzia la voce di un pescatore.Per questa ragione, ieri sono cominciati i trasferimenti. In serata sono sbarcati a Cagliari i primi 110 profughi arrivati da Lampedusa. Gli altri 110 arriveranno oggi.«Grazie all’esperienza accumulata in anni di soccorso e accoglienza di queste persone, abbiamo imparato ad affrontare il fenomeno migratorio, noi, le forze dell’ordine che ci danno una mano. Una testimonianza di capacità che è ci è stata riconosciuta in campo internazionale – osserva il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini –. Ma io mi chiedo perché mai ogni volta si torna a parlare solo di emergenza a Lampedusa, come se fosse una novità, invece di essere tutti pronti a snellire la pressione sul nostro Centro? E poi mi chiedo se anche la rete di accoglienza nazionale funziona come dovrebbe, in modo che non venga interrotto questo meccanismo di prima assistenza deve funzionare come un orologio». Sono ben altre le emergenze a Lampedusa, avverte il sindaco, e riguardano vita e esigenze degli isolani: «Il vero problema da risolvere è rendere più snelli e rapidi i trasferimenti dei migranti dall’isola, per impedire che si vengano a creare situazioni tappo con un centro di prima accoglienza che può solo ospitare 381 persone, mentre invece già ce ne sono più di mille».Dello stesso parere è il deputato regionale siciliano Fabrizio Ferrandelli, giunto a Lampedusa per una ispezione nel Centro di prima accoglienza: «Dentro ho trovato un clima sereno tra gli ospiti, e vera abnegazione nel personale che lo gestisce. Il problema sta solo nel trasferimento dei migranti che dovrebbe avvenire entro le 72 ore dal loro arrivo. Ma la media giornaliera di trasferimenti col ponte aereo è di circa 200 persone al giorno, poche. E se il mare ne porterà ancora, dove li accogliamo? Non possiamo permetterci di giocare con le vite umane. La storia di Lampedusa ci deve avere insegnato qualcosa, credo».