La riforma dell'università muove i primi passi. Il governo sposa la linea del dialogo e dà il via libera a due distinti provvedimenti. Uno, un decreto legge contenente solo le misure indifferibili e urgenti, «e non la riforma», assicura il ministro Mariastella Gelmini. E un altro che disegna le linee guida «di legislatura», da approvare prima del 2010, prima cioè che entrino in vigore i famigerati tagli. E qui si procederà con disegno di legge. Usa un tono accorato, il ministro dell'Istruzione: «Facciamo un appello a chi vuole dare un contributo, c'è tutto il tempo necessario per una riforma condivisa. Non vogliamo tornare alla concertazione, ma vogliamo un confronto che è assunzione di responsabilità», dice. C'era però da fronteggiare le urgenze, cercando una prima inversione di rotta sulle università senza studenti e il proliferare di sedi distaccate. Ed allora: «Ci sono 500 milioni di euro da destinare sulla base del merito " annuncia il ministro ", della qualità scientifica della ricerca, in maniera meritocratica». Una sorta di corsia preferenziale sui 7 miliardi e mezzo previsti in Finanziaria: «Si tratta di un segnale significativo " rivendica il ministro ". Vuol dire che è possibile spendere meglio le risorse e puntare sulla qualità. Le università non virtuose non potranno indire nuovi concorsi per nuove assunzioni. Il provvedimento " sottolinea " è infatti anche un'occasione per un ricambio generazionale. Per ogni docente che andrà in pensione le università potranno assumere due, in alcuni casi tre, ricercatori a costo inalterato». Così il blocco del turn over, inizialmente previsto al 20 per cento, passa al 50 per cento: «E il 60 per cento delle risorse dovrà essere usato per assumere giovani ricercatori». Inseriti nel decreto anche «135 milioni di euro da destinare a borse di studio di ragazzi meritevoli e capaci. In genere restavano esclusi circa 40mila ragazzi, per la prima volta, invece le borse arrivano a 180mila studenti». E anche i «65 milioni per residenze universitarie», sono un altro segnale che il ministro lancia agli studenti. La Gelmini assicura che il governo nella sua interezza ha sottoscritto la svolta, ma non proprio tutto è andato liscio, in verità, in una riunione che doveva essere lampo e invece si è protratta per oltre due ore, con i giornalisti in inutile attesa. La difficoltà emergeva plasticamente in una dichiarazione del ministro Andrea Ronchi che annunciava, poco prima delle 17, il mancato varo del decreto, salvo a rettificare un'ora dopo: «Approvate linee guida e decreto», aggiustava il tiro il ministro delle Politiche comunitarie. Pomo della discordia i 1.800 concorsi già banditi «per 3.700 idoneità da professore e 320 da ricercatore». L'idea del ministro dell'Istruzione era quella di andare a varare le commissioni d'esame con sorteggio, nelle sue intenzioni doveva essere un ulteriore segnale da lanciare agli studenti contro i cosiddetti "baroni". Ma, con la mediazione anche del ministro Brunetta e del sottosegretario Letta, si è arrivati a una soluzione di compromesso, venendo incontro alle perplessità di chi era contrario a cambiare in corsa le regole. I concorsi non verranno bloccati, annuncia alla fine il ministro, e «non saranno posticipati di molto. Entro fine gennaio " comunica " saranno pronte le commissioni con le nuove modalità». Che vedranno, accanto al membro interno, altri quattro componenti, da sorteggiare fra i dodici che verranno eletti: questa la mediazione accettata, pare un po' a malincuore, dal ministro. Quanto alle linee guida, Gelmini indica solo i titoli del disegno legge prossimo venturo: reclutamento dei docenti e dei ricercatori, dottorati, valutazione, governance. E il metodo del dialogo, con la prospettiva di riaprire i rubinetti della spesa entro il 2010, ma con obiettivi mirati: «Portare almeno un ateneo italiano fra i primi 150 del mondo».