Mentre il Pd arranca alla ricerca di un equilibrio interno, una proposta chiara arriva da un pezzo delle opposizioni. Da un lato Mara Carfagna, ex ministro alle Pari opportunità del governo Berlusconi, dall’altro Flavio Tosi, sindaco ex leghista di Verona, mettono nero su bianco una via d’uscita che anche Renzi ha sotto mano: togliere la stepchild adoption dal testo. Carfagna chiede di rispolverare la sua proposta di legge che, ricorda, «ebbe 40 firme da parte dei miei colleghi di partito». Insomma una legge senza l’adozione interna alla coppia gay avrebbe un certo consenso in Forza Italia. Tosi viaggia sullo stesso binario, dicendosi sicuro che, di fronte a un testo che espelle questo tema e chiarisce i diritti patrimoniali, l’impasse si potrebbe superare. Ma la vera partita si sta giocando nel Pd. L’esponente cattolico Beppe Fioroni non si nasconde e dice «no» al ddl Cirinnà: «L’etica è una cosa seria, non la si prende con la tessera di partito... Per me l’utero in affitto è un crimine contro l’umanità». Ma la sua collega Micaela Campana sostiene che sulla stepchild adoption ci sono «confusione e malafede», e che è «fazioso» chiedere di perseguire chi ricorre all’utero in affitto all’estero. Intanto la vicenda prende brutte pieghe anche per ciò che accade fuori dal Parlamento: Carlo Giovanardi di Ncd ha ricevuto minacce di morte via mail per la sua ferma contrarietà al ddl, incassando una solidarietà bipartisan. La relatrice del testo, la senatrice Cirinnà, infine si sbilancia in previsioni sui tempi: «Al Senato finiremo entro febbraio».«La stepchild adoption in Italia già esiste, ma solo in presenza di una famiglia fondata sul matrimonio». Lorenza Violini, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Statale di Milano, mette ordine nel dibattito sulla responsabilità genitoriale così come delineata dal ddl Cirinnà. Perché non tutto può essere messo in discussione: il nostro Stato si fonda su una Carta fondamentale, e nuove leggi contrarie ai suoi principi non possono validamente operare.
Quale scopo vuole raggiungere l’ordinamento vigente attraverso l’adozione del figlio del coniuge?
Certamente quello di preservare l’unità familiare, nel caso in cui siano venuti meno un padre o una madre e il superstite abbia contratto un nuovo matrimonio. Sarebbe abnorme pensare a una famiglia nella quale i doveri genitoriali fossero solo da una parte.
Il ddl Cirinnà vorrebbe estendere questa possibilità anche alle unioni civili, dunque anche a coppie dello stesso sesso...Se così fosse, alla coppia omosessuale si riconoscerebbe implicitamente la stessa natura di famiglia quando invece i padri costituenti e la stessa Consulta hanno riconosciuto come tale solo la coppia etero fondata sul matrimonio.
E quali sono le conseguenze giuridiche?La legislazione ordinaria non può cambiare questi princìpi.
Se un genitore intraprendesse un’unione civile con una persona dello stesso sesso quale sarebbe la via migliore per definire la responsabilità sul figlio?In questi casi, farei valere il principio generale per cui è sbagliato interrompere i legami genitoriali, che poi sono quelli naturali. Il figlio deve continuare a relazionarsi con i propri genitori. Se questi sono ancora in vita, non c’è ragione giuridica per introdurre nella sua sfera una terza persona.
Molti temono che la stepchild adoption possa favorire l’utero in affitto. Se così fosse, il diritto come potrebbe regolare la genitorialità del minore?Quando si spezza il legame genetico tutto diventa problematico. Non per nulla il nostro ordinamento vieta l’utero in affitto, e definisce genitore colui che genera. Lo ripeto: bisognerebbe mirare a conservare il rapporto naturale, che è una relazione primordiale.
Consulta e Corte di Cassazione lo hanno detto chiaramente: matrimonio e altre forme di unione si fondano su princìpi costituzionali molto diversi. Quali dovrebbero essere i presupposti di una buona legge sulle unioni civili?A mio avviso, la norma di cui sta discutendo il Parlamento dovrebbe disciplinare unicamente diritti e doveri della coppia. Non la genitorialità, che i nostri princìpi costituzionali e tutto il nostro ordinamento riservano alla famiglia. E tale è solo l’unione di un uomo e una donna.